Psillio è il nome comunemente utilizzato per indicare la fibra ricavata dai semi e dalla cuticola, la parte che riveste i semi, dalla Plantago psyllum, una pianta erbacea appartenente alla famiglia botanica Plantaginaceae diffusa in diverse parti del mondo, tra cui Nord-Africa, India, Medio Oriente e alcune zone del sud Europeo. Grazie all’elevato contenuto in fibre solubili, i semi di psillio – e quello in polvere – agiscono a livello intestinale, motivo per cui sono largamente utilizzati come integratori alimentari contro la stipsi, per dimagrire, come agente saziante e come modulatori dell’assorbimento. Lo psillio è largamente utilizzato in campo erboristico per via delle sue proprietà lassative naturali con un’azione di tipo meccanica. I semi, ma ancor di più le bucce perché più voluminose a parità di peso, hanno la capacità di gelificarsi grazie all’elevato contenuto in mucilllagini, le fibre solubili che per struttura assorbono l’acqua e la trattengono, aumentando così il proprio volume. Il richiamo di acqua nel lume intestinale per osmosi provoca un aumento e ammorbidimento della massa fecale, con conseguente stimolazione dei movimenti peristaltici e facilitazione dell’evacuazione. Può essere impiegato anche in recimi nutrizionali ipocalorici e come ipoglicemizzante, perché rallentando lo svuotamento intestinale, come tutte le fibre solubili, modula la risposta glicemica dell’organismo ai pasti riducendo la velocità di assorbimento degli zuccheri nel sangue e aumenta il senso di sazietà ritardando lo svuotamento dello stomaco. Inoltre, intrappolando gli acidi biliari ricchi di colesterolo secreti durante il processo digestivo, ha la capacità di ridurre il colesterolo LDL e i trigliceridi, con effetti benefici sull’apparato cardiovascolare. Lo psillio è quindi un particolare tipo di fibra molto meno “aggressiva” sulle mucose interne rispetto ad altre, con effetto benefici e antinfiammatorio sull’apparato digerente.