Sarà un autunno caldo. La legge di Bilancio delude su più fronti. Si prevedono accorpamenti di istituti, tagli al numero di insegnanti e al personale Ata. Varie sigle sindacali si preparano a scendere in piazza, per attivare un’aspra contestazione. I fondi stanziati sono esigui, inadeguati a garantire il rinnovo dei contratti. La stessa carta docente, a partire dal prossimo anno scolastico, rischia una decurtazione. Per la scuola è prevista dall’a.s. 2025/26 una riduzione di organico di 5660 docenti e 2174 ATA. In questo quadro disastroso, Valditara si spende annunciando la previsione della crescita degli investimenti da destinare alle assunzioni sul sostegno. Lascia intravedere nuove immissioni che interesseranno precari specializzati, GAE, concorsi e prima fascia GPS.
ANDIS, dal 1988 è la più importante associazione professionale dei dirigenti scolastici italiani, “La scuola, sostiene il Consiglio Nazionale dell’ANDIS, non può essere gestita attraverso la politica degli annunci (orientamento, PNRR, PNSD, …) di azioni episodiche o di nicchia, ha dichiarato il presidente dell’ANDIS al termine dell’incontro, “ma va gestita attraverso azioni sistemiche e strutturali, stabili e durature”. L’Associazione domanda un intervento urgente per garantire un sistema di reclutamento più equo e trasparente. Intanto dal prossimo anno scolastico ci saranno 5.660 insegnanti e 2.174 segretari e bidelli in meno. A conforto l’assicurazione del MIM: non si tratterebbe di un taglio strutturale dell’organico, bensì di una misura transitoria legata al turn over.
Il CDSS, Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati, rappresenta migliaia di docenti di sostegno specializzati che si trova ogni giorno a lottare per garantire che ogni alunno, indipendentemente dalle sue peculiarità, possa sentirsi incluso e valorizzato nel contesto scolastico. Lavoriamo per abbattere barriere, per dare voce e dignità a chi spesso viene trascurato, e sappiamo quanto sia importante avere un organico sufficiente e adeguatamente supportato per realizzare un’inclusione vera che permetta a tutti di cambiare prospettiva. Tuttavia, le ultime decisioni della legge di bilancio minacciano tutto questo. Il paventato taglio di 5.660 insegnanti e 2.174 unità di personale ATA rischia di compromettere seriamente la qualità della scuola italiana, soprattutto in un settore delicato come il nostro. La riduzione del personale non è solo una questione di numeri: significa classi più affollate, meno attenzione individuale, e meno risorse per garantire a ciascun alunno il diritto all’istruzione e al supporto di cui ha bisogno. È già difficile lavorare con organici spesso insufficienti, in contesti dove la carenza di personale limita il nostro impegno e la nostra capacità di offrire sostegno continuativo e personalizzato. Se questi tagli verranno confermati, saranno proprio gli alunni più fragili a pagare il prezzo più alto. Come possiamo parlare di inclusione se non ci vengono dati gli strumenti per realizzarla? Non possiamo ignorare le disparità di trattamento tra docenti di sostegno, altri insegnanti e il personale ATA, spesso escluso da aumenti economici e provvedimenti equi. Non è solo una questione salariale, ma di riconoscimento del lavoro essenziale che tutti svolgiamo ogni giorno, spesso oltre gli obblighi contrattuali, per costruire una scuola più giusta e funzionale. Ci mobilitiamo giornalmente su tutti i fronti, non solo per difendere i nostri diritti di lavoratori, ma soprattutto per continuare a garantire l’inclusione scolastica che ogni alunno merita. Per queste ragioni, il 31 ottobre è stato indetto uno sciopero generale che ha visto un numero discreto di partecipanti, organizzato da CGIL e USB, per protestare contro questi tagli e la mancanza di investimenti adeguati. La partecipazione alle manifestazioni scolastiche in Italia è spesso bassa a causa di diversi fattori: frammentazione tra studenti, insegnanti, genitori e sindacati; scetticismo