Sono trascorsi circa 43 anni dal giorno in cui nella Chiesa di S. Lucia al Corso Vittorio Emanuele a Napoli mi sono sposata. Le emozioni di quel 9 Gennaio sono impresse nel mio cuore. Nella bella e suggestiva chiesa, davanti a Dio, io e Mario ci scambiammo le promesse di rito. Amore, rispetto, fiducia reciproca, unità di intenti, di progetti.
Nell’accettazione reciproca, nella gioia di condividere sempre la vita insieme scegliemmo il matrimonio religioso consapevoli di accogliere un dono che viene dall’Alto e che implica un impegno a vivere la bellezza di un legame speciale alla luce della fede.
Il matrimonio come sacramento riflette l’amore incondizionato di Dio per l’umanità, è occasione straordinaria per sperimentare il suo Amore e diventare partecipi e portatori di questo amore. Da quel momento facemmo entrare il Signore nella famiglia che avevamo appena formato, affidandogliela.
Per vivere una qualsiasi relazione sappiamo tutti che è necessario però accettare la sfida delle differenze, delle fatiche, delle tentazioni, essere capaci di quella fedeltà per cui si sta insieme non per l’imposizione di una legge, non perché non ci si può separare, ma perché ci si vuole veramente bene.
Infedeltà, incostanza, minano il rapporto di coppia; tante sono le famiglie oggi sfasciate; sempre più si registra il fallimento di molti matrimoni e ciò provoca ferite dolorose e profonde.
Della stabilità del legame matrimoniale e della famiglia in generale se ne parla sempre più. Ne parlano i politici, i sociologi, i giuristi. Tante le iniziative legislative, tante le iniziative umanitarie.
La chiesa, da alcuni anni, ha cominciato a dare un’attenzione particolare ai separati, ai divorziati, a coloro che si sono rifatti una vita dal punto di vista affettivo e hanno iniziato una nuova relazione o celebrato un nuovo matrimonio in forma civile. Tutto ciò però non mette in discussione l’indissolubilità matrimoniale.
Il Vangelo di oggi affronta questo argomento molto importante e scottante, che non va letto in chiave moralistica. Il passo è un lieto annuncio, il disegno d’amore di Dio sull’amore tra uomo e donna, amore chiamato ad essere fedele e fecondo. La famiglia è una unità voluta da Dio, il matrimonio espressione di autentico amore, fatto di ascolto, di attenzione, di comprensione, secondo quanto stabilito dal Creatore nel momento della creazione, e quindi l’uomo non deve mai separare ciò che Dio ha unito.
Tutti conosciamo le fatiche e i rischi insiti nel desiderio di una vita insieme duratura e fedele.
E’ infatti difficile rinunciare a una parte della propria individualità per agevolare la fusione con un’altra persona! E’ davvero difficile a volte comunicare e capita allora che marito e moglie dicano:” non ci capiamo più”. Meglio soli che male accompagnati, dice un noto proverbio. Ecco che si preferisce ricorrere alla separazione.
Nel passo odierno di Marco ancora una volta Gesù è provocato dai farisei. All’epoca esisteva l’atto di ripudio per cui, se voleva, l’uomo poteva lasciare la moglie. I farisei chiedono a Gesù di esprimersi su questa norma matrimoniale.
Gesù risponde ribadendo l’amore indissolubile tra uomo e donna come totale e fecondo è l’amore di Dio per noi. Nel sacramento del matrimonio Dio unisce l’uomo e la donna perché possano amarsi, perdonarsi, e proteggere e accompagnare la famiglia che vanno a formare. Gli sposi devono completarsi a vicenda, accettarsi con gioia, superare insieme le difficoltà, superare incomprensioni e discussioni.
Discorso complesso questo di Gesù? Forse sì ma compreso certamente dai bambini che nella famiglia chiedono solo amore da parte dei genitori che vogliono vedere uniti. La predilezione perciò da parte di Gesù per i bambini emerge nel passo evangelico di oggi.
Nella seconda parte leggiamo infatti che alcune persone si avvicinano a Gesù portando dei bambini che volevano che Lui toccasse. Si vedono però ostacolati dai discepoli. “Lasciate che i bambini vengano a me” è la risposta di Gesù. “A chi è come loro appartiene il Regno di Dio”. Meditiamo!