CISAL, è la Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori, costituita nel 1957. Si tratta della prima organizzazione sindacale italiana riuscita a coniugare il principio del sindacalismo autonomo con quello della confederalità. La Presidenza del Consiglio dei ministri, in vista del rinnovo dei componenti del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro per il quinquennio 2023-2028, ha designato la Cisal tra i membri del CNEL. Si è appena conclusa l’audizione Cisal sull’esame del disegno di legge di bilancio per l’anno 2025 (C. 2112-bis). La Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori in audizione presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato ha presentato le proprie osservazioni rispetto al Piano Strutturale di Bilancio. Massimo Blasi, il segretario confederale, ha dichiarato: “Il giudizio resta legato a come il PSB verrà attuato nel corso delle prossime leggi di Bilancio; in particolare si confida che venga reso strutturale il taglio dell’IRPEF e del cuneo contributivo (per il quale va previsto un décalage per i redditi immediatamente a ridosso dei 36.000 euro); sono misure fondamentali per tutelare lavoratori e pensionati, anche perché resta critica, in Italia, una forte emergenza salariale; alla stessa si dovrà far fronte anche assicurando una ampia defiscalizzazione di ogni forma di salario accessorio” In particolare, per la Cisal, “va riaffermato il principio di crescita e produttività non possono fondarsi su politiche di moderazione salariale”. Focalizzando poi altri comparti, fra cui la scuola: “Servono, inoltre, risorse aggiuntive nel pubblico impiego specialmente per Enti Locali e, in particolare, per la Scuola, dove si è chiesto il rifinanziamento, da operare al di fuori del perimetro della contrattazione sindacale, di alcune misure già adottate nell’ultima Legge di Bilancio, anche al fine di sradicare in via definitiva l’ampio precariato che insiste in questo ambito”. E osservando la famiglia: “Restano fondamentali, infine, le politiche a sostegno della genitorialità, per contrastare gli effetti negativi che l’emergenza demografica esplica in tante direzioni, prime tra tutte quella previdenziale”. Il giovane Sindacato dei Proff. in audizione, in relazione al DDL BILANCIO 2025, ha chiesto stipendi allineati all’inflazione, parità tra precari e docenti di ruolo, pensione a 61 anni, riscatto gratuito anni formazione, mobilità senza vincoli, doppio canale di reclutamento. “Rispetto al disegno di legge di Bilancio 2025 Anief chiede stipendi allineati all’inflazione, parità economica e giuridica tra precari e docenti di ruolo, valorizzazione EQ – ATA, docenti sostegno, middle management, indennità trasferta, pensione a 61 anni, Riscatto gratuito degli anni formazione, mobilità senza vincoli, organico di fatto allineato a quello di diritto, doppio canale di reclutamento che includano gli idonei e i precari storici, maggiori risorse per la scuola. Anief ha preparato anche una memoria, che contempla tutte le proposte elencate. Il disegno di legge di bilancio stanzia delle risorse: (art. 18) per l’incremento del trattamento accessorio per il triennio 2022-2024 (+0,22%) di cui 112,1 milioni per il salario accessorio dei dipendenti pubblici, e 93,7 milioni nel fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (MOF) per il solo personale docente, rispetto a risorse già stanziate nella precedente legge di bilancio (+5,78% aumenti stipendiali); (art. 19) per il finanziamento dei due successivi trienni contrattuali per quasi 23 miliardi (1.755 milioni per 2025, 3.550 milioni per 2026, 5.550 milioni per 2027, 1.954 milioni per 2028, 4.027 milioni per 2029, 6.112 milioni per 2030); (art. 84) per la valorizzazione del sistema scolastico per complessivi 383 milioni (122 milioni nel 2025, 189 milioni nel 2026, 75 milioni nel 2027). Se lo stanziamento appare tra i più incisivi in termini di investimenti degli ultimi anni, si rimarca come: soltanto nel 2030 sarà coperto l’aumento dell’inflazione certificata nell’ultimo triennio (16 punti), rimanendo scoperto l’assorbimento del tasso di inflazione programmato per il sessennio prossimo (2025/2030); la media degli stipendi del personale scolastico in media risulterà ancora essere un terzo inferiore a quella dei restanti dipendenti della pubblica amministrazione, lontana dalla media europea, specialmente a fine carriera. Serve, pertanto, allineare fin da subito l’indennità di vacanza contrattuale, al netto degli anticipi erogati per il triennio 2022-2024, ai limiti imposti della legge (50% IPCA), nella misura del +4,15% mensile rispetto all’assegno in godimento (6 miliardi) ed estendere al personale scolastico amministrativo l’utilizzo dei fondi del MOF aumentati come salario accessorio per il solo personale docente. Inoltre, servono risorse aggiuntive per garantire nel CCNL la parità di trattamento giuridica ed economica tra personale a tempo determinato e di ruolo, ai sensi della direttiva 70/99 e a seguito del deferimento dell’Italia nella procedura PILOT 4231/2014 attivata dalla Commissione europea. Infine, servono risorse aggiuntive per coprire per il personale scolastico anche l’anno 2013 ai fini della progressione di carriera e della pensione dopo la pronuncia della Cassazione, per finanziare la formazione permanente del personale, ad oggi, lasciata forfettariamente alla contrattazione integrativa, per recuperare il primo gradino stipendiale (fascia 3/8) cancellato nel 2011. Anche lo stanziamento apprezzato per la valorizzazione del sistema scolastico (383 milioni) di cui 122 nel 2025, 189 nel 2026, 75 nel 2027, rispetto alle carenze strutturali di personale (art. 84) appare sottostimato di almeno 1 miliardo, per poter trasformare in organico di diritto i posti di sostegno in deroga pluriennali rispetto all’aumento del numero degli alunni con disabilità, per lo più con gravità, per rinnovare i contratti del personale collaboratore scolastico e assistente chiamato su organico aggiuntivo per PNRR e Agenda Sud, per attivare i posti in organico rispetto ai nuovi profili professionali del personale ATA (operatore scolastico, funzionari), per poter assegnare almeno un assistente tecnico per istituto comprensivo. Apprezzabili sono le misure su welfare, congedo parentale, rimodulazione aliquote fiscali, bonus figli (artt. 2, 31 tra gli altri), ma servono misure specifiche per il personale scolastico per prevedere nel CCNL indennizzi riservati a: personale precario da risarcire fino a 24 mensilità dopo i 36 mesi di servizio su abuso contratti; personale che lavora lontano dalla provincia di residenza (lavoratori fuori sede), in zone montane o ad alta dispersione scolastica; personale del middle management al fine di prevedere una reale progressione di carriera nel servizio essenziale alla funzionalità delle scuole autonome; personale amministrativo impegnato in attività da video-terminalista; personale scolastico impegnato in turni superiori a 6 ore con specifici buoni pasto; personale scolastico usurato per lo specifico stress da lavoro correlato (burnout). Per quanto riguarda l’apprezzata estensione della CARTA DOCENTE ai supplenti annuali (art. 85), provvedimento necessario dopo un primo e recente intervento del legislatore (art. 15, legge 106/2023) seguito a una sentenza della Corte di giustizia europea ottenuta dai legali di Anief, si rimarca la necessità di incrementare la dotazione ulteriore del fondo prevista (+60 milioni) di altri 340 milioni per garantire la quota dei 500 euro a tutto il personale scolastico ovvero anche ai supplenti al 30 giugno – come da recente sentenza della Cassazione – e al personale ATA. Netta contrarietà esprimiamo, invece, sul blocco del turn over (art. 110) per il personale scolastico e universitario al 75% disposta sulla cancellazione di quasi 8 mila posti tra personale docente in potenziamento e personale amministrativo (AS 2025-2026 – 5.660 posti su potenziamento, – 2.174 posti ATA). Tali tagli sono anche irragionevoli rispetto alla necessità di stabilizzare i precari e di evitare l’abuso dei contratti a termine nel comparto istruzione e ricerca. Anzi, a tal proposito, si chiede di sfruttare la denatalità per ridurre il numero di insegnanti per classe e in presenza di alunni alloglotti, di scuole situate in aree a rischio economico o isolate, per confermare l’organico aggiuntivo, per stabilizzare i posti in organico di sostegno (50% assegnato in deroga), per attivare la copertura delle dotazioni organiche legate alle nuove figure professionali previste nel CCNL. Di fatto, bisogna assumere sul 100% dei posti vacanti e disponibili, a partire dagli idonei di tutti i concorsi entro il 31 dicembre 2024, e dai precari presenti nelle graduatorie delle supplenze (GPS) su posti curricolari e di sostegno (doppio canale), confermando chi è stato assunto con riserva e ha superato l’anno di prova, nelle more del provvedimento giurisdizionale definitivo. In materia pensionistica (art. 23) riteniamo inopportuno il trattenimento in servizio fino a settant’anni e segnaliamo la necessità di non influire sulla percentuale di assunzioni autorizzate (10%) per non acuire il triste gap generazionale tra docenti e discenti. Sarebbe invece necessario garantire al personale scolastico gli stessi criteri di accesso alla pensione previsti per il personale delle forze armate (quota 96) senza alcuna penalizzazione e di riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria, la possibilità di permanere dai 60 ai 67 su domanda con funzioni di tutoraggio dei neoassunti. Infine, invitiamo il Governo a rimuovere i vincoli sulla mobilità territoriale del personale scolastico che deve essere favorita, insieme a quella intercompartimentale, alla tutela del diritto all’assegnazione provvisoria per contemplare il diritto alla famiglia con quello al lavoro”.
DDL BILANCIO 2025 – Audizione, Anief
Il giovane Sindacato dei Proff. ha chiesto stipendi allineati all’inflazione, parità tra precari e docenti di ruolo, pensione a 61 anni, riscatto gratuito anni formazione, mobilità senza vincoli, doppio canale di reclutamento