Valditara, dal piano governo scuola incluso in “E’ l’Italia che vogliamo”, alle aspre critiche dello Snals Milano
“Quattro sono gli obiettivi di una scuola che voglia essere motore di sviluppo di una nazione: ridare autorevolezza ai docenti, che rivestono un compito delicato e strategico; avere obiettivi formativi adeguati alle necessità di coesione e di sviluppo del Paese; far sì che nessuno studente rimanga indietro; valorizzare i talenti di ogni allievo.”
Nel testo “E’ l’Italia che vogliamo”, nel capitolo “Scuola e formazione”, l’attuale Governo Meloni, volle tracciare lo sviluppo ragionato del suo programma. La scuola, a guida Valditara, intesa come moto di sviluppo territoriale nazionale, trovava preliminari importanti indicazioni circa gli obiettivi da raggiungere. La politica scolastica votata nella più recente campagna elettorale ottenne favorevole consenso poiché adottò le seguenti distinte priorità: “Quattro sono gli obiettivi di una scuola che voglia essere motore di sviluppo di una nazione: ridare autorevolezza ai docenti, che rivestono un compito delicato e strategico; avere obiettivi formativi adeguati alle necessità di coesione e di sviluppo del Paese; far sì che nessuno studente rimanga indietro; valorizzare i talenti di ogni allievo.” Questi i capisaldi della scuola nuova. Il docente e la sua carriera assumono una peculiarità nel contesto dell’attuale politica scolastica. “Occorre strutturare per il futuro una vera carriera docente con passaggi di funzioni che presuppongano una valutazione positiva dell’istituto scolastico, previa certificazione di appositi periodi di formazione e con opportuni riconoscimenti economici. Ai docenti “esperti” saranno attribuite, in particolare, quelle funzioni strategiche di tutoraggio degli studenti più in difficoltà o di guida di chi ha dimostrato doti particolari. A questi docenti esperti potrà essere affidata la progettazione e la gestione dell’offerta formativa personalizzata, così come il supporto ai colleghi nell’identificazione delle strategie didattiche più efficaci per migliorare l’educazione interculturale e l’inclusione degli studenti stranieri.” Non secondaria poi la storia e la ricchezza culturale valoriale nazionale: “Gli obiettivi formativi devono recuperare la conoscenza del nostro passato, dei valori posti a fondamento della nostra civiltà. La storia, di fatti, di arti e di lettere, deve tornare ad avere al centro Grecia, Roma, Gerusalemme, i Comuni e l’Impero, l’Umanesimo e il Rinascimento, il Barocco e l’Illuminismo, l’Ottocento e ovviamente il Novecento. Occorre riscoprire la cultura classica, favorendo l’insegnamento delle basi della lingua latina e insegnando a tutti gli studenti elementi di letteratura greca e latina.” Nell’azione di recupero del sapere rispettoso della cultura storica e tradizionale si aggiunge un ulteriore bisogno, secondo le linee programmatiche del programma politico del Governo Meloni, “…ci vuole anche una scuola che favorisca l’apprendimento delle materie cosiddette STEM (acronimo inglese per scienza, tecnologia, ingegneria e matematica).” Ulteriore tappa, terza, dell’attuale Governo in carica, con riferimento al mondo scuola, interessa il fenomeno drammatico della dispersione e il ridotto numero di giovani laureati. “..sarebbe profondamente sbagliato immaginare di risolvere il problema della qualità degli apprendimenti futuri dei nostri giovani se, mantenendo la struttura del sistema scolastico esistente, eliminassimo soltanto le bocciature. Un sistema scolastico che sia “lievito” dei talenti degli studenti e che non ne trascuri nessuno deve strutturarsi sul piano ordinamentale, organizzativo e didattico in una maniera diversa dall’attuale. Occorre passare dalla logica del “diplomificio” a un modello di formazione scolastica che privilegi lo sviluppo individualizzato dei talenti e delle corrispondenti competenze”. Il problema potrà risolversi solamente, si nota nel programma, passando da un sistema di istruzione e formazione che lavora con la logica del setaccio a un sistema che operi con la logica del lievito dei talenti di ciascuno. Il valore del merito è un obiettivo che si può raggiungere. “Innanzitutto, scrive il gruppo Meloni, si potrà portare a compimento la logica della valorizzazione dei talenti, rilanciando il valore educativo e formativo del “lavoro” in tutti i corsi di studio. È necessario rifiutare fin dal primo ciclo di istruzione il pregiudizio, consolidatosi soprattutto nell’ultimo secolo, per il quale chi studiava non doveva lavorare se non quando avesse finito di studiare, e chi lavorava non doveva più studiare per tutta la sua vita di lavoro proprio perché aveva già studiato per quel tipo di lavoro. Serve, allora, che fin dal primo ciclo di istruzione si valorizzi, molto più di quanto accada ora, l’integrazione fra teoria e pratica, fra mente e mano, fra aula e laboratorio, fra l’operare dentro la scuola e fuori dalla scuola. Si tratta di riconoscere definitivamente il valore culturale e formativo dell’alternanza scuola/ lavoro e dell’apprendistato. Dentro le scuole paritarie e quelle statali, poi, è necessario potenziare le occasioni di esercizio della libertà e della responsabilità degli studenti e delle loro famiglie, riorganizzando i piani di