di Bartolo Scandizzo
Sono innumerevoli le volte che ho aperto e sostenuta una discussione sull’utilità dell’istituzione Parco che conservasse e preservasse il territorio a sud del fiume Sele.
Sono in molti, anche soggetti che hanno ruoli di responsabilità amministrativa a vario livello, che in base a luoghi comuni, emettono “sentenze” sull’inutilità dell’ente e sparano a zero sui “vincoli” che avrebbero “ingessato” il territorio e favorito la decrescita demografica.
A distanza di quasi 20 anni, da quando Vincenzo La Valva ha cominciato a piantare la buona pianta della “Regione verde” del Cilento, oggi possiamo fare un bilancio per sommi capi di cosa è stato fatto e di cosa c’è ancora da fare.
Intanto, vale al pena di ricordare che il Cilento, il Vallo di Diano e gli Alburni hanno potuto trovare un’unica ragione su cui costruire un’identità territoriale facilmente riconoscibile e spendibile sia sul piano emozionale sia su quello commerciale. Infatti, son innumerevoli le aziende di servizi e produttive che hanno posto il marchio del parco nelle loro etichette o sulla pagina web facendosi vanti di vivere in un’area protetta.
Non sono stati pochi, poi, i comuni rivieraschi e non che hanno realizzato o riattivato i depuratori rendendo possibile issare sui pennoni dei nostri stabilimenti balneari innumerevoli bandiere blu. Ora si tratta di conservarle, per cui mai abbassare la guardia!
A tutti ciò vanno aggiunti i prestigiosi riconoscimenti internazionali (Patrimonio materiale e immateriale Unesco, Riserva di biosfera, Geoparchi) che hanno fatto del Parco nazionale del Cilento, Diano e Alburni una delle riserva naturalistiche più importanti nel mondo.
E come non possiamo dimenticare il grande clamore ottenuto nell’anno di Expo con l’elevazione del nostro “stile di vita Mediterraneo” ad un valore assoluto nel panorama nazionale ed internazionale con importantissime ricadute nel settore produttivo legato all’enogastronomia.
Anche il concetto di “bellezza” si è andato modificando negli ultimi vent’anni. Basti pensare al modo in cui si costruisce nelle grandi e piccole realtà e, soprattutto, nelle scelte fatte dai singoli cittadini proprietari di case nei centri storici tese ad esaltare la struttura architettonica che ricorda la storia delle abitazioni: vecchi camini, muri in pietra, pavimenti in cotto cilentano …
Bisogna anche riconoscere che non tutto è filato liscio. Tutt’oggi ci sono problemi irrisolti bel nostro territorio che hanno origini antiche e che, ovviamente, non sono attribuibili all’istituzione dell’ente parco: viabilità scadente, emigrazione giovanile, natalità bassa, appesantimento burocratico nelle concessioni edilizie, i danni da fauna selvatica …
È altrettanto, però, che è necessario ricordare che sono tutti problemi che vengono da lontano … Anche la problematica che assilla piccoli a grandi proprietari di terreni coltivati fatti oggetto di incursione da parte dei cinghiali, è stata creata in realtà dall’immissione di animali provenienti dall’Est Europa per consentire il ripopolamento destinato all’attività venatoria. Certamente gli abbattimenti selettivi dovranno essere avviati al più presto, ma le modalità e i “cacciatori” selettori dovranno essere individuati e coordinati dal parco. Come la responsabilità di mettere a reddito i circa 100 milioni di beni acquisiti immobili ristrutturati e messi in sicurezza dall’ente parco è uno dei primi provvedimenti che dovrà affrontare il nuovo presidente e consiglio direttivo che si apprestano ad entrare in azione.
Infine, c’è la necessità di inaugurare una nuova stagione nei rapporti tra cittadini e parco. Parafrasando Cavour dopo l’unità d’Italia è indispensabile che, non basta aver istituito la Regione Verde, è ora che venga consolidata l’identità dei cittadini del parco per poter dare speranza ai tanti giovani e meno giovani che hanno deciso di vivere qui la loro esistenza. In questi giorni a Parigi oltre 150 capi di stato e di governo si sono riuniti per “salvare” il pianeta dall’inquinamento. La regione verde del parco ha già dato un significativo contributo conservandosi così com’è.