Chiainari, Fognesi e Saccatari fanno fatica a “riconoscersi” per le “caratteristiche” che li distinguono perché è molto più naturale sentirsi individui capaci di andare oltre il frammento dei particolarismi per farsi comunità.
Motola il “monte bambino”; così Ho definito in una poesia che tempo addietro gli ho dedicato …
Una volta anche “sparato” perché negli anni ’60 del secolo scorso era adibito a poligono di tiro dell’esercito italiano che “occupava Piaggine” per un paio di mesi all’anno.
Poi si è emancipato, quel tanto che basta, per sentirsi fratello minore del Cervati che lo fronteggia da Sud. Ma sono in pochi che lo “frequentano” nel corso dell’anno solare, fatto salvo il 15 agosto, quando la chiesetta che ospita la statua della Vergine Maria si apre ai fedeli e gli spazi antistanti diventano sito di picnic …
Ma quanti sono i giovani e meno giovani in grado di scorrere la linea del cielo puntato lo sguardo verso Sud-Ovest, verso il mare, e sanno identificare monti e paesi che lo fronteggiano?
Eppure sono borghi e cime che ci fanno compagnia ogni qual volta che i “valligiani” discendono e risalgono la Valle del Calore: Piaggine, Valle dell’Angelo, Villa littorio, Magliano nuovo, Laurino, Stio, Prignano …
Cervati, Cervatello, Sacro monte di Novi Velia, Monte Stella, monte Chianiello, Monte Vesole, Monte Soprano …
Sono questi i pensieri che accompagnano il mio risalire verso il “Vivo” lungo il sentiero panoramico che si inerpica tagliando in diagonale il costone roccioso della parte sud del monte Motola.
Andrò ad unirmi al raduno organizzato dal parroco che regge le parrocchie di Piaggine, Villa Littorio e Sacco. Lo spettacolo ripaga la fatica necessaria per “scalare” il Monte Vivo e giungere da “pellegrino” alla cappella situata a 1239 m di altitudine.
Il catino verde, che solitamente si anima il 15 agosto di ogni anno, come da tradizione, è già occupato dai volontari che si fanno carico dell’accoglienza dei “pellegrini” che hanno risposto al richiamo di Don Ernesto Nunziata.
Lo spazio destinato ad accogliere raduno di preghiera comunitaria e socializzazione intercomunale è già pronto.
La proposta di don Ernesto è stata accolta con entusiasmo dai “parrocchiani” dei paesi dove esercita la sua missione pastorale. Il passaparola ha animato la voglia di partecipazione di tanti convincendoli a lasciare per un giorno il confort del tinello di casa propria mettendo a “riposo” la TV.
Il servizio di navette predisposto dai giovani collaboratori del parroco, che infaticabilmente si muovono in ogni direzione, è efficiente e garantisce a chiunque di prendere parte dell’evento che, c’è da scommettere, non rimarrà isolato.
La brezza che sale dalla valle è l’ideale per rinfrescare il corpo e rigenerare l’animo di chi, come me, ha risalito a piedi il sentiero che porta sul pianoro attrezzato situato a quota 1240 m.
Bambini, giovani, adulti e anziani non hanno disertato l’evento ‘goliardico”… sono tutti entusiasti di essere protagonisti della giornata fuori “porta” da trascorrere in un’atmosfera di strapaese senza badare ad anacronistici retaggi campanilistici spacciati per “identità” …
Chiainari, Fognesi e Saccatari fanno fatica a “riconoscersi” per le “caratteristiche” che li distinguono perché è molto più naturale sentirsi individui capaci di andare oltre il frammento dei particolarismi per farsi comunità.
“Mischiatevi nei tavoli, conoscete chi vi è estraneo, salutate chi riconoscete …” è la voce di Don Ernesto che irrompe sul pianoro richiamando l’attenzione dei presenti. Prima di salire al Vivo ha già celebrato le messe domenicali nei tre paesi affidati alle sue cure. Ora chiede un momento di raccoglimento per recitare il “Padre Nostro” …
Pasta al sugo, panini con salsiccia accompagnati da insalata mista e un assortimento di dolci d’altri tempi ricrea un clima di compiacimento collettivo che nessuna delle sagre consumistiche estive può vantare.
Seduti ai tavoli ci sono oltre 400 i grandi e piccoli pellegrini che, con un contributo di 5€, e soprattutto grazie al lavoro dei volontari, hanno occupato i posti a sedere disponibili e sufficienti ad accogliere tutti.
Non è dato sapere se questo raduno spontaneo farà “scuola”; certamente ha creato un precedente dal quale non si potrà prescindere in futuro!
Sono presenti anche Renato Pizzolante e Franco La Tempa, sindaci di Piaggine e Sacco, che girano tra la gente e osservano compiaciuti l’euforia che sprigiona tanta cordiale soddisfazione.
Dal mio punto di “vista” vedo arrivare Franco Nigro accompagnato da suo nipote Carmine e Pasquale Di Fiore che hanno passato molta parte della loro vita a Pittsburgh, città in Pennsylvania; Enzo Marra, Emilio Conforti, Carmelo Petraglia, Federico Vairo, Elisabetta e i due Angelo di Villa Littorio.
Con Gina condividiamo il tavolo con Enza e Marcello Coccaro ed altri loro amici di Villa Littorio … per il resto è un continuo incontrarsi, riconoscersi e confrontarsi su una miriade di argomenti che non sono il fine ma il mezzo per rientrare in sintonia con la vita sociale che non è una scoperta improvvisa, anzi è la condizione umana senza la quale non può esistere una comunità, in generale; ma indispensabile per cercare di far mantenere vivi dei paesi che, quotidianamente, vedono assottigliarsi gli spazi vitali …
Sicuramente, dopo questa esperienza, nessuno potrà dire che unire le coscienze per fare comunità è impossibile!
Anzi è il solo modo per tentare di puntare insieme verso un futuro che oltre ad essere necessario, è anche dietro l’angolo.
Dopo il pranzo luculliano, mi concedo dagli amici e mi avvio verso valle discendendo per il sentiero … già pregusto lo spettacolo panoramico che mi accompagnerà fino a valle. All’imbocco del tratturo mi affiancano Franco Tedesco e Anna Maria, camminare e parlare per conoscere chi fa stessa strada è un’altra delle azioni umane che aiuta ad essere vivi e riannodare i ricordi con gli affetti.