di Bartolo Scandizzo
Amilcare Troiano sarà il presidente – commissario che ha retto le sorti del Parco Cilento, Vallo di Diano e Alburni per più tempo dopo Vincenzo La Valva. Vincenzo De Luca e Gian Luca Galletti si sono presi altri 6 mesi di tempo per nominare il presidente dell’ente. A seguire, iministeri interessati e la Comunità del Parco (l’assemblea dei sindaci) nomineranno i 4 consiglieri che la legge assegna loro. Evidentemente, il “Parco” può attendere che la politica faccia il suo “decorso” teso a destrutturare le attese di una decina di soggetti già impegnati in altri incarichi che vorrebbero vedersi scelti per risollevare le sorti dell’ente. In fondo si tratta di personaggi già rodati ad ogni sorta di incarico dove hanno espresso già le loro capacità di amministratori o di promotori di iniziative i cui risultati, nel bene e nel male, sono sotto gli occhi di tutti: Corrado Matera, Tommaso Pellegrino, Franco Alfieri (pare non sia interessato) , Vincenzo Pepe, Stefano Pisani, Antonio Valiante, Giuseppe Liuccio … Ognuno di loro invoca soluzioni, immagina strategie, solleva critiche lancia avvertimenti, elenca problemi da affrontare. C’è chi addirittura suggerisce al direttore, Angelo De Vita, di prendere atto dell’impossibilità di assolvere al compito assegnato dalla legge all’ente parco e chiudere i battenti mettendo in libertà la struttura pur sapendo che questo non è pensabile. Infatti, nemmeno chi lo propone crede che ciò sia possibile! Per cui le provocazioni lanciate a mezzo stampa sono destinate solo a denigrare l’istituzione parco che, nonostante tutto, ancora raccoglie ampi consensi tra imprenditori del settore turistico, agroalimentare e tra chi ha sensibilità verso l’ambiente e la sua conservazione. Addirittura, alcuni soggetti, non potendo additare i veri responsabili, De Luca e Galletti, dello stallo venutosi a creare sulle nomine all’ente, puntano l’indice sull’unico responsabile rimasto a gestire l’ordinaria amministrazione e ogni tipo di emergenza, il direttore Angelo De Vita. Sulle spalle di De Vita, infatti sono stati caricati sia la responsabilità dell’ordinaria amministrazione (bilanci e progetti avviati) sia il dovere di far fronte alle sollecitazioni che arrivano da oggi dove in merito a problemi cronici (fauna selvatica ed emergenze ambientali) sia alle continue sollecitazioni provenienti dall’alto e dal basso. I protagonisti della vita politica e amministrativa di questo territorio dovrebbero fare un un’esame di coscienza prima di additare altri di responsabilità sulle condizioni in cui versa il territorio del parco. Dopotutto, non si può dimenticare che l’intera classe politica non è stata in grado di eleggere un presidente della Comunità del parco a 4 anni dalla morte di Angelo Vassallo. Come, per altro, non si può celare il fatto che sempre lo stesso organismo non ha nominato i suoi 4 rappresentanti in seno al consiglio con la motivazione che la legge potrebbe cambiare e rinviando il tutto a dopo che il presidente della regione e il ministro dell’Ambiente si accordino sul nome del presidente. La vergogna è proprio questa! Lasciare un’area protetta, la più antropizzata d’Europa che ha riposto grandi aspettative per il suo futuro scommettendo sulla regione verde, senza un “governo”. L’insensibilità della politica rispetto al fatto che il Cilento, Diano e Alburni sia senza una guida forte e autorevole legittimata dall’investitura che duri nel tempo come prevede la legge sui parchi è una cattiveria che sfiora nell’indifferenza. Ecco, l’indifferenza è il sentimento che sta montando tra la gente. sembra che tutto sia inutile, banale, senza senso. L’apatia è l’altro atteggiamento che sta prevalendo nel nostro territorio: tutto è inutile, fatalmente inconsistente, perfino negativo. Ad ogni livello sociale l’identità territoriale, consolidatasi intorno all’idea di una regione riconosciuta da ogni parte del mondo, sta perdendo la sua presa e prevale l’atteggiamento disfattista che sa solo distruggere senza niente costruire. Come possono alcuni sindaci scagliarsi contro l’istituzione parco per la mancanza di risposte in merito a problematiche che richiedono procedure complesse imposte dalla legge come gli abbattimenti della fauna selvaggia in sovrabbondanza? E non far valere la loro indignazione contro l’ennesimo commissariamento che, senza togliere niente alla sensibilità di Amilcare Troiano un uomo che ha voluto bene a questa terra, è l’ennesimo diversivo per nascondere sotto il tappeto l’inconsistenza degli uomini e delle donne che hanno l’ambizione di rappresentare in popolo che ha dato più di quanto è riuscito ad ottenere. Per fortuna l’idea parco ha fatto crescere un’infinità di produttori impegnati in agricoltura e dato speranza ad una moltitudine di imprenditori nel campo del turismo che difficilmente torneranno sui passi fatti finora nella direzione della qualità e nell’accoglienza. In loro è consegnato il testimone da far avanzare oltre il frammento territoriale in cui sguazzano l’improvvisazione e l’approssimazione che sono il brodo di coltura in cui si annida e prospera la disperazione di chi non ha un futuro in cui sperare. De Luca e Galletti badino bene a non soffocare nella culla la speranza di un domani per giovani e meno giovani che l’istituzione parco ha saputo far nascere e compiere i primi passi.