sull’efficacia delle proteste; percezione delle problematiche scolastiche come meno urgenti rispetto ad altre; e difficoltà nel conciliare gli impegni personali con la partecipazione. Tuttavia, è importante superare queste barriere, poiché la protesta è un mezzo essenziale per attirare l’attenzione sulle questioni dell’istruzione e promuovere cambiamenti. Ogni piccolo contributo a una mobilitazione collettiva può fare la differenza nel creare consapevolezza e generare pressioni per cambiamenti concreti. Le persone devono rendersi conto che la protesta rappresenta l’unica arma per far sentire la propria voce e per portare all’attenzione della società e delle istituzioni le questioni legate all’istruzione. La scuola è il futuro del Paese, e l’impegno di tutti è necessario per difenderla e migliorarla. In questo contesto, i sindacati, che dovrebbero rappresentare i lavoratori, stanno perdendo la fiducia dei loro iscritti, specialmente nel settore scolastico. Molti non si sentono più rappresentati. Forse, è giunto il momento per tutti i sindacati, sia di base che confederati, di fare un passo indietro dalle rivalità e unirsi in una forza collettiva mai vista prima, al fianco dei lavoratori, con un impatto uguale al loro. In questo momento storico critico e pericoloso per la scuola italiana, serve una compattezza reale, mettendo da parte simboli, poteri e supremazie per il bene comune. Dobbiamo difendere con le unghie l’inclusione e i diritti di chi lavora per un’istruzione migliore e le manifestazioni unitarie, che coinvolgono docenti, sindacati, genitori, comitati e accademici, rimangono la nostra arma più potente per difendere l’istruzione pubblica di qualità. Solo restando uniti possiamo sperare di vincere questa battaglia. L’inclusione non è uno slogan: è un impegno concreto che richiede risorse, rispetto e una visione a lungo termine. Come diceva Andrea Canevaro, dobbiamo “andare oltre”: oltre i simboli e i nomi, riconoscendo le persone per le loro reali necessità. L’unione è l’unica arma potente che abbiamo, e solo uniti possiamo sperare di ottenere un vero cambiamento. Insieme possiamo difendere l’inclusione perché non possiamo accettare che venga sacrificata sull’altare dei tagli e della superficialità. (CDSS)
La Legge di bilancio 2025 non offre garanzie, a dirlo vi è anche FLC CGIL. Sono previste zero risorse per il contratto 2022-2024, tagli di organico e blocco del turn over per scuola, università, ricerca e Alta formazione artistica e musicale. “La legge di bilancio presentata in Parlamento nei giorni scorsi di fatto non prevede risorse aggiuntive per i rinnovi contrattuali 2022-2024. Ne deriva che per il personale dei settori del comparto “Istruzione e ricerca” i finanziamenti disponibili restano quelli già previsti che consentano di coprire appena 1/3 dell’inflazione del triennio (cioè, aumenti del 5,78% a fronte del 18% circa di inflazione). Solo a partire dal 2025 si prevede un misero aumento del trattamento economico ma solo ed esclusivamente sul salario accessorio che è pari ad appena lo 0,22% del monte salari. Per la scuola si tratta di un incremento di poco più di 93 milioni di euro che però viene riservato ai soli docenti escludendo il personale ATA. Si continua così a perpetrare un’ignobile discriminazione nei confronti di 204.00 lavoratori che garantiscono, come i docenti, la funzionalità dei servizi nella scuola. Viene imposto un taglio lineare del 25% del turn over a tutte le amministrazioni pubbliche. Questo riguarderà in particolare l’Università, la ricerca e l’Alta formazione artistica e musicale con buona pace delle migliaia di precari che rischiano di non vedere prospettive di stabilizzazione. Per la scuola invece si procede con un taglio secco: ciò comporta una riduzione drastica della dotazione organica: 5.660 di docenti dell’organico dell’autonomia e 2.174 unità di personale ATA, una riduzione che andrà a peggiorare le già gravi condizioni in cui si svolgono le attività scuola. Tutto questo proprio mentre i progetti PNRR per la scuola entrano nel vivo della loro attuazione e le scuole già con l’attuale organico sono in grossa difficoltà nella realizzazione dei progetti assegnati. Sempre per la scuola, inoltre, è previsto un intervento sulla card docenti che viene estesa anche al personale supplente annuale con nomina al 31 agosto, escludendo gli oltre 140 mila docenti precari con nomina al 30 giugno. Ma il beneficio, oggi pari a 500 euro annui, potrà essere ridotto annualmente sulla base del numero dei docenti e delle risorse. Infine, aggiunge la nota FLG CGIL, per la scuola viene disposta l’istituzione di un fondo di 122 milioni per il 2025 destinato genericamente e fumosamente alla “valorizzazione del sistema scolastico” e nella piena disponibilità del Ministro: non si comprende perché tale cifra non sia stata collocata nel Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa – ampiamente tagliato in questi anni – per compensare il lavoro aggiuntivo del personale docente e per sanare l’incomprensibile esclusione del personale ATA. Il personale non può essere umiliato con aumenti risibili e assenza di prospettive per il precariato. Sono quindi confermate e rafforzate le ragioni dello sciopero del 31 ottobre 2024: un Paese che non investe nell’istruzione, nella formazione e nella ricerca e nelle persone che vi lavorano non ha futuro. I Sindacati e i lavoratori precari della scuola hanno scioperato e continueranno a contestare per rivendicare; un piano straordinario di assunzioni su tutti i posti liberi docenti; ’attuazione immediata della direttiva della Commissione Europea che chiede la cessazione dell’abuso di successivi contratti di lavoro a tempo determinato e della discriminazione subita dai precari ai quali viene negato il riconoscimento della progressione salariale basata sui precedenti anni di servizio; il tempestivo pagamento degli stipendi ai supplenti brevi e saltuari, collocando a carico del MEF la corresponsione degli stipendi; la conversione in organico di diritto degli oltre 100 mila posti autorizzati in deroga sul sostegno; la sospensione immediata dell’emanazione dei bandi dei prossimi concorsi PNRR fino ad assorbimento degli idonei di precedenti concorsi; il potenziamento dei percorsi di abilitazione/specializzazione sulla base del fabbisogno e abbattimento dei costi a carico; la trasparenza e la legalità nella acquisizione dei titoli di studio e contro le sanatorie; la fine delle ingerenze e della discrezionalità nell’attribuire le supplenze; l’integrazione dei fondi necessari per attribuire la card docenti nella misura di 500 euro anche ai precari con contratto fino al 31 agosto e al 30 giugno”.
Approvata in Consiglio dei ministri la Manovra 2025, si attiverà il suo iter parlamentare. Queste le misure, al momento, previste in riferimento alla disabilità. Vediamo, col supporto di DISABILI.COM, cosa è nei fatti previsto. Il testo in sostanza presenta delle misure che prevedono: 3 scaglioni IRPEF per le aliquote: 23% per i redditi fino a 28.000 euro; 35% da 28.000 a 50.000 euro; 43% oltre i 50.000 euro; un bonus corrispondente a 1000 euro per ogni nascita in famiglie con Isee inferiore a 40.000 euro annui; per i nuclei con Isee fino a 40mila euro estensione del bonus nido a tutti (non solo a chi ha un altro figlio con meno di 10 anni; l’aumento a 3 mesi, dagli attuali 2, dei congedi parentali all’80%; la stretta sulle detrazioni per chi ha un reddito oltre i 75mila euro, ma modulata in base al numero dei figli. Chi ha un reddito tra i 75mila e i 100mila euro potrà portare in detrazione fino a un massimo di 14mila euro, 8mila oltre i 100mila. In assenza di figli la cifra è dimezzata, con un solo figlio è ridotta moltiplicando per un coefficiente di 0.85, resta pari se si hanno più di tre figli o figli con disabilità. Sono state prorogate per il 2025 Quota 103, Ape sociale e Opzione donna. Sono previsti premi per le Regioni che rispettano i tempi delle liste d’attesa.
Questo il quadro essenziale generale. Per quanto riguarda la disabilità occorre dire che è stato dedicato Il Titolo VI, CAPO I; nello specifico sono state considerate le misure in materia di disabilità e non autosufficienza. Caratterizzano questa voce esclusivamente gli articoli 37 e 38. L’ Art. 37 è dedicato alle Misure in materia di cani di assistenza. Recita in merito alla Gratuità del trasporto dei cani guida per le persone cieche e ipovedenti sui mezzi di trasporto pubblico, previste dalla legge 14 febbraio 1974, n.37, si applicano anche alle persone accompagnate da un cane di assistenza (ovvero cani addestrati per il supporto delle persone), munito di tesserino identificativo a persone con disabilità che presentano compromissioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali individuate ai sensi del comma 3, lettera a), a persone con determinate patologie anche non in possesso del certificato di riconoscimento della condizione di disabilità, tra cui le compromissioni della vista e dell’udito, le disabilità motorie, il diabete, l’epilessia e i disturbi del neurosviluppo. Per attuare la misura viene previsto che entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge venga pubblicato dal Ministro della salute e del Ministro per le disabilità, un decreto nel quale sono definiti: le compromissioni e le patologie per le quali i cani di assistenza possono essere addestrati e tesserati includendo tra queste le compromissioni della vista e dell’udito, le disabilità motorie, il diabete, l’epilessia e i disturbi del neurosviluppo, nonché gli eventuali criteri di esclusione; le procedure per il riconoscimento e la istituzione di un registro dei soggetti abilitati alla formazione dei cani di assistenza, i percorsi di addestramento dei cani di assistenza e le misure atte a garantirne la salute e il benessere; il formato del tesserino identificativo dei cani di assistenza al termine del percorso formativo e le modalità operative per la registrazione del cane di assistenza nell’ambito del Sistema di identificazione nazionale degli animali da compagnia; gli enti con funzioni di controllo e monitoraggio deputati al riconoscimento dei soggetti beneficiari; le disposizioni finali e transitorie. Per i cani guida delle persone cieche formati prima della data di entrata in vigore del decreto di cui al presente comma, le disposizioni di cui alla citata legge 14 febbraio 1974, n. 37, continuano ad applicarsi indipendentemente dall’eventuale tesseramento dell’animale. L’articolo 38 riguarda le “Disposizioni in materia di sperimentazione della riforma sulla disabilità”. Per l’attuazione della riforma della disabilità prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dalla legge 22 dicembre 2021, n. 227, al fine di realizzare l’attività di sperimentazione prevista si autorizza l’INPS a conferire incarichi, anche su base convenzionale con altre pubbliche amministrazioni, per prestazioni professionali a medici e figure professionali appartenenti alle aree psicologiche e sociali nel limite di spesa di 16 milioni di euro per l’anno 2025. Articolo 51: Aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza e importi tariffari: Per consentire l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, ivi compresa la revisione delle tariffe massime nazionali delle relative prestazioni assistenziali, è vincolata una quota pari a 50 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2025. Sono state previste ulteriori misure: ART. 54. (Dematerializzazione delle ricette mediche cartacee per la prescrizione di farmaci a carico del SSN, dei SASN e dei cittadini). Al fine di potenziare il monitoraggio dell’appropriatezza prescrittiva e garantire la completa alimentazione del Fascicolo sanitario elettronico, tutte le prescrizioni a carico del Servizio sanitario nazionale (SSN) e dei Servizi territoriali per l’assistenza sanitaria al personale navigante, marittimo e dell’Aviazione civile (SASN) e a carico del cittadino sono effettuate nel formato elettronico, “Dematerializzazione della ricetta medica cartacea, di cui all’articolo 11, comma 16, del decreto-legge n. 78 del 2010 (Progetto Tessera Sanitaria). “Dematerializzazione delle ricette mediche per la prescrizione di farmaci non a carico del Servizio sanitario nazionale e modalità di rilascio del promemoria della ricetta elettronica attraverso ulteriori canali, sia a regime che nel corso della fase emergenziale da Covid-19”. ART. 58. (Incremento delle risorse per le cure palliative). All’articolo 12, comma 2, della legge 15 marzo 2010, n. 38, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «A decorrere dall’anno 2025, l’importo di cui al primo periodo è ulteriormente incrementato di 10 milioni di euro annui». ART. 65. (Disposizioni in materia di prestazioni sanitarie offerte da comunità terapeutiche in regime di mobilità interregionale) 1. Al fine di sostenere l’erogazione delle prestazioni sanitarie, comprese nei livelli essenziali di assistenza (LEA), offerte dai servizi residenziali specialistici, pedagogico riabilitativi, terapeutico riabilitativi e rese in ambiti regionali diversi da quelli di residenza di cittadini dipendenti da sostanze, è vincolata una quota pari a 15 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2025 per la remunerazione delle citate prestazioni. 2. Con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabilite le modalità 104di attuazione del presente articolo e di assegnazione delle risorse di cui al comma.