di Lucio Capo
Scavare la “Terra del Tesoro” una brillante idea, che la BMTA potrebbe fare propria.
…Appena a Nord della città antica, tra il Gaudo, Arcioni, Chiusone, Lupata e Lupò, esiste la “Terra del Tesoro”. Il toponimo “Tesoro” indica che il luogo, fin dall’antichità, è stato oggetto d’attenzione per la sua ricchezza. Secondo alcuni studiosi, ivi era presente, un tempio sotterraneo dedicato a Demetra. “A Pesto, appena fuori le mura, esiste un pezzo di terra che il popolo chiama “Terra del Tesoro”, ove incuneandosi in un buco, si può accedere ad un lungo corridoio, interamente intonacato e dipinto, anche se in parte riempito di terra, avendo, nella parte superiore, a regolare distanza, aperture a mò di finestre, da dove penetrava la luce. L’ingresso presenterebbe una gradinata in discesa, ed un arco a tutto sesto. Un tale edificio poteva fungere d’ambulacro o da carcere”. Questo è quanto afferma l’erudito settecentesco, che ebbe modo di descriverne le caratteristiche. A tutt’oggi non c’è dato di sapere della veridicità di tali affermazioni e se esiste realmente questo singolare edificio. Ma gli indizi a disposizione potrebbero comportare una prova e stimolare una campagna di scavi per riportarlo alla luce. L’occasione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico potrebbe essere il momento giusto per lanciare il progetto “Scaviamo la Terra del Tesoro”! In quest’area non sono stati identificati solo edifici sotterranei, forse dedicati al culto della Dea del grano, ma anche ritrovamenti di tombe, di un tracciato viario, di un ricco deposito di statuette fittili del tipo offerente con porcellino e cista, riferibili sicuramente al culto di Demetra, un frammento d’architrave del III sec.a. C., iscrizioni latine e una necropoli romana. Da tutto ciò si evince che nell’antichità , nella “Terra del Tesoro”, esisteva un santuario dedicato alla Dea delle messi e dell’agricoltura, ove si svolgevano pratiche oracolari, culti thesmophorici e riti misterici, connessi al culto di Demetra. La vulgata vuole che, nella “Terra del Tesoro”, sottoterra, esisterebbe un lungo edificio a volta, di circa 150m, coperto da un metro di terra e sul tratto sotterrato non nascono né erba, nè alberi. Le cronache, coeve, raccontano di trattori sprofondati e tirati fuori a fatica, di pozzi da cui sgorga acqua sulfurea. Dalla “Terra de Tesoro” emergono reperti antichi e materiali ceramici che vanno dalla preistoria al periodo romano. Sarebbe auspicabile uno scavo sistematico per verificare la veridicità delle fonti e, nel caso, riportare alla luce un santuario che darebbe ulteriore “lustro” alla già illustrissima Pèstum. Il turismo indigeno né gioverebbe e le menti più illuminate e sagge dell’archeologia avrebbero di che parlare per i prossimi cent’anni. Di fronte all’atavica carenza di soldi della Soprintendenza, il Capisciente, si arroga l’ardire di suggerire al Nuovo Principe Tedesco del Museo e dell’Area Archeologica di Pèstum, di non perdersi dietro alle “Palle”, ma di favorire e intraprendere una campagna di scavi nella “Terra del Tesoro”. Un suggerimento non originale, ma preso pari-pari dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che in occasione di uno scavo in quel di Sassari, si adoprò affinchè volontari paganti, sotto la direzione degli esperti, contribuissero a portare alla luce una nave romana, affondata nelle acque dell’amata Sardegna. Con la stessa logica si potrebbero coinvolgere centinaia e centinaia di volontari turisti, nello scavo del Santuario di Demetra, nella “Terra del Tesoro”, così come viene descritto dagli eruditi sette-ottecenteschi. Dallo scavo del Santuario di Demetra né avrebbe enorme giovamento sia il Teutonico Novello Direttore, che, il Veterano “Mastro di Festa” della BMTA. L’intero caravanserraglio della Borsa del Turismo Archeologico di Pèstum, nè avrebbe gran godimento e tutti potrebbero appuntarsi una bella medaglia sui tronfii petti. Tutto questo giro di archeologi-volontari-turisti, potrebbe veder coinvolta a pieno titolo l’EPT di Salerno, che vedrebbe soddisfatta, finalmente, la sua missione, cioè quella di promuovere, favorire ed incentivare il turismo a Salerno, a Pèstum e nel Cilento. In un anno 1000 volontari-turisti-archeologi, sarebbero disposti ad usare pala e pico, cucchiara e cucchiarella, pennello e spazzolino, mani e appendici, per far emergere dal sottosuolo l’inimmaginabile. Con 100 volontari-turisti-archeologi, disposti a pagare 1000 al mese, per poter scavare la “Terra del Tesoro”, s’incrementerebbe di 1.000.000 di euro l’incasso degli alberghi, dei bar e dei ristoranti nostrani… e damose nà mossa no! L’EPT potrebbe agevolare il viaggio, l’alloggio e la copertura assicurativa di tutti coloro che vogliono venire a scavare nella terra del Mito e vivere una esperienza indimenticabile… a Pèstum, un vorrei ma posso …altro che 50 sfumature di grigio tendente al rosso.