Sei “fotoquadri” ricavate dagli scatti fotografici del falegname e giornalista consegnati per metterli in “mostra” al sindaco di Roccadaspide, Gabriele Iuliano
Non sono molti i cittadini che vogliono “bene” al proprio paese! Di solito si chiede molto, si ottiene poco, si aspetta sempre che altri facciano qualcosa …
Quando questo paese, come Roccadaspide, disseminato sul territorio comunale, spezzettato in diverse contrade e frazioni, diventa difficile creare un senso di appartenenza tangibile e, soprattutto, convergente su un “comune” sentimento di identificazione sociale.
Ecco perché l’opera “artistica” di Gabriele Conforti, falegname di mestiere e per tradizione familiare ma fotografo dilettante che ha superato il livello amatoriale per approdare ad una dimensione qualitativamente elevata, contribuisce in modo determinante a portare l’attenzione dei cittadini sul centro abitato del capoluogo.
Infatti, è innegabile che la parte storica e quella moderna della “città” ha necessità di essere raccontata per opere e per immagini.
Sulle opere sarebbe necessario mettere in atto un racconto per testi storici, architettonici, produttivi, artistici … Per immagini, invece, ecco che Gabriele ha pensato bene di mettere in evidenza alcuni aspetti paesaggistici di Roccadaspide con foto di alto livello fermando le inquadrature con scatti d’autore.
Ed è proprio per consegnare alla comunità per tramite del sindaco, Gabriele Iuliano, alcuni “foto-ritratti” che il “fotografo” ha selezionato sei inquadrature che “raccontano” aspetti significativi del centro abitato. Stessa cosa aveva già fatto con la mostra dedicata alla contrada dove vive: Fonte di Roccadaspide.
Con una breve ma significativa cerimonia tenutasi alla presenza di un nutrito pubblico di cittadini con in testa il vice sindaco Girolamo Auricchio, nella sala attrezzata del primo piano della “Casa comunale” il sindaco ha preso in carico le “fotoquadri” che raccontano storie immaginate da Gabriele ma lasciando “porte” aperte a quanti vorranno soffermarsi ad osservare e, eventualmente, aprirle con i refusi della memoria che, di solito, non tradisce i sentimenti e le emozioni di ognuno di noi.
In essi, chi entrerà nella casa comunale, nell’attesa di accedere agli uffici, si potrà immedesimare e rivedere per come si è stati e di come siamo cambiati. Inoltre, con un po’ di fantasia, ci si potrà rendere conto di come è modificata la percezione di noi stessi e delle cose che ci circondano che ci “richiamano” ma non riusciamo più ad entrare in sintonia con esse.