Tante risorse ma poche idee in grado di massimizzare i rendimenti degli immensi investimenti disponibili.
Intanto, il punto di non ritorno è già stato superato in molti degli elementi base che consentono ad una comunità di guardare al futuro prossimo e remoto con una certa tranquillità.
Si tratto di prendere atto che …
Ci troviamo di fronte al problema dell’invecchiamento generalizzato della popolazione! Basta osservare i dati demografici e, soprattutto, il saldo negativo tra le nascite e i morti che si allontana sempre di più! Anche i pochi nati, non appena hanno assolto all’obbligo scolastico, abbandonano i borghi per andare a frequentare le scuole superiori in centri più grandi trascinandosi dietro l’intera famiglia.
Il patrimonio abitativo, oltre all’abbattimento del valore degli immobili anche di recente costruzione, ci si trova di fronte allo sfarinamento di quello strutturale che trascina verso il basso il loro valore economico che deprime sempre di più la volontà dei proprietari ad investire risorse per ristrutturarli.
Anche chi resta deve fare i conti con la necessità di avere un’assistenza continuativa a domicilio e, in qualche occasione e temporaneamente, anche in strutture protette.
D’altro canto possiamo considerare alcuni fattori che potrebbero essere la base per un possibile rilancio …
Intanto, dobbiamo prender atto che un mare di risorse sono messe a disposizione da tutti i livelli istituzionali da investire per risollevare i destini delle aree interne:
Nell’area del Parco ci sono due aggregazioni di comuni Cilento Interno e Vallo di Diano che insieme dovrebbero spende oltre 15 milioni di euro.
Altri comuni sono stati finanziati singolarmente come Sanza, Venti milioni di Euro, ed altri tre comuni destinatari di poco più che un milione a testa.
Ultimo incentivo l’ha messo sul piatto la Sanza per finanziare la strutturazione di progetti sulla promozione turistica che dovrebbero vedere collaborare 5 comuni … l’importo propedeutico è di 250.000 Euro.
Senza parlare dei milioni di Euro che sono nella “pancia” del bilancio del Parco con decine di progetti in via di completamento che a leggere il bilancio consuntivo 2023 risultano oltre 20 milioni di Euro dei residui attivi.
Lungo è anche l’elenco dei beni immobili del Parco … a fronte di investimenti milionari il reddito riportato a bilancio nel 2023 è di €60.000,00 dal parco di Villa Matarazzo e €300,00 dal museo del mare situato nella stessa villa. Tutto il resto degli immobili è desolatamente riportato a reddito “zero”!
Purtroppo, dietro ad ogni investimento a “perdere” fatto nei 25 anni di esistenza in vita dell’ente parco, si nasconde il motivo della disaffezione di chi vive nei comuni dove le opere sono situate.
Ecco perché l’indifferenza “disinteressata” ha preso il sopravvento anche sulla contrarietà all’idea stessa della creazione di un’area protetta a sud della provincia di Salerno.
Eppure, quell’idea è ancora l’unica chance che le aree interne del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni hanno ancora da potersi giocare per immaginare un futuro possibile come è accaduto per un’altra decina di parchi nazionali.
Che fare?
Intanto, sarebbe importante che i sindaci delle aree interne, che sono la maggioranza dei componenti dell’assemblea della Comunità del Parco, si incontrassero e definissero una strategia in grado di prendere in mano il proprio destino.
Si tratta di immaginare un percorso virtuoso scaturito dai bisogni primari di chi ancora vive nei piccoli borghi:
Sanità: assistenza anziani, medicina generale, assistenza domiciliare, servizi di pronto intervento, farmacie;
Sociale: sostegno ai negozi che vendono generi di prima necessità, punti di incontro come Bar e biblioteche,
Economia: uffici postali e sportelli bancari, assistenza fiscale a piccole aziende, costruzioni, ristorazione e manufatturiere; rigenerazione del patrimonio abitativo e messa in sicurezza della parte gravemente deteriorata, creazione di un consorzio a capitale diffuso che acquisisca, ristrutturi e commercializzi vecchi immobili decadenti per abbandono da parte dei proprietari,
Agricoltura: ammodernamento del parco macchine, commercializzazione del legno, sostegno agli allevamenti, incentivi a rimettere in produzione terreni abbandonati,
Turismo: incentivi a ristoratori, corsi per guide ambientali, rete museale, manutenzione dei sentieri, gestione delle acque, valorizzazione della risorsa “neve”, faggete, tratturi …
Ma tutto questo non servirà a niente se non si avvia una campagna di sensibilizzazione alla condivisione dei problemi che sono comuni a tutti i piccoli comuni e rilanciarne la voglia di “vivere” unificando le risorse umane e quelle economiche per fare massa critica nei confronti dello scoramento generalizzato di chi continua a risiedere, per amore o per necessità, nelle aree interne.
La volontà di tornare ad essere protagonisti è sostenuta in modo convito anche dallo stato che assicura risorse aggiuntive ai comuni che “fondono” i loro destini mettendosi in insieme: il 60% in più per 10 anni. Lo prevede la legge sulle fusioni di comuni, inizialmente regolate dagli articoli 15 e 16 del Decreto Legislativo 267/2000 sono state successivamente oggetto di ulteriori attenzioni da parte del legislatore nazionale che con la legge del 7 aprile 2014, n. 56, ha previsto nuove norme di semplificazione al fine di promuoverne e diffonderne la realizzazione, pur sempre nel rispetto della volontarietà del processo.
Appunto, la volontarietà del processo! Nessuno costringe sindaci e cittadini ad intraprendere la strada della speranza di poter continuare ad esistere ma, come è successo sempre nella storia, chi resta fermo è destinato a scomparire!