Scuola: democrazia pluralista e accoglienza interculturale
“La necessità di gestire efficacemente la differenza culturale nella società impone un forte investimento sull’educazione interculturale, come progetto intenzionale di promozione del dialogo e del confronto culturale rivolto a tutti, italiani e stranieri, per costruire le forme di una cittadinanza attiva, consapevole e interculturale”.
La nascita dello Stato di Democrazia pluralista è legata alla mutazione dello Stato liberale, all’estensione della sua base sociale. Da monoclasse, lo Stato, assume la caratteristica di pluriclasse, accoglie la molteplice varietà dei gruppi e delle idee; è finalizzato al perseguimento degli stessi interessi; si costituisce di un sistema valoriale capace di confronto nel contesto sociale e si manifesta a più voci nell’attività parlamentare. Lo Stato di Democrazia pluralista sul piano storico è di certo un fattore determinante e di allargamento dell’elettorato quantitativo attivo, cumulato nel suffragio universale. Le trasformazioni coinvolgenti della Democrazia pluralista riguardano l’affermazione dei partiti di massa, la definizione degli organi elettivi come confronto scontro di interessi di varia natura, il riconoscimento dei diritti sociali, mezzo d’integrazione nello Stato dei gruppi di svantaggio. A riconoscere i diritti sociali è stata la Costituzione Di Weimar (Germania), nel 1919. Insomma, il pluralismo è la dottrina che ravvisa legittimità giuridico-politica nello Stato e la pluralità dei gruppi sociali. In termini pragmatici il pluralismo interessa la partecipazione di questi alla vita pubblica. “Democrazia pluralista e accoglienza interculturale”, restando nel mondo scuola, si rappresenta traccia d’ulteriore punto indicato dal Documento SIPED (Società Italiana Pedagogia): “Ripensare la scuola nella società di oggi. Punti salienti per una vision innovativa, concreta e lungimirante”; fattore necessario, a dire della Società Italiana Pedagogia, nella formazione degli insegnanti, “a fronte della necessità faticosa di negoziare un modello sufficientemente condiviso di scuola e di società”. Per educazione interculturale quindi “si intende l’individuazione, all’interno di un progetto educativo, di uno specifico percorso di interazioni fra soggetti appartenenti a diverse culture e mirante a favorire il superamento del mono culturalismo. Ciò verrà sviluppato attraverso l’acquisizione di strumenti che portino al riconoscimento dei valori appartenenti alle diverse culture, a un confronto finalizzato alla comprensione delle differenze favorendo la verbalizzazione e l’empatia”. Con riferimento al punto “Democrazia pluralista e accoglienza interculturale” il Documento SIPED richiama al bisogno di un investimento interculturale col fine di costruire forme di cittadinanza attiva. “La società italiana è oggi, nei fatti, multiculturale, con la presenza di circa 5 milioni di immigrati (una proporzione analoga a quella degli altri Paesi dell’Unione Europea) e con l’eredità di una lunga vicenda di emigrazione che, nell’arco di un secolo, ha coinvolto ben 27 milioni di connazionali. La necessità di gestire efficacemente la differenza culturale nella società impone un forte investimento sull’educazione interculturale, come progetto intenzionale di promozione del dialogo e del confronto culturale rivolto a tutti, italiani e stranieri, per costruire le forme di una cittadinanza attiva, consapevole e interculturale. Oggi la scuola italiana è frequentata da circa 800 mila allievi stranieri, provenienti da ben 196 differenti paesi del mondo (nella scuola italiana è rappresentato il mondo intero!) e la crescita di una seconda generazione della migrazione (composta da giovani arrivati nel nostro paese in età precoce o nati da genitori immigrati in Italia), la scuola rappresenta oggi un laboratorio privilegiato per la costruzione di una democrazia pluralista e socialmente coesa. Tale intento esige, però, un forte investimento formativo nei confronti degli insegnanti, affinché acquisiscano nuove competenze pedagogiche, sulla base di principi di apertura culturale, accoglienza e inclusione, per fare delle diversità culturali un punto di vista privilegiato dei processi educativi”. In verità la scuola si è adoperata ancor prima del Governo Meloni in termini di accoglienza interculturale. Nel marzo del 2022, fra l’altro, il Ministero dell’Istruzione, dettò le linee guida per l’orientamento culturale. Così l’allora Ministro Bianchi, rivolgendosi ai dirigenti e agli insegnanti: “Siamo tutti consapevoli che, nonostante l’impegno profuso da amministratori e personale della scuola, la pandemia da Covid 19 ha avuto rilevanti costi in termini di apprendimento e di socializzazione mancati. Come prevedibile, e come molte ricerche hanno documentato, gli alunni in situazioni di fragilità, spesso accompagnata da difficoltà economico-sociali e dall’assenza di particolari supporti tecnologici, sono stati tra i più penalizzati. Tra questi, gli alunni e le alunne, gli studenti e le studentesse provenienti da contesti migratori, la cui situazione formativa è certo migliorata negli anni, necessitano ancora di specifiche azioni di sostegno per una piena attuazione dei propri diritti socioeducativi. Con l’intenzione di offrire un contributo al difficile compito dei docenti e dei dirigenti scolastici, in particolare per la realizzazione di interventi mirati per gli studenti provenienti da contesti migratori, e con l’obiettivo di promuovere un rinnovamento della didattica e delle relazioni tra tutti gli studenti in un contesto di crescente pluralismo culturale, l’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale, organismo con compiti propositivi e di consultazione, del Ministero dell’istruzione, ha elaborato il documento “Orientamenti interculturali. Idee e proposte per l’integrazione di alunni e alunne provenienti da contesti migratori”, in cui sono declinate possibili modalità organizzative delle scuole e al contempo fornite indicazioni operative, in considerazione dei cambiamenti avvenuti nel paesaggio multiculturale della scuola italiana negli ultimi dieci anni. In tale prospettiva di aggiornamento il documento si pone in continuità con i precedenti documenti di indirizzo e Linee guida sul tema. Di fronte ad un compito così difficile e decisivo, che sollecita ad esprimere tutta la qualità inclusiva del nostro sistema scolastico, è necessario costruire alleanze nei diversi contesti territoriali, con il mondo delle istituzioni, degli enti locali, delle associazioni, del volontariato. È inoltre importante, come viene suggerito nel documento, coinvolgere tutti gli studenti, indipendentemente dalla propria provenienza, insieme, in azioni di partecipazione attiva e reciproco scambio. Un punto di riferimento significativo è costituito dalla legge 92/2019, Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica e nelle successive Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica (decreto 22 giugno 2020). Gli articoli della legge presentano molti spunti in comune con le tematiche di questo documento di Orientamenti interculturali. Nella difficoltà della presente congiuntura può essere di aiuto ricordare che sempre sono state le sfide più difficili a far progredire l’innovazione e la nostra cultura pedagogica. La presenza nella comunità scolastica di alunni e studenti portatori di ulteriori valori culturali, linguistici, religiosi, è certamente un elemento di complessità, ma può rivelarsi, come testimoniato da diverse positive progettualità scolastiche, anche una grande occasione per ripensare alla scuola e al suo mandato di fronte alle sfide del pluralismo socioculturale. Non solo per la predisposizione di spazi, metodi e strategie di apprendimento adatti a prendersi cura dello sviluppo di abilità e competenze di tutti e di ciascuno, ma anche per ripensare e rinnovare il curricolo, valorizzare il plurilinguismo e l’assunzione di responsabilità sociale da parte degli studenti, promuovendo le alleanze capaci di dare vita a quella ‘città educativa’ che è il contesto più adeguato all’inclusione sociale e l’esercizio per tutti della cittadinanza attiva. Spero che le idee e le proposte contenute in questo documento possano davvero costituire un utile orientamento per l’azione di tutta ’Amministrazione Scolastica – Uffici Scolastici Regionali, istituzioni scolastiche e reti di scuole sul territorio – e che possano contribuire a valorizzare e diffondere le tante buone pratiche, organizzative e didattiche, già introdotte dalle istituzioni scolastiche. La possibilità per il Paese di contare, per il suo sviluppo economico e civile, sulle intelligenze e sui talenti di tutti gli studenti dipende in larga misura dalla formazione scolastica che riusciremo a realizzare e a garantire a tutti, non uno di meno! Auspichiamo che una sempre più diffusa e organica opera educativa interculturale possa veramente consentire una sempre maggiore integrazione fra popoli e culture e che si rappresenti riscontro sostenibile alle molteplici criticità multiculturali e al bisogno dell’incontro con l’altro. Occorre guardare alla educazione interculturale come fattore di garanzia di felicità fra diversi, configurarsi intercultura, capacità degli uomini di muoversi attivamente e pacificamente in diverse contestualità culturali, allargando sempre più i propri confini geografici e culturali per circoscrivere nuovamente confini e riceventi. elgr