Quando, a fine anno scolastico, invitavo i miei alunni a preparare una tesina di approfondimento su uno degli argomenti studiati in biologia, notavo che la scelta di molti ricadeva su uno degli organi di senso: la vista, perché per loro era il mezzo più importante attraverso cui entrare in contatto con il mondo che ci circonda.
E’ luogo comune infatti che tutto si veda con gli occhi; guardare è una delle realtà che sviluppano il nostro modo di pensare, di relazionarci, di sviluppare il nostro mondo interiore. Una volta che feci riflettere i ragazzi che, anche quando si è in possesso di una vista del tutto normale, non sempre si “coglie” ciò che si “vede”, rimasero un po’ perplessi ma poi cominciarono a fare le loro considerazioni…….. tante ………. . La lezione risultò davvero interessante …..
Ricordi del mio passato fra i banchi di scuola che riaffiorano mentre leggo il passo odierno del Vangelo in cui incontriamo Bartimeo, un cieco, non dalla nascita, mendicante, seduto ai margini della strada. In lui c’è oscurità, rigetto. La cecità lo aveva portato però a sviluppare un udito finissimo per cui sentendo che Gesù stava passando grida per ricevere misericordia.
Aveva sentito parlare di Gesù, dei suoi prodigi e nonostante venga rimproverato dalla folla perché zittisca, persiste, alza ancora di più la voce. Grida non qualcosa ma a Qualcuno che riconosce come il Messia, il Figlio di Davide.
Il suo grido è una preghiera carica di fiducia e di attesa, un’esclamazione, piena di fede, l’invocazione di un vero discepolo!
Gesù lo sente, si ferma e lo fa chiamare.
Bartimeo dimenticando la sua cecità, si libera del mantello, unica sua ricchezza, divenuto impedimento al movimento e in un balzo, inatteso in un uomo abituato a prolungata immobilità, raggiunge Gesù. Il Signore è sempre pronto a curare, a ridare coraggio ed energia, ad amare tutti quelli che incontra lungo il cammino; ascolta perciò il cieco e con la frase “la tua fede ti ha salvato” lo esaudisce e gli ridona doppia vista, quella fisica e quella della fede.
La guarigione di Bartimeo, che leggiamo in tutti e tre i Vangeli sinottici, il passaggio dal buio e dalla cecità senza speranza alla luce degli occhi e della vita ritrovata, la successiva sua decisione di seguire Gesù sono la testimonianza dell’incontro dell’uomo con il Signore.
Il miracolo della guarigione del cieco è una catechesi sulla fede, un invito per tutti noi ad aprire gli occhi alla fede. Uscire dalla cecità, metafora del buio dell’animo, è espressione di gioia, liberazione, salvezza.
Il cammino della fede nasce dall’ascolto, diviene invocazione, accoglienza di una chiamata, incontro con Gesù e infine sequela. Il grido di Bartimeo, in cui ognuno di noi può identificarsi, ci incoraggia a non arrenderci nelle difficoltà, a chiedere aiuto e guida, a non vergognarci di esprimere le nostre debolezze.
Non comportiamoci poi come la folla, immagine di una comunità che spesso non accoglie gli emarginati, li zittisce e li colpevolizza.
Lasciamo invece che lo sguardo di Gesù ci raggiunga sempre e ci faccia sentire amati di un amore eterno e infinito. Viviamo allora per vederLo, incontrarLo, seguirLo.
Nel percorrere con Lui la via ci sentiamo forse ciechi non perché non riusciamo a vedere ma perché non vogliamo vedere? Santa domenica in famiglia.