Le raffigurazioni sulle monete avevano nell’antico l’obiettivo di comunicare specifici messaggi alla comunità; si veicolava inizialmente il culto per le divinità, poi, man mano che si consolidava la struttura di guida della polis con il tiranno o con il princeps, si comunicava l’ideologia del potere; i riferimenti alle divinità indicavano protezione e devozione che trovava riscontro anche nell’architettura templare; inoltre, altri erano i riferimenti ad elementi ambientali che segnavano il territorio.
La monetazione era dunque il principale veicolo di comunicazione in quanto raggiungeva tutti in ogni parte del proprio territorio, ma anche oltre il limes urbano. La moneta, sorta per facilitare i rapporti commerciali, divenne il tal modo anche espressione dell’identità civica della città. In questo contesto si inserisce la ricerca scientifica di Ilia Lorenza Manfredi, Dirigente di Ricerca presso l’Istituto di Scienze del patrimonio culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPC-CNR) di Roma –Tra Cartagine e Agrigento: le monete con il granchio – che è la narrazione di parte della storia della Sicilia punica e di Agrigento scritta sulle monete agrigentine e delle isole del canale di Sicilia.
Le monete più significative della ricerca sono quelle su cui sono effigiate il granchio e l’aquila che sono elementi indicativi del territorio del VI secolo a.C. con un significato di devozione a Zeus (trasfigurato nell’aquila) e dell’ambiente marino (il granchio) collegabile con Poseidone; sia l’aquila che il granchio sono di elevata qualità stilistica, tecnica e iconografica che denota la presenza di una zecca agrigentina molto esperta nella coniazione; monete di Agrakas, di Mozia, di Solunto e delle isole del canale di Sicilia che circolavano fluidamente nei rapporti commerciali tra le colonie greche. In Magna Grecia erano molte le zecche che coniavano monete (Sibari, Metaponto, Crotone, Caulonia e Velia) ed in particolare Poseidonia ove alcune delle monete più note erano stateri, dracme, oboli, emioboli (Poseidonia-Paestum e la sua moneta, Università degli Studi di Salerno, 2015).
Tra di esse spicca uno statere di Poseidonia ove è raffigurato Poseidone che, con corpo nudo e muscoloso e clamide appoggiata sulle spalle, sta per scagliare il tridente mentre nella mano sinistra regge un mollusco.
La polis effigia nella sua moneta l’immagine della divinità da cui prende nome; la figura di Poseidone viene così ad assumere il carattere della identità civica della città che trova anche un riscontro nel tempio a lei dedicato nel V secolo a.C. Le figurazioni sulle monete di Agrigento e Poseidonia, inizialmente immagini di culto di divinità e del territorio, sono state sostituite col passar del tempo con “immagini politiche” riferite ad ambiti della vita sociale o del principe vittorioso. Accanto a questo nuovo uso delle immagini monetali, ma sopra tutto nell’architettura e nella statuaria, sorge e si sviluppa un nuovo linguaggio visivo ed un sistema di valori che diffonde la cultura delle colonie greche; una sorta di rinascimento della cultura greca fermentata dall’apporto scientifico e filosofico della Magna Grecia.
La studio della Manfredi arricchisce il contenuto del progetto culturale La mediterraneità della Magna Grecia, promosso da Ambiente e Cultura Mediterranea, incrementa il dibattito culturale su Agrigento Capitale 2025 e valorizza la ricerca scientifica. Italo Abate