La Giornata Mondiale dell’Insegnante
Celebriamo in Italia e nel mondo, ha detto il Ministro Valditara, la figura dell’insegnante, autentico professionista della conoscenza, protagonista di una didattica che sa trasmettere a ogni giovane saperi e valori, entusiasmo e fiducia. In una scuola che deve essere sempre più il pilastro della crescita civile e sociale.
“Ogni insegnante ha la capacità di cambiare la vita di un bambino o di una bambina”. Così Sir Ken Robinson. Ogni anno, il cinque ottobre, in questa felice e lieta ricorrenza, si celebra da tre lustri la “Giornata Mondiale dell’Insegnante”. È, dunque, arrivata quest’anno la quindicesima edizione del Convegno “La Qualità dell’inclusione Scolastica e Sociale”, il Convegno più importante sull’inclusione scolastica e sociale che si dispiega in tre giorni di workshop, plenarie e tavole rotonde insieme ai maggiori esperti ed esperte del settore. Questa giornata, in buona sostanza, istituita dall’UNESCO nel 1994, è utile per riconoscere impegno, dedizione e importanza di chi, quotidianamente ha il compito di forgiare le menti future. Gli insegnanti sono il palpito sociale, si rappresentano indispensabili guide della nuova generazione, del percorso di crescita formativa di milioni di studenti. Il Ministro Valditara, nel corso della Giornata Mondiale dell’Insegnante, si è detto soddisfatto per il ruolo cardine degli insegnanti italiani, attori protagonisti nell’opera di formazione delle nuove generazioni del nostro Paese. I docenti sono professionisti di conoscenza e fondamentale guida educativa per tanti giovani. “Oggi, ha detto Valditara, celebriamo in Italia e nel mondo la figura dell’insegnante, autentico professionista della conoscenza, protagonista di una didattica che sa trasmettere a ogni giovane saperi e valori, entusiasmo e fiducia. In una scuola che deve essere sempre più il pilastro della crescita civile e sociale. A tutti i docenti vanno i miei più sentiti auguri e ringraziamenti, per la loro passione, che sperimento quotidianamente visitando le nostre scuole, per la loro professionalità, per il loro lavoro prezioso, al fianco dei nostri giovani nella delicata e straordinaria avventura che è la costruzione del loro futuro”. Mentre si riconoscono con ardore, solo teoricamente e largamente funzione e ruolo dell’insegnante, la funzione centrale nella società del suo lavoro, resta ahimè la figura del docente la meno gratificata. “L’insegnante, dichiarava Piero Angela, è la persona alla quale il genitore affida il cervello del proprio figlio affinché diventi un oggetto pensante. Ma l’insegnante è anche colui a cui lo Stato affida i cervelli della collettività, perché diventino il Paese di domani “. Intanto dall’ultimo rapporto Ocse “Education at a Glance 2024”, l’Italia si attacca all’ultimo vagone del convoglio. Di fatto, purtroppo, per i Proff. italiani la situazione è la peggiore. L’aumento previsto nel contratto del triennio 2022-2024, la cui trattativa ancora deve aprirsi, precisa anche sky24, è basato su un aumento del 5,8% degli stipendi del comparto, per cui il 28% di media citato nel rapporto, di aumento delle retribuzioni degli insegnanti europei, per gli insegnanti italiani è solo un miraggio. La nostra società premia in danaro e obbliga a spendere; valore e merito, di conseguenza, vengono riconosciuti a mezzo l’unico sistema premiale, in soldoni; per quanto attiene agli insegnanti del nostro Paese, di fatto, ciò non avviene. Politici e facili benpensanti s’indorano le bocche, ma di fatto, nel vissuto, nell’opera pragmatica quotidiana, riservano all’insegnante un ruolo di assoluta marginalità premiale. Tanti, ipocritamente nelle opinioni o nell’atteggiamento etico, non si allontanano dalla tradizione o dalle norme generalmente accettate, dalle distrattive abitudini politiche, dalle belle parole di circostanza, dal senso alto della esclusiva dinamica tonale cerimoniale, fornendo meritato giusto guiderdone solo in parola, senza di fatto offrire ciò che spetta come beneficio dai meriti e dai servigi resi in campo educativo e formativo, nella delicata opera di foggiare le menti. L’Italia, intanto, per restare in tema, recentemente risulta deferita alla Corte Ue sugli stipendi degli insegnanti precari. Bruxelles apre procedura d’infrazione sulle assicurazioni. L’abuso dei contratti precari per il personale docente ha determinato un deferimento alla Corte di Giustizia europea per il nostro Paese. La Commissione Ue ha aperto il provvedimento che contesta a Roma di non aver posto fine all’uso abusivo di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro discriminatorie. Marcello Pacifico, Presidente nazionale Anief, nel giorno della celebrazione della giornata mondale, ha fatto sentire la sua voce: “L’odierna giornata mondiale degli insegnanti deve servire a ricordare prima di tutto le condizioni di difficoltà in cui lavorano per svolgere una professione di altissimo valore sociale: in Italia il docente non gode più della stima pubblica ed è spesso bersaglio di critiche e violenze da parte delle famiglie, percepisce stipendi sempre più poveri, in un caso su quattro è precario e rimane tale troppi anni oltre il dovuto tanto da avere indotto due giorni fa la Commissione UE a deferire l’Italia alla Corte di Giustizia Europea e il nostro sindacato ad avviare una class action per recuperare fine a 24 stipendi come indennizzo per la mancata stabilizzazione. Inoltre, chi insegna nel nostro Paese difficilmente riesce ad avvicinarsi a casa, per via di vincoli immotivati e applicati anche quando vi sono i posti liberi per accoglierlo, hanno una carriera limitata alla sola possibilità di diventare preside. Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha quindi ragione quando sostiene, come oggi, che l’insegnante è un autentico professionista della conoscenza, con la didattica che deve essere un mezzo per infondere entusiasmo e fiducia nei giovani, elementi essenziali per il loro sviluppo personale e professionale. Per questo la scuola va considerata come ‘pilastro della crescita civile e sociale’. Dobbiamo fare in modo che questo sia riconosciuto, innanzitutto attraverso un compenso adeguato, che in termini pratici corrisponde ad almeno 300 euro medi al mese in più rispetto a quanto già finanziato per il rinnovo del contratto di lavori: sono i soldi che abbiamo chiesto di inserire nella Legge di Bilancio 2025. Sui bassi stipendi degli insegnanti italiani è tornata oggi la stampa specializzata proponendo il rapporto Ocse “Education at a Glance 2024”, da cui figura che “l’Italia è il fanalino di coda dell’area Ocse per quanto riguarda gli stipendi degli insegnanti. Il salario medio degli insegnanti italiani è fermo a 31.950 euro nel 2019, con una stagnazione rispetto agli altri Paesi europei e una parabola discendente fino al 2023. La differenza retributiva è particolarmente evidente se confrontata con il trend tedesco, che ha visto un costante aumento degli stipendi nel corso degli anni. La Germania si conferma al primo posto, con una retribuzione media annua di circa 47.250 euro nel 2019, seguita dalla media OCSE di 42.300 euro”.