Stefano Sansone, sindaco di Ascea, ha tracciato la “traiettoria che la Comunità del Parco del Cilento Vallo di Diano e Alburni deve seguire per “costruire un futuro migliore” per chi vive nei comuni che, in toto o in parte, sono compresi nel perimetro dell’area protetta.
Ha intenzione di farlo “unendo le forze di tutti i Comuni, piccoli e grandi, senza lasciare indietro nessuno”.
Al suo fianco opererà Giuseppe Orlotti, sindaco di Giungano, che conosce bene le dinamiche che “muovono” i rapporti tra presidenza dell’ente, la struttura amministrativa e la Comunità del Parco e gli potrà essere molto utile per orientarsi tra i “sì”, i “ni” e i “forse” che gli verranno detti.
Sansone occuperà la poltrona dove, in precedenza, si sono seduti Gino Marotta, Sindaco di Celle di Bulgheria; Angelo Vassallo, sindaco di Pollica; e Salvatore Iannuzzi, sindaco di Valle dell’Angelo. Al di là delle funzioni istituzionali attribuite al presidente, è chi è eletto che deve “sgomitare” per tentare di assumere un ruolo “politico” portando idee e immaginando soluzioni agli immani problemi che chi vive negli 80 comuni compresi nel perimetro del parco devono affrontare.
In passato ci hanno provato Gino Marotta, con Vincenzo La Valva e Giuseppe Tarallo, presidenti; e Domenico Nicoletti, direttore. Angelo Vassallo, con Domenico De Masi e Amilcare Troiano, presidenti; e Angelo De Vita, Direttore. Salvatore Iannuzzi, con Tommaso Pellegrino, presidente; e Gregorio Romano, direttore. Infine, ecco il momento di Stefano Sansone, presidente; e ancora Gregorio Romano, direttore.
Marotta e Vassallo hanno ricoperto la carica quando l’ente parco era ancora sulla cresta dell’onda lunga dei riconoscimenti nazionali e internazionali.
Marotta, accompagnò La Valva e Nicoletti nella strutturazione dell’ente e nella richiesta all’UNESCO di riconoscere Paestum, Velia, Certosa di Padula e territorio del parco come patrimonio dell’Umanità.
Vassallo fu protagonista, al fianco di Troiano e De vita, del riconoscimento della Dieta Mediterranea patrimonio immateriale UNESCO
Iannuzzi, fu eletto per dare un segnale di attenzione verso le aree interne e, soprattutto, verso i piccoli borghi …
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Sansone viene eletto in un momento in cui, per la prima volta, la gestione dell’ente è affidata alle forze politiche che, da sempre, hanno soffiato contro l’istituzione dell’area protetta … infatti, nel consiglio direttivo siedono quasi esclusivamente rappresentanti del Centro-Destra. Pertanto, non è dato sapere come si evolverà la dialettica tra le due presidenze e, soprattutto, tra la struttura operativa guidata da Romano e il neo presidente della Comunità del Parco.
La cosa più importante, però, è individuare uno o più terreni di confronto sul quale spostare l’attenzione, non tanto di chi ha potere gestionale, che non avrà nessuna intenzione di cedere a chi ha fatto il bello e cattivo tempo finora; ma dei “cittadini del Parco” che dovrebbero essere i veri destinatari, oltre alla natura, delle attenzioni di chi governa il territorio e chi amministra le risorse pubbliche impegnate dallo stato.
L’immaginazione al “potere” è un vecchio motto che Sansone dovrebbe fare suo se vorrà avere un ruolo nel “costruire un futuro migliore”. L’unico atteggiamento che deve assolutamente evitare è andare a “copiare” cosa hanno fatto i suoi predecessori che hanno ricoperto il ruolo in “favore di vento”.
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Se il neo presidente vorrà prendere in considerazione alcuni consigli non richiesti, ecco un breve elenco che può essere un promemoria sul quale cominciare a scendere in campo e rimettere la “palla al centro” e “fischiare” l’inizio di un nuovo “gioco”:
· Esercitare in pieno il diritto di convocare l’assemblea della Comunità del Parco sottoponendole un programma “politico” di rilancio dell’area protetta sottraendola al “linciaggio” al quale è sottoposta;
· Creare un gruppo di lavoro per individuare problematiche che attanagliano i comuni delle aree interne al di sotto dei 1000 abitanti:
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· Fare il punto su come procede la realizzazione dei progetti SNAI finanziati per circa 16 milioni di Euro: Cilento Interno e Vallo di Diano;
· Fare il punto su come sono procede la realizzazione del progetto “Piccoli Borghi”, capofila Sanza con un finanziamento di 20 milioni di Euro ed altri 5 comuni con cifre, inferiori ma significative: circa €800.000;
· Fare il punto sui comuni che si sono associati per rispondere all’invito della regione a presentare progetti da finanziare (solo spese di progettazione €50.000) ogni cinque comuni.
· Attivare una commissione che faccia una ricognizione degli investimenti fatti dall’Ente sul territorio che vede i comuni soggetti passivi;
· Creare un coordinamento dei presidenti delle Comunità Montane comprese nell’area protetta;
· Monitorare il modo in cui i turisti accedono alle due Aree Marine Protette nel periodo estivo;
· Monitorare l’effettiva possibilità di usufruire della rete dei sentieri realizzati sul territorio con investimenti dell’Ente Parco e affidati per la “cura” ai comuni;
· Affrontare con decisione la problematica del decadimento strutturale del patrimonio abitativo nei borghi causato dal decremento demografico;
· Creare un coordinamento della rete museale del Parco al fine di valorizzare gli investimenti fatti dall’ente nel corso della sua ventennale azione;
· Creare un coordinamento delle Pro Loco del parco che ancora operano al fine di chiedere all’ente di sostenere l’azione sul territorio …
· Assumere una iniziativa per censire i beni del Parco, presenti nei vari comuni destinatari di importanti investimenti, ma mai messi a reddito a partire dal Centro per la biodiversità di Montisani a Vallo della Lucania …
Queste proposte di presa in carico di alcune problematiche non sono un invito ad invadere il campo d’azione proprio dell’Ente Parco che segue iter ben strutturati; ma è un modo legittimo per riempire di contenuti la “vita” della Comunità del Parco previsto dalla legge istitutiva dell’ente e, allo stesso tempo, far dialogare il senso orizzontale, Provincia, comuni e Comunità Montane.
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Si tratta di enti che gestiscono territori nei quali vive una popolazione che “subisce” le scelte dell’Ente Parco che ha poteri d’intervento potenti e che incidono profondamente nell’area compresa nel perimetro del Parco. Pertanto, è un diritto ed anche un dovere fare di più almeno nella “vigilanza” su come, dove, quando e perché si fanno delle scelte anziché altre; a favore degli uni ed escludendo gli altri.