Nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, si può ancora ricostruire un antico percorso storico e archeologico che merita di essere riscoperto e valorizzato: un’antica via che collega tre luoghi straordinari delle zone interne degli Alburni, testimoni di una ricca eredità culturale: l’area archeologica di Monte Pruno, il percorso che conduceva al Tempio di Diana a Corleto Monforte e la leggendaria e maestosa figura storica dell’Antece nel comune di Sant’Angelo a Fasanella.
Questo itinerario, che attraversa un territorio ricco di storia e bellezze naturali, potrebbe rappresentare un’occasione unica per gli appassionati di trekking storico e archeologico, offrendo l’opportunità di esplorare i luoghi legati alla millenaria civiltà lucana e romana degli Alburni.
Monte Pruno: Testimone della civiltà enotria e lucana
Monte Pruno, nel comune di Roscigno, è uno dei siti archeologici più significativi ed importanti delle aree interne del Cilento e degli Alburni.
Imponente e silenzioso, Monte Pruno si erge sopra la vallata, custode delle memorie di civiltà lontane che hanno lasciato un’impronta indelebile nel cuore del Cilento.
Il sito archeologico, che ospita una necropoli tutta da scoprire, offre una panoramica sulla vita dei Lucani tra il VI e il III secolo a.C.
Le tombe scoperte a Monte Pruno, con i loro corredi funerari ricchi di reperti, raccontano di una società prospera, profondamente radicata nelle tradizioni locali ma anche in contatto con le altre culture del mondo antico.
La “Trazzera degli stranieri”: Il cuore della viabilità lucana nelle zone interne degli Alburni
La “Trazzera degli stranieri” era un percorso cruciale che univa i principali centri di scambio di molte zone interne degli Alburni.
La sua funzione non si limitava a essere una via di comunicazione commerciale: era anche un cammino spirituale e culturale che consentiva ai viaggiatori e ai pellegrini di attraversare territori sacri, ricchi di storia e tradizioni.
Ripercorrere questo antico tragitto oggi potrebbe restituire al visitatore non solo la bellezza della natura degli Alburni, ma anche un incontro diretto con il passato e con le antiche credenze che segnavano la vita quotidiana dei popoli che lo abitavano.
Il Tempio di Diana
Nel cuore dell’antica Coryletum, fondata dai Lucani e successivamente romanizzata, sorgeva il Tempio di Diana, un luogo sacro che ancora oggi incarna il legame indissolubile tra l’uomo e la natura.
Situato su un’altura panoramica a Corleto Monforte, il tempio era dedicato alla dea Diana, protettrice delle foreste e simbolo di fertilità e armonia.
Si venerava Diana come la custode della natura selvaggia, la divinità della caccia e la protettrice delle donne.
Ogni anno, durante le “Nemoralia”, la “Festa delle Torce”, i fedeli portavano offerte di cacciagione e fiori, accendevano torce e partecipavano a danze rituali in onore della dea.
Il tempio sorgeva intorno all’area oggi chiamata “Piazza Diana”, una zona del centro storico di Corleto Monforte che conserva il nome dell’antica divinità nella propria toponomastica.
Qui, dove oggi si trova l’attuale chiesa di Santa Barbara, si ergeva probabilmente il tempio romano dedicato alla dea Diana.
Oggi non rimangono tracce visibili di questo antico tempio, ma la sua memoria persiste nell’identità storica del luogo.
Sarebbe necessario condurre studi approfonditi e ricognizioni nelle strutture storiche della zona, per individuare eventuali tracce di materiali dell’antico tempio.
L’Antece: Il dio guerriero degli Alburni
Nel cuore degli Alburni, tra montagne imponenti e boschi secolari, si erge l’Antece, un’antica scultura rupestre che raffigura il dio guerriero degli Alburni.
Questo monumento naturale, scolpito nella roccia, ritrae il dio guerriero degli Alburni vestito con una tunica, armato di scure, lancia e scudo, incarnando la forza, il coraggio e la fierezza di questa terra millenaria.
La sua imponente presenza, visibile da lontano, richiama l’attenzione di chi si avventura in queste montagne, evocando un profondo senso di sacralità.
L’Antece non era solo un simbolo di potere e protezione: veniva venerato anche dagli antichi soldati romani prima di andare in battaglia, considerato una divinità protettrice che li avrebbe accompagnati verso la vittoria.
Il suo culto, profondamente radicato nella storia e nella cultura di questi luoghi, testimonia il legame tra gli antichi abitanti, la natura selvaggia e le divinità guerriere che veneravano.
Situato in un punto panoramico mozzafiato, tra montagne maestose e una natura incontaminata, l’Antece è anche un antico luogo di incontro spirituale che ha attratto per secoli viaggiatori e guerrieri, desiderosi di rendere omaggio a questa divinità della forza e del coraggio.
Salvare l’antica viabilità degli Alburni: Un ponte tra passato e futuro
Salvare e recuperare l’antica viabilità della zona degli Alburni rappresenterebbe una straordinaria opportunità per esplorare un territorio che conserva intatta la sua ricchezza archeologica e culturale.
L’antico cammino, immerso in una natura incontaminata e avvolto da storie di divinità e leggende, diventa un ponte tra il passato e il futuro, tra spiritualità e quotidianità.
Un progetto di recupero e valorizzazione di questi luoghi non solo arricchirebbe l‘offerta turistica del Cilento e degli Alburni, ma potrebbe anche dare vita a un turismo esperienziale che promuova la sostenibilità e il rispetto per la tradizione e l’ambiente.
In questo modo, gli Alburni potrebbero tornare a vivere come un luogo di scoperta, di spiritualità e di profonda connessione con la natura.