di Alessandro Pecoraro
L’UNCEM, Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani nel 2012 ha redatto un’analisi energetica dell’area del Cilento. Quest’analisi rientra nel progetto Green Communities all’interno del Piano Operativo Interregionale (POI) “Energie Rinnovabili e risparmio energetico (FESR) 2007-2013” finanziato con fondi comunitari e nazionali per la promozione di interventi integrati finalizzati all’aumento della produzione di fonti ed energie rinnovabili in territori individuati per il loro valore ambientale e naturale e per l’efficienza energetica e l’adozione di nuovi modelli di consumo. Questi territori si trovano nelle Regioni “Obiettivo Convergenza”, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia e sono: i Parchi del Cilento e Vallo del Diano, del Titerno e Alto Tammaro in Campania, il Parco del Pollino tra Basilicata e Calabria, e il Parco delle Madonie in Sicilia. Per quanto riguarda il nostro Cilento, i comuni interessati da questo progetto sono 7: Futani, Magliano Vetere, Morigerati, Novi Velia, Omignano, Perito e Sessa Cilento. Dalle analisi fatte risulta che nel Cilento vi è stata una diminuzione della popolazione residente del 2,18% negli ultimi 7 anni con punte anche del 20%. Caso a parte fanno i comuni costieri che mantengono e in alcuni casi guadagnano popolazione. Sono proprio i comuni costieri con un minor fabbisogno energetico per gli edifici residenziali, soprattutto i comuni occidentali e orientali, mentre i comuni più energivori sono situati nella zona centro-settentrionale e orientale. Nel Cilento i comuni più energivori sono situati in zone con edifici più antichi e con sistemi arcaici di riscaldamento e isolamento. Da questa analisi infatti scaturisce che il 24,10% delle abitazioni nel Cilento ha una data di costruzione antecedente al 1919, l’11,40% dal 1919 al 1945, il 9% dal 1946 al 1961, il 12,20% dal 1962 al 1971, il 19% dal 1972 al 1981, il 16,80% dal 1982 al 1991 e solo il 7,40% delle abitazioni è stato costruito dopo il 1991. Un altro dato sconcertante è che al 2001 il 42,9% delle abitazioni risulta vuoto, frutto del calo demografico dovuto all’emigrazione e al trasferimento della popolazione nei centri urbani vicini dagli anni ’70 agli anni ’90. Per quanto riguarda le centrali energetiche tradizionali, il territorio cilentano gode di 3 centrali idroelettriche: a Morigerati, Pertosa e Novi Velia. Quest’ultima fu realizzata nel 1926 e ha funzionato fino agli anni ’70, dopo un inutilizzo di circa 40 anni è stata riaperta nel maggio 2009. Con il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) della Campania approvato nel marzo 2009 è stata programmata la riapertura dell’ex centrale idroelettrica di Felitto alimentata dal fiume Calore in località Remolino costruita nel 1913 dalla Società Idro-Elettrica Lucana che portò energia a molti paesi del circondario da Felitto a Vallo della Lucania. Nello stesso anno nacque anche la concorrente Società Anonima Lucana d’Industrie Elettriche che si avvaleva però di una centrale termoelettrica a carbone per produrre energia e portò per la prima volta l’elettricità a Vallo. Il comune di Felitto si è battuto in questi anni per riattivare la centrale ma ha trovato muri burocratici ed economici che ne impediscono la riapertura. Sul suolo cilentano sussistono altre due piccole centrali abbandonate, quelle di Aquara risalente al 1915 e di Sant’Angelo a Fasanella, del 1950. Il potenziale dell’area cilentana per la produzione di energia idroelettrica mostra un massimo di 500 Gwh/anno per alcuni comuni. Tenendo conto del limitato fabbisogno energetico del territorio, questa alternativa energetica può offrire un notevole contributo. La provincia di Salerno possiede il 2,8% del totale nazionale di energia potenziale derivante dallo sfruttamento dei venti. Nel 2010 ne ha prodotto il 2,5%. L’energia eolica contribuisce al 3% della produzione totale di energia elettrica in Italia. Nel Cilento gli ettari con una possibile producibilità eolica oltre i 1000 Mwh (Megawattora) sono 33.075 pari al 19,2% della superficie totale. Per quanto riguarda il fotovoltaico, invece, il Cilento ospita 521 impianti, pari al 20% del totale provinciale. La maggior parte degli impianti sono di piccole dimensioni, cosicché nell’area si produce il 12% circa dei kWh prodotti a livello provinciale col fotovoltaico. Il 2011 è stato l’anno del boom del fotovoltaico nella zona con 8000 KW prodotti nell’area a fronte dei 3.300 KW prodotti tra il 2006 e il 2010. Il PEAR prende in considerazione come fonte di energia rinnovabile anche le biomasse, quei materiali di scarto boschivi e zootecnici che, se non correttamente smaltiti, avrebbero conseguenze negative per l’ambiente. Il PEAR si concentra sulle biomasse derivate dai residui inutilizzati dell’agricoltura. Un altro obiettivo sarà infatti dedicare alle colture energetiche quelle aree del Cilento a rischio marginalità e incoltivabili per motivi agro-ambientali. Questo però deve tener conto delle aree di produzioni di pregio che devono essere valorizzate utilizzando le agroenergie in funzione complementaria e non principale. Secondo un rilevamento del progetto europeo Corine Land Cover la superficie boscata del Cilento è di 80 mila ettari, il 46% della superficie totale, di cui i ¾ ricadono però in area protetta. Il potenziale energetico dell’area derivante dai capi bovini è pari a quasi 4000 KW, il 17% della produzione provinciale. Il PEAR ha stabilito 3 aree per la possibile creazione di impianti a biogas, tenendo conto delle distanze tra trasporto e stoccaggio delle biomasse che devono essere ridotte il più possibile per minimizzare costi e impatto ambientale. Le prime due aree si trovano in territori tra le province di Caserta e Benevento e Caserta e Napoli. La terza area individuata tocca la Piana del Sele e interessa anche i comuni di Agropoli, Ogliastro Cilento e Cicerale. Entro il 2020 ogni stato membro dell’UE dovrà ridurre i consumi del 20%, con una diminuzione delle emissioni di CO2 del 20% e il 20% dell’energia utilizzata dovrà provenire da fonti rinnovabili, come prescritto dalla famosa direttiva 20-20-20. L’area del Cilento mostra una lieve diminuzione dei consumi energetici negli ultimi anni, l’obiettivo è di ridurre i consumi di 34.133 TEP (Tonnellata Equivalente di Petrolio). I consumi nel 2005 erano pari a 0,96 Tep/procapite, la riduzione prevista è di 0,19 Tep/procapite. Nel 2008 la Commissione Europea ha lanciato il Patto dei Sindaci per sostenere gli sforzi degli enti locali in politiche nel campo dell’energia sostenibile. I firmatari hanno l’obbligo di abbattere le emissioni di CO2 del 20% entro il 2020. Poiché l’80% dei consumi energetici è urbano, il ruolo delle amministrazioni locali è di fondamentale importanza. Hanno aderito al Patto dei Sindaci, oltre a vari enti ed associazioni, circa 3000 comuni in Europa, 1400 in Italia per un totale di 6.540 firmatari che coinvolgono circa 210 milioni di persone. Hanno aderito molti comuni del Cilento, approvando il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES). I PAES con tutti i dati su consumi e emissioni di CO2 sono consultabili sul sito www.pattodeisindaci.eu.
Alessandro Pecoraro