Anche la FLC CGIL aderisce allo sciopero di tutto il personale del comparto Istruzione e Ricerca e dell’Area dirigenziale, dei docenti universitari e di tutto il personale della formazione professionale e delle scuole non statali.
Il prossimo 29 novembre chiuderanno le scuole. È stato indetto uno sciopero generale che interesserà anche il mondo scuola. Si alzeranno ancora altre voci di protesta contro la Legge di Bilancio che prevede una riduzione di 5.660 docenti e 2.174 ATA. Provvedimenti che, purtroppo, non garantiranno alcun beneficio al diritto allo studio. D’Aprile, Segretario UIL Scuola: “La scuola va sfilata dai vincoli, sempre più rigidi, di bilancio. È necessario colmare il divario tra le retribuzioni del personale e la perdita del potere d’acquisto istituendo dei capitoli di spesa in cui far confluire le risorse destinate agli aumenti retributivi e detassando gli aumenti contrattuali”. CGIL e UIL proclamano, dunque, 8 ore di sciopero generale, con manifestazioni territoriali, per la giornata di venerdì 29 novembre. Anche la FLC CGIL aderisce allo sciopero di tutto il personale del comparto Istruzione e Ricerca e dell’Area dirigenziale, dei docenti universitari e di tutto il personale della formazione professionale e delle scuole non statali, per l’intera giornata del 29 novembre. La mobilitazione è stata indetta per chiedere di cambiare la manovra di bilancio, considerata del tutto inadeguata a risolvere i problemi del Paese, e per rivendicare l’aumento del potere d’acquisto di salari e pensioni e il finanziamento di sanità, istruzione, servizi pubblici e politiche industriali. Il Governo ci infliggerà 7 anni di austerità con: perdita del potere d’acquisto di lavoratori e pensionati causata da un’inflazione da profitti; crescita della precarietà e del lavoro nero e sommerso; tagli ai servizi pubblici, a partire da Sanità, Istruzione, Trasporto pubblico, Enti locali; rinnovi contrattuali per il pubblico impiego che coprono appena 1/3 dell’inflazione; taglio del cuneo fiscale (con perdite per molti) pagato dagli stessi lavoratori con il maggior gettito Irpef; politiche fiscali che riducono la progressività e che, attraverso condoni e concordati, favoriscono gli evasori; nessun intervento sugli extraprofitti; peggioramento della Legge Monti/Fornero che si applicherà al 99,9% dei lavoratori insufficiente rivalutazione delle pensioni, con la beffa di un aumento di soli 3 euro al mese per le minime; assenza di una politica industriale e tagli agli investimenti; ritardi nell’attuazione del PNRR e nessuna strategia per il Mezzogiorno; attacco alla libertà di manifestare il dissenso con il Disegno di Legge Sicurezza. Per queste ragioni i sindacati rivendicano al sistema delle imprese e al governo: DI PRENDERE SOLDI DOVE SONO: extraprofitti, profitti, rendite, grandi ricchezze, evasione fiscale e contributiva; UN FINANZIAMENTO STRAORDINARIO per sanità pubblica, servizi sociali, non autosufficienza, Istruzione e ricerca; RINNOVO DEI CCNL PUBBLICI E PRIVATI per aumentare il potere d’acquisto, con detassazione degli aumenti; PIENA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI, rafforzare ed estendere la quattordicesima; RIFORMA DELLE PENSIONI che superi la Legge Monti/Fornero; POLITICA INDUSTRIALE PER I SETTORI MANIFATTURIERI E PER I SERVIZI con investimenti per difendere l’occupazione – anche con il blocco dei licenziamenti – creare nuovo lavoro e costruire un modello di sviluppo sostenibile; TUTELA DELLA SALUTE E SICUREZZA E CONTRASTO ALLA PRECARIETÀ cambiando la legislazione sul lavoro; RITIRO DEL DISEGNO DI LEGGE SICUREZZA e rispetto delle libertà costituzionali. Dopo lo sciopero del 31 ottobre scorso, anche la FLC CGIL aderisce allo sciopero di tutto il personale del comparto Istruzione e Ricerca e dell’Area dirigenziale, dei docenti universitari e di tutto il personale della formazione professionale e delle scuole non statali, per l’intera giornata del 29 novembre 2024, per rivendicare in particolare: i rinnovi dei CCNL nazionali, pubblici e privati, con risorse adeguate a mantenere il potere d’acquisto delle retribuzioni rispetto all’inflazione del triennio 2022-2024: lo stanziamento previsto dal governo per il rinnovo dei contratti pubblici è del 5,78% a fronte dell’inflazione IPCA che si attesta al 17,3%; la salvaguardia della dimensione nazionale del CCNL contro ogni ipotesi di regionalizzazione del sistema di istruzione e della ricerca; la riconduzione al CCNL di tutte le materie di natura contrattuale, dall’utilizzo delle risorse economiche, all’ordinamento professionale, ai percorsi di valorizzazione; la stabilizzazione del precariato e contro l’uso abusivo di successivi contratti e rapporti di lavoro a termine; il contrasto ai tagli contenuti nella legge di bilancio che prevedono la riduzione del 25% del turn over di Università, ricerca e Alta formazione artistica e musicale un taglio secco per la scuola di 5.660 di docenti dell’organico dell’autonomia e 2.174 unità di personale ATA.