La scuola di merito a convegno sul Problem solving
“Il Problem Solving, una metodologia per l’innovazione dell’insegnamento della Matematica” è il titolo del convegno nazionale che si terrà domani presso la Sala Aldo Moro del Ministero dell’Istruzione e del Merito. L’iniziativa è volta ad approfondire e discutere le metodologie più efficaci nell’insegnamento della matematica, anche in rapporto con le altre discipline, e ad analizzare le strategie per portare a sistema i risultati del progetto nazionale PP&S”. Segue la relazione su Problem solving di Manuela Kustermann
Col linguaggio didattico problem-solvig si vuole orientare l’apprendimento verso la soluzione di un problema. La modalità problem-solvig implica il distanziamento dalla lezione cattedratica e sollecita a proporre un problema che crea immediatamente una dissonanza cognitiva (tra ciò che si sa e ciò che ancora non si conosce). Fra le altre metodologie didattiche inclusive ricordiamo l’apprendimento cooperativo o cooperative learning, il tutoring, lo studio di caso, la didattica laboratoriale, il flipped classroom, il dibattito, il processo a personaggi storici. Si parlerà d’innovazione didattica quando si considerano queste cinque 5 Metodologie: E-learning, Role playing, Brainstorming; Learning by doing. Il Problem solving si aggiunge a queste quattro. Nel nostro Paese oggi è il metodo didattico trasmissivo a farla da padrone. E’ quello più diffuso nella scuola. Consiste nella organizzazione delle sequenze di apprendimento. I momenti sono due: quello della lezione o dell’acquisizione e quello che interessa l’applicazione delle conoscenze assunte. Ne consegue la valutazione. La scuola, dunque, necessita di procedure, metodi, tecniche e processi didattici; è l’insegnante che da stratega le utilizzerà nei suoi percorsi per progettare la sua azione. Il docente, conosciuto il gruppo, è chiamato ad operare con abile capacità di adattamento e ad applicare la giusta strategia per affrontare il gruppo classe. Di Problem solving si parlerà domani, 31 maggio. Si terrà sul tema un convegno nazionale al MIM.
“Il Problem Solving, una metodologia per l’innovazione dell’insegnamento della Matematica” è il titolo del convegno nazionale che si terrà presso la Sala Aldo Moro del Ministero dell’Istruzione e del Merito. L’evento è rivolto ai docenti di Matematica, Matematica e Fisica, Matematica e Scienze ed è organizzato nell’ambito del progetto Problem Posing & Solving (PP&S) promosso e sostenuto dalla Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici per la valutazione e l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione, dal 2012, in partenariato con l’Università di Torino, il Politecnico di Torino, la Fondazione Piemonte Innova e il IIS Carlo Anti di Villafranca di Verona www.progettopps.it. L’iniziativa è volta ad approfondire e discutere le metodologie più efficaci nell’insegnamento della matematica, anche in rapporto con le altre discipline, e ad analizzare le strategie per portare a sistema i risultati del progetto nazionale PP&S”. Pare che la Matematica sia odiata dal 38% degli studenti, è proprio la matematica che vince il primo premio fra le materie più odiate. In un sondaggio condotto da Studenti. It, a cui hanno partecipato più di 1.500 studenti, è stata scelta come disciplina più odiata, dal 38% degli intervistati. In pochi, infatti, si laureano in Matematica. Speriamo possa veramente servire il problem-solvig. Intanto i laureati in questa disciplina nella misura del 71,9% dei lavora nel settore privato. È occupato nel ramo dell’istruzione e ricerca il 42,6% dei laureati, nel ramo dell’informatica il 25,1% e in quello delle consulenze professionali il 9,4%. Insegnare il problem solving comporta che insegniamo a comunicare, incoraggiamo l’indipendenza, ma senza temere il lavoro di gruppo, lavoriamo sulle saggezze e, per finire, trasmettiamo l’importanza del procedimento. Interessante la relazione su Problem solving di Manuela Kustermann: “Il Problem Solving è una metodologia didattica attiva in cui, a partire da una domanda o situazione stimolo, viene posto alla classe un problema da risolvere in un contesto reale, mettendo gli allievi in condizione di ricercare ipotesi di verifica alla luce dei fatti e delle informazioni raccolte Finalizzato a favorire un approccio di ricerca alle discipline di studio e applicato già nell’America degli anni ’70, alternativo alla didattica tradizionale e fondato sulla risoluzione di problemi presentati in contesti di vita reale, l’approccio ha l’obiettivo di stimolare la scoperta di procedimenti attivi che, motivando e interessando il gruppo classe, portino a interpretare analiticamente il problema, per poi giungere a conclusioni consistenti. L’apprendimento è caratterizzato, lungo l’intero processo, da un carattere dinamico, in quanto gli studenti devono acquisire informazioni dal docente per poter affrontare il problema, essere in grado di costruire in gruppo le conoscenze disciplinari ed essere consapevoli dei processi di riflessione attuabili, indagando tutte le soluzioni possibili, valutandone l’efficacia e ponendo alla fine nuovi problemi. Le ricerche più recenti dimostrano che il Problem Solving non riguarda solo le discipline scientifiche e può essere attuato in ogni ordine di scuola, purché si pongano problemi adeguati al grado di comprensione degli allievi, in situazioni reali o almeno verosimili, interessanti e complesse, al fine di stimolare i ragazzi a porsi sempre nuove domande; si potrà procedere a insegnare in modo criticola Matematica (disciplina per la quale esistono copiosi contributi), l’Italiano (per la risoluzione di un giallo o la scrittura di un testo), le Scienze (attraverso la conduzione di esperimenti in laboratorio), la Storia (ponendo una controversia da analizzare, ricostruendo i processi che hanno dato vita ad alcune grandi vittorie o sconfitte, …), o utilizzando le tecnologie informatiche (costruendo ipertesti o visionando software e multimedia didattici che pongono situazioni stimolo). L’insegnante decide se mostrare egli stesso come risolvere il problema o se chiedere ai ragazzi quali soluzioni si potrebbero attuare, valutando in base alle caratteristiche del gruppo classe e alla natura del problema come calibrare i seguenti aspetti: modalità di formulazione della domanda; passaggi da esplicitare; spazi problematici da lasciare insoluti; dati da fornire per risolvere l’enigma. L’attività didattica si potrà realizzare sotto forma di ricerca, di lezione euristica, di discussione, di lavoro di gruppo, fino ad arrivare – per la formazione degli adulti – all’analisi di casi specifici.Al termine dei lavori il docente aiuterà il gruppo classe a valutare le fasi di risoluzione del problema e le tipologie di ragionamento che si sono rivelate più efficaci; le scoperte degli allievi si tramuteranno in contenuti consolidati quando il docente saprà collocarle in un sistema ordinato di preconoscenze e conoscenze disciplinari, aiuto di cui i ragazzi hanno bisogno per organizzare e interiorizzare quanto appreso, fino a quel punto, intuitivamente. Per esemplificazioni pratiche, si possono trovare valide e dettagliate schede di attività svolte sul tema interdisciplinare della “misura” in Matematica, Geometria, Scienze e non solo, a questo link[Per quanto riguarda l’applicazione del Problem Solving allo sviluppo di comportamenti interpersonali e prosociali, si veda il contributo del testo di Ricci, Diadori, Pompei, Promuovere l’intelligenza interpersonale. Un programma diProblem solving cognitivo-interpersonale nella scuola.Infine, Ari Lab, Sviluppo di strategie di Problem Solving in campo aritmetico è un esempio di software didattico valido anche per la secondaria di primo grado. Il programma è reperibile facendo riferimento al sitowww.dienneti.it Problem solving: esercizi di gruppo. In alternativa agli esercizi individuali, ci sono le tecniche in piccolo gruppo, come il brainstorming. Questo esercizio fu messo a punto da Alex Osborn tra gli anni 40 e 50 e poi si diffuse in molti ambienti. Si tratta di una discussione di gruppo in cui viene incoraggiato il pensiero divergentegrazie alle dinamiche di gruppo che intensificano e combinano gli sforzi individuali. Il conduttore ha un ruolo fondamentale: deve conoscere gli estremi del problema e istruire i membri alle regole e al loro rispetto.Dopo una breve presentazione del problema, segue una fase di presentazione delle idee individuali (incoraggiando anche le proposte più assurde). Le idee vengono raccolte e registrate in modo disordinato e poi vengono organizzate in modo tale da sottolineare i punti in comune. In ultimo c’è la valutazione delle idee: si discutono e si commentano le varie idee, allo scopo di giungere alla formulazione di un “elenco ragionato” che contenga solo quelle più interessanti. I bambini sono per definizione creativi, basta canalizzare la loro creatività nella risoluzione dei problemi Potete ad esempio: fotografare insieme o filmare oggetti da diversi punti di vista e analizzare insieme particolari che non avevate notato – leggere una fiaba e a un certo punto cambiare le cose ( il buono diventa cattivo!) e chiedere come finirebbe la fiaba. Si può fare la stessa cosa con un cartone animato o un film che vi piace – chiedere di elencare il maggior numero di conseguenze di certi fatti. Ad esempio: «Cosa succederebbe se mancasse il fuoco? Se l’acqua fosse rossa? Se l’elefante fosse piccolo? Se i soldi crescessero sulle piante? giocate al tangramVi suggerisco anche un sito che propone tanti giochi enigmistici per bambini ed esercizi di pensiero laterale ( e che mettono anche in difficoltà gli adulti)”.
elgr