Se vogliamo che la cultura smuova l’economia occorre occuparsi dell’economia. La stagione teatrale, nel periodo dell’autunno e dell’inverno, consente a quei centri cilentani che hanno un’adeguata struttura al chiuso di portare avanti eventi culturali che, altrimenti, finirebbero insieme all’estate. Il teatro non è solo intrattenimento, ma ha un valore sociale, economico ed educativo a cui però occorronono adeguate strategie di promozione, di gestione e di organizzazione. Prima ancora, occorre risolvere il problema cronico di spazi, occorrono luoghi adeguati che non tutti i paesi posseggono. I comuni che hanno teatri o sale adatte ad ospitare eventi e rappresentazioni spesso non valorizzano adeguatamente la straordinaria risorsa che posseggono. Per tutelare la cultura, occorre familiarizzare con il marketing culturale.
Arriva l’autunno e i grandi e piccoli centri pubblicano il cartellone con gli spettacoli teatrali che si susseguiranno fino alla primavera.
Nei piccoli borghi che hanno limitate risorse logistiche ed economiche ad esibirsi sono prevalentemente compagnie ed artisti locali che, spesso di indubbio livello artistico, con caparbia tenacia si impegnano ogni anno ad aumentare le “alzate di sipario”, ad offrire ad ogni stagione più spettacoli, originali e partecipati, a un pubblico che, diversamente, non avrebbe occasioni di incontro, di socializzazione…non potrebbe assistere ad eventi culturali nel proprio paese.
I centri più grandi propongono cartelloni ricchi, con artisti di grande fama, spaziando fra diversi generi per soddisfare i gusti e le preferenze del pubblico, per richiamare un numero crescente di spettatori anche da paesi lontani, sempre più lontani, e affermarsi come centro culturale di riferimento per il territorio, con la consapevolezza che la cultura è fondamentale per il benessere sociale ed economico, per la crescita e lo sviluppo, perchè solo seminando cultura si potrà in un futuro prossimo raccogliere i frutti auspicati.
Se non si cresce, si decresce, si diventa un borgo con sempre meno cultura, con sempre meno economia: si muore. Perchè non si decresca non sono sufficienti l’impegno, la dedizione, l’ ottima offerta del cartellone teatrale (lì dove per cartellone s’intende una variegata offerta culturale, fatta di teatro, cinema, danza, musica…). Occorre applicare strategie di marketing, studiate fin nei minimi dettagli. Non solo nel Cilento, ma in tutt’Italia gli intellettuali ritengono che per fare cultura non occorra (anche) l’economia. A ben riflettere, se vogliamo che la cultura smuova l’economia, di economia dobbiamo occuparci eccome. Questo è uno snodo cruciale, un connubio che occorre si faccia, quello fra cultura e marketing, se non vogliamo che la cultura sia fine a se stessa, che non produca indotto economico. Prendere confidenza con l’economia non rientra in una logica di profitto (è assai difficile che la cultura nei piccoli centri possa generare grandi guadagni), ma semplice ‘sopravvivenza culturale’, in un territorio che versa già in forte decrescita demografica ed economica.
Se chi si occupa di cultura storce il naso di fronte all’economia non comprenderà che il marketing aiuta a capire il comportamento del pubblico, a offrire una maggiore visibilità al cartellone proposto, a valorizzare l’offerta artistica. Come fanno le imprese commerciali, anche le imprese culturali devono utilizzare il marketing, ricorrendo magari a figure specializzate che costruiscano un piano marketing appropriato per poter tutelare la cultura, che è risorsa del paese, del territorio, dell’identità…. del Cilento!