di Gerardo Spira
Ho letto e sto seguendo dichiarazioni e pensieri! Credo che per rispetto morale ed istituzionale, il sindaco Vassallo non possa essere oggetto di discussione, qualunque sia, che riguardi la sua figura. Chi ha lavorato con Angelo Vassallo o lo conosceva per vincolo di sangue ha il diritto – dovere di tutelarne la sua figura. Certamente la mano armata che ha brutalmente eliminato una figura di così grande peso, non ha potuto essere uno qualsiasi, ma uno che lo ha visto, come un insormontabile ostacolo ad un progetto che mai e poi mai il sindaco di Pollica avrebbe fatto passare contro le ragioni e gli interessi pubblici. Se riflettiamo su questo, ci accorgiamo che ogni discussione tesa a intaccare questo valore non ha compreso niente di ciò che è accaduto nel Cilento. Maledette le mani criminali che hanno progettato la sua fine, sperando di aprire la strada verso un obiettivo ben preciso.
Le indagini antimafia, contrarie al pensiero di qualcuno, vanno in questa direzione perché il territorio cilentano è stato, da tempo, già aggredito dagli interessi speculativi. E gli interessi speculativi non appartengono certamente alla cultura legale. Questa è propria del buon costume, prima ancora della legge, come saggiamente ripeteva Tacito. Il buon costume del cittadino non può essere confuso con la cultura della camorra, che attraverso violenze e prepotenze è abituata a calpestare regole e leggi. Il sindaco Vassallo lo aveva ben capito ed aveva un suo teorema per individuarne gli elementi. Agiva e disponeva, con ferma decisione, contro gli abusi e i poteri illegali. Non dobbiamo temere il pregiudizio di farci del male se ne parliamo, anche se è vero. Anzi ne dobbiamo parlare e ne dobbiamo parlare apertamente, perché soltanto con la trasparenza si può creare la rete di protezione contro un fenomeno occulto che esiste e che si è diffuso in tutto il Paese. Roma è l’esempio più eclatante di ciò che sta avvenendo e tutti ne parlano. La camorra esiste e sotto diverse forme, e si è insediata soprattutto lì dove vi sono condizioni di affari. I Comuni non sono indenni! Il discorso è molto più ampio di quanto si possa immaginare. Vi è chi pretende la verità, per un fine più elevato di noi, e chi invece pensa che questa debba restare sotto la cenere, per mantenere, si dice, la pace comune.
Ho sempre pensato che il Cilento avesse bisogno di uscire dal timore “riverenziale” di aprire una tavola rotonda con tutte le forze politiche e le istituzioni di ogni ordine e grado per sapere che cosa si intende per sviluppo del Cilento, come progettarlo e con quali garanzie. Il Cilento è stato sempre terra di conquista e di egemonia di forze oscure che il popolo ha dovuto subire. Basta leggere la storia sin dal dilagare delle prime invasioni. La ricchezza non è stata mai un privilegio dei poveri. I resti e il patrimonio delle città distrutte e derubate, li ritroviamo nelle ricostruzioni di castelli, ville e torri gentilizie non di certo di proprietà del popolo. Il popolo è stato costretto a costruirle con la scusa della difesa di tutti, ma poi quando ne ha rivendicato la proprietà ha dovuto pagarle e a caro prezzo. Allora non si parlava ancora di camorra o mafia, ma era prepotenza imposta con la forza del potere “in mano“. Quello strapotere oggi è in mezzo a noi e ancora condiziona lo sviluppo territoriale e il pacifico vivere civile del cilentano. Provate a vincolare un piano urbanistico contro gli interessi di questi personaggi e vedrete la canea pericolosa che si appresta di fronte. Canea che si sviluppa ferocemente di comune accordo tra tutti gli interessi diversamente realizzati e diffusi sul territorio. Talvolta, anzi quasi sempre questi interessi trovano protezione e garanzia anche in certe istituzioni che invece avrebbero il dovere di fermarli. Camorra vuol dire agire e fare qualsiasi cosa contro leggi e regole.
La camorra o mafia o ‘ndrangheta sono “associazioni di forza e di influenza“. Tali erano, anche se non si chiamavano così, sin da quando specialmente nel Mezzogiorno sono nate le prime città greche o romane. Il popolo si porta nel sangue l’atavica conseguenza dello sfruttamento sociale ed economico, i segni della soggezione subita da classi e soggetti che illegalmente hanno imposto con la forza la loro volontà. Quelle illegalità dominanti appartenevano ad un potere rapinato, non deciso e voluto da popolo. Quella era ciò che poi si è trasformata in camorra allorquando il popolo è riuscito a costituire il Comune e lo Stato con leggi e regole. Poi le manipolazionI l’hanno trasformata in diversificate ramificazioni, a seconda delle ragioni degli affari.
Il Sindaco Pescatore sapeva che il territorio era stato invaso, così come tutto il Cilento, da organizzazioni camorristiche e alcune delle sue ordinanze “forti” sono la conferma della sua consapevole decisione di aggredire questa cultura. Quando un sindaco emette un’ordinanza, di pura violazione amministrativa, svolge il proprio dovere istituzionale. Quando, invece, la sua ordinanza è diretta a fermare o smantellare un illecito affare economico vuol dire che interviene in persona dello Stato sostituendo tutto e tutti.La forza della garanzia legale era il substrato dell’azione di Angelo Vassallo. Rispettiamo almeno la sua nobile ed elevata memoriaabbassando rispettosamente la testa al suo sacrificio.
Il crimine del Sindaco di Pollica è un crimine contro lo Stato.
Il Sindaco di Pollica era e rappresentava lo Stato. Chi lo ha crudelmente eliminato sapeva di colpire lo Stato e apertamente lo ha sfidato, come ha fatto con Falcone, Borsellino e tanti altri.
Spetta allo Stato recuperare la sua immagine e stanare i colpevoli.