A Roma, su invito di Michele Serra, giornalista di Repubblica, è arrivata gente che non alza la voce ma la testa e grida forte e chiaro di voler riaffermare i principi già impressi del manifesto di Ventotene.
Bandiere della Pace (viola, blu, azzurro, verde, giallo, arancione e rosso) e vessillo dell’Europa (blu e gialla) hanno condiviso il cielo sopra gli autoconvocati in piazza del Popolo per sognare un futuro senza guerre.

Cosa siamo, cosa non siamo e cosa vogliamo essere? In molti di quelli che si sono alternati sul palco di piazza del Popolo l’hanno declinato in molti modi … e richiamati in vari interventi durante la staffetta dei protagonisti chiamati sul palco di piazza del Popolo a Roma.
Scurati: Quello che non siamo non siamo gente che invade i paesi confinanti, non radiamo asl suolo le città, non massacriamo e torturiamo i civili con gusto sadico, non sequestriamo i bambini e li deportiamo usandoli come riscatto; non siamo gente che deporta gli immigrati clandestini in catene e in favore di telecamere, non tagliamo i finanziamenti pubblici in favore delle associazioni umanitarie, non ignoriamo la scienza e non neghiamo i cambiamenti climatici condannando le generazioni future all’estinzione, non invadiamo i popoli vicini e non bombardiamo le città, non umiliamo in mondovisione il leader di un paese che combatte per la propria sopravvivenza; noi siamo che quelli che per la prima volta hanno affermato che tutti hanno diritto all’istruzione, alla casa, al lavoro, alla salute; noi siamo il paese che ha scritto nella Costituzione che ripudiamo la guerra! Ma questo non significa essere inerti, rinunciatari di fronte ai soprusi …
È sabato pomeriggio del 15 marzo del 2025 e lo spazio è gremito in ogni ordine di spazio … dopo mezz’ora dall’inizio, i varchi per entrare in piazza vengono sigillati da polizia e addetti alla sicurezza: “chi vorrà assistere potrà farlo da un maxi schermo allestito sul Pincio!”
Il giglio sbocciato tra le macerie e gli odi prodotti dalla guerra più devastante della storia umana, potrà moltiplicarsi per diventare un grande giardino fiorito che chiameremo EUROPA.

Il primo a sorprendersi dell’arrivo degli oltre 50.000 che hanno risposto all’appello di Michele Serra in nome dell’Europa è proprio il giornalista di Repubblica che si dice sorpreso ma compiaciuto che il suo appello non sia caduto su un terreno del tutto arido.
I tantissimi sindaci fasciati con il tricolore e schierati sul palco di fianco a quello di Roma, Roberto Gualtieri è la dimostrazione che l’invito ad agire tocca anche le corde di chi amministra paesi e città.
In fondo è quello che è scritto sul volantino che passa di mano in mano come un passa parole: “Cari Europei, ‘continuiamo’ a fare l’Europa … perché quella tracciata sul manifesto di Ventotene, è un progetto ancora incompleto!”
Con Ginetta, siamo stati a Roma per partecipare ad altre manifestazioni a Roma (25 marzo 2022) … fu convocata da Sergio Cofferati allora segretario confederale della CGIL per salvare l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori …

Eravamo una marea (3 milioni) che partì dalla stazione Termini e arrivò al Circo Massimo: era un mondo colorato che si muoveva per protestare, ma anche per festeggiare; difendere un diritto, ma anche indirizzare le scelte politiche; imprecare ma anche per il piacere di stare insieme …
Questa autoconvocata da Serra è stata di tutt’altro stampo … è partita da un moto interiore di un uomo prima che di un giornalista famoso. È stata l’intuizione che tanti altri covavano dentro ad uscire allo scoperto. Si è trattato di un’idea che ha smosso l’animo di una moltitudine che, d’impulso, ha deciso di esserci …
In fondo, è la conferma che quando si ha una buona idea c’è sempre un “popolo” che ha animo di farla propria ed è disposto a staccarsi dal proprio “vivere”. Ecco perché, salire su un treno, prenotare un autobus, salire in automobile e imboccare l’autostrada del sole … è come rispondere ad un richiamo ancestrale al quale altri hanno già risposto in passato, ma con ben altri sacrifici.
La “Piazza del Popolo” strabordante di gente accorsa a Roma in nome dell’Europa, può contagiare le altre 26 capitali europee?
Le altre nazioni che chiedono di “entrare” dove noi già siamo, sapranno portare nuova linfa al progetto europeo?
L’Europa saprà assumere su di sé l’onere e l’onore di andare oltre il frammento di interessi particolari, come è ancora percepito da governanti e governati; sarà in grado di trasformarsi da “simpatico anatroccolo” in uno splendido cigno che sarà il portabandiera di un mondo nuovo come nemmeno i sognatori di Ventotene osarono sognare?
Intanto, la carrellata di interventi di personaggi dello spettaco, del cinema, della cultura, della politica, testimoni del tempo lontano quando l’Europa era un campo di battaglia, protagonisti attivi in ogni ramo del tessuto sociale, politico, sindacale, sociale, religioso, letteratura, accademico … hanno testimoniato una vivacità intellettuale e la voglia di esserci su argomenti essenziali e utili a non far disperdere il patrimonio che hanno avuto in eredità da chi, a costo della vita, lo ha accumulato per la nostra e le future generazioni.