La ricchezza, il possesso e l’accumulo di beni sembrano essere il fulcro della felicità. Il denaro serve ma può solo illuderci di avere tutto. Anche le ricchezze immateriali, come l’intelligenza o la cultura, l’autorità o il comando, pur se legittimamente ottenuti, possono sembrare indici principali di sicurezza. Ma se non usati bene possono portare alla superbia, o essere usati per imbrogliare o danneggiare il prossimo.
Quante situazioni di povertà poi attorno a noi! Quante discrepanze fra ricchi e poveri, fra chi possiede tutto e chi manca del necessario!
Il passo odierno di Marco, lungo e articolato, ricco di dialoghi, si può dividere in tre momenti scanditi da altrettanti sguardi di Gesù. Gesù guarda negli occhi le persone che incontra ed entra nel profondo del loro cuore. Manifesta con lo sguardo premura, compassione, attenzione e a volte positiva provocazione. I suoi sguardi colgono soprattutto i bisogni che toccano il fisico e lo spirito.
Il passo ci invita a riflettere sulle nostre sicurezze materiali e immateriali, a valutare correttamente i beni di cui disponiamo, a pensare al nostro destino eterno.
Nel primo momento a Gesù si avvicina un giovane ricco che obbediva ai comandamenti divini. Di lui non ci viene detto il nome. Domanda a Gesù come ereditare la vita eterna. Manifesta stima per Gesù e un sincero desiderio di incontrare Dio. Con uno sguardo di amore Gesù gli dice di vendere i suoi beni e darli ai poveri.
Queste parole raggiungono il cuore del giovane ma proprio da questo nasce la sua tristezza. Sente in sé due forze opposte: l’invito a liberarsi dei suoi beni e seguire Gesù, e dall’altra l’attrattiva delle sue ricchezze che gli garantiscono sicurezza. La seconda forza vince sulla prima. La Parola di Gesù lo ha raggiunto ma lui non ha avuto il coraggio di affidarsi a questa Parola. Eppure c’erano veramente tante premesse per diventare un vero discepolo!
Nel secondo momento del racconto evangelico Gesù, guardandosi attorno, fa una riflessione sulla ricchezza. Marco sembra inquadrare proprio il suo sguardo pensoso. La salvezza è possibile a tutti, anche ai ricchi, ma si conquista se ci si converte. La vita ha senso per il bene che si sceglie e non per i beni che si possiedono.
Benessere e bene non combaciano! L’insegnamento lo ricaviamo dall’immagine usata da Gesù, il cammello e la cruna dell’ago, la difficoltà di entrare nel Regno di Dio per chi ripone fiducia nelle ricchezze. Per entrare nella porta stretta che conduce alla felicità autentica ed eterna dobbiamo svuotarci dell’ingombro delle cose che possediamo, liberarci dalle zavorre che riempiono la vita di inutilità. I soldi non danno accesso al Paradiso. La vita eterna si conquista attraverso il ben operare e la generosità. Per essere discepoli di Gesù non basta adempiere alla legge e osservare i comandamenti. Non si tratta di non fare questo, non fare quello, ma avere il coraggio di fare qualcosa di più!
La durezza e la severità del giudizio sulle ricchezze generano perplessità e paura nei discepoli. Chi può salvarsi allora? Il terzo momento del passo sembra finire male. Alla fine però nello sguardo di premura e affettuoso incoraggiamento emerge una luce di speranza nelle parole di Gesù: “Tutto è possibile presso Dio”. Non c’è modo di salvarsi ma c’è modo di essere salvati.
Lasciamo che questo passo parli al nostro cuore! Chiediamo al Signore la ricerca della vera saggezza che possa aiutarci ad alleggerirci dal peso delle false sicurezze che spesso costituiscono la nostra sola preoccupazione. Santa domenica in famiglia.