“I Proff. italiani sono i meno retribuiti di tutta l’Unione europea”
Mentre stiamo ormai al nastro di partenza dei corsi abilitanti, col super condono sostegno da 30CFU, il Governatore De Luca e FLG CGIL, denunciano la bassa retribuzione dei docenti italiani, rispetto agli stipendi dei Proff. d’Europa. “In Italia, ha dichiarato Valditara, nel corso della inaugurazione dell’anno scolastico 2024/2025, quest’anno ci sono 110mila studenti in meno. Di fronte a un calo così rilevante avremmo potuto tagliare anche gli organici in modo corrispondente per risparmiare risorse: non l’abbiamo fatto perché io credo molto nel fatto che noi dobbiamo diminuire sempre di più questo rapporto fra docenti e studenti, che poi è già fra i più bassi d’Europa. Credo che aiuti ad aumentare le competenze e a procedere ulteriormente all’abbassamento della dispersione scolastica implicita”. La verità, precisa FLG CGIL, è che gli aumenti promessi dal Ministro Valditara, purtroppo, non bastano neanche per recuperare l’inflazione!
Qualcuno, senza errore, parla di un prossimo “super condono da 30CFU”. Con specifico riferimento al sostegno, a breve, partiranno nuovi corsi abilitanti disciplinari. Su due fronti verranno attivati i corsi: da un lato verranno gestiti dalle Università, dall’altro da INDIRE. È diffusamente nota la notizia della semplificazione del percorso formativo che gestirà INDIRE, facilmente si tratterà di percorsi che si terranno on line e avranno una tempistica limitata. saranno coinvolti migliaia di docenti. Sono ben centomila i docenti che si vogliono specializzare; attualmente, nella scuola di ogni ordine e grado, operano 85mila proff. senza alcuna specializzazione. Da sole le Università si rappresentano impreparate a gestire un tale numero, ne è fortemente convinto anche Valditara. È facile supporre quindi che i corsi si terranno interamente online da erogare in sincrono. Il pacchetto formativo arriverà a costare fino a tremila euro come cifra massima. Mentre innumerevoli triennalisti si preparano, in ogni modo, a questo imminente costoso percorso, restando in tema sostegno, Vincenzo De Luca, Governatore della Regione Campania, mette il dito nella piaga delle supplenze “Non siamo riusciti a garantire la continuità didattica ai bambini che hanno disabilità e che necessitano dell’insegnante di sostegno. Avere lo stesso insegnante è una cosa importantissima, sostiene De Luca”. La considerazione del Governatore travalica, comunque, la necessità della garanzia della continuità didattica e, scivolando facile, tocca la questione retribuzione. Solleva criticamente il problema e afferma: “I Proff. italiani sono i meno retribuiti di tutta l’Unione europea. Questa ingiusta condizione continua a pesare e a caratterizzare il servizio scolastico pubblico”. Per questo motivo, De Luca, ha lanciato un appello al governo affinché nella prossima Legge di Bilancio, si intervenga con decisione per garantire “un’integrazione salariale importante per quanto riguarda il corpo docente”. Un investimento necessario, a suo avviso, per garantire un futuro di qualità al sistema educativo del Paese. Non si tratta soltanto di una “lamentatio” esclusiva di De Luca, si rappresenta questa una già resa manifesta espressione remota e insistente di dolore dei lavoratori della scuola e delle loro rispettive sigle sindacali di tutela. I sindacati, in coro, infatti lamentano da tempo stipendi bassi degli insegnanti italiani e aumenti che non coprono l’inflazione. Nella stessa giornata della inaugurazione dell’anno scolastico 2024/2025, nel corso della ventiquattresima edizione di “Tutti a scuola” tenutasi a Cagliari, i sindacati di categoria hanno fatto sentire la propria voce a difesa dei proff. Nello specifico si è sentita la voce della sigla sindacale Flc Cgil, Federazione lavoratori della conoscenza. I sindacati hanno segnalato che nel nostro Paese gli stipendi degli insegnanti sono ancora troppo bassi e che “gli aumenti promessi dal ministro Valditara non bastano neanche per recuperare l’inflazione “. Il Ministro del MIM, Giuseppe Valditara, nel corso della inaugurazione dell’anno scolastico, alla presenza del Capo dello Stato, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha dichiarato, fra l’altro: “In Italia quest’anno ci sono 110mila studenti in meno. Di fronte a un calo così rilevante avremmo potuto tagliare anche gli organici in modo corrispondente per risparmiare risorse: non l’abbiamo fatto perché io credo molto nel fatto che noi dobbiamo diminuire sempre di più questo rapporto fra docenti e studenti, che poi è già fra i più bassi d’Europa. Credo che aiuti ad aumentare le competenze e a procedere ulteriormente all’abbassamento della dispersione scolastica implicita”. Come riferito, non è mancata la voce a difesa dei lavoratori della scuola, sicuramente critica all’indirizzo Valditara per la bassa elargizione degli aumenti di stipendio. La verità, precisa FLG CGIL, è che gli aumenti promessi dal Ministro Valditara, purtroppo, non bastano neanche per recuperare l’inflazione! Secondo il Rapporto Ocse-Education at a glance 2024, sempre più giù le retribuzioni dei docenti italiani. Anche quest’anno, commenta Gianna Fracassi, il Rapporto Ocse-Education at a glance (2024) conferma un dato del tutto negativo per l’Italia: i docenti del nostro Paese sono tra i meno pagati d’Europa. Ciò riguarda i docenti di tutti i gradi di scuola (primaria, media e superiore) con differenze consistenti relative tanto al livello retributivo iniziale quanto al massimo della carriera. Così la Fracassi: “I docenti italiani di scuola media con 15 anni di servizio (che rappresentano con buona approssimazione la condizione media dell’intera categoria) percepiscono il 13,1% in meno rispetto ai francesi, il 29% % in meno rispetto agli spagnoli, per chiudere con tedeschi e olandesi che guadagnano più del doppio degli italiani. Il Ministro Valditara ha sostenuto che i dati dell’Ocse sono superati perché relativi al 2022 e che da allora, “grazie al contratto firmato nel 2023 che ha comportato un aumento del 4,5%, al nuovo contratto da firmare entro l’anno che porterà un ulteriore 5,78% e al taglio del cuneo fiscale l’aumento medio degli ultimi due anni sarebbe del 17% (…) Con questo aumento i salari dei docenti italiani superano quelli di Paesi come la Francia, il Portogallo, la Finlandia e perfino la Svezia”. Senonché tale affermazione contiene un concentrato di errori ed imprecisioni. Innanzitutto, è scorretto comparare tra loro dati non omogenei, ovvero le retribuzioni del 2022 dei docenti degli altri Paesi con le (presunte) retribuzioni italiane del 2024, anche perché in questi ultimi due anni anche le retribuzioni negli altri Paesi europei potrebbero essere cresciute. Così come è scorretto considerare tra gli aumenti anche il taglio del cuneo fiscale, innanzitutto perché è una misura fiscale che non riguarda solo i docenti ma tutti i dipendenti pubblici e privati e poi perché si tratta di una misura transitoria e non strutturale. Senza considerare che anche negli altri Paesi, nel frattempo, potrebbero aver introdotto benefici fiscali che però non vengono considerati nella comparazione dall’Ocse. Inoltre, il contratto che ha comportato un aumento del 4,5% degli stipendi è stato firmato con enorme ritardo nel 2024 rispetto alla scadenza del 2021, mentre il nuovo contratto per il triennio 2022-2024, che comporterebbe un aumento del 5,78%, ancora non è stato sottoscritto nonostante sia di fatto già scaduto. Ebbene anche qualora si concretizzasse questo aumento complessivo del 10,3% (4,5%+5,78%) e assunto il fatto che nel resto d’Europa non vi sia stato nessun incremento salariale negli ultimi due anni (molto, molto improbabile) le retribuzioni dei docenti italiani sarebbero comunque ben al di sotto di quelle francesi, finlandesi e perfino svedesi. Con l’incremento indicato, infatti, le retribuzioni medie italiane passerebbero da 32.892 euro a circa 36.200 euro, sempre molto meno rispetto ai docenti di tutti gli altri Paesi europei (compresi gli svedesi) come si evince chiaramente dalla precedente. Ma soprattutto ci si dimentica di dire che l’(eventuale) incremento stipendiale del 5,78% relativo al triennio contrattuale 2022-2024 è ben lontano dal tasso d’inflazione dello stesso periodo che è pari a circa il 18%. Ne consegue che, se nella prossima legge di bilancio non ci saranno stanziamenti aggiuntivi per rinnovare il contratto, con le risorse annunciate dal Ministro non verrà garantita neanche la tutela del poter d’acquisto delle retribuzioni del personale della scuola. Altro che valorizzazione dei docenti italiani! In assenza di finanziamenti aggiuntivi, non basteranno le dichiarazioni del Ministro per impedire che le retribuzioni dei docenti italiani arretrino ulteriormente rispetto al resto d’Europa”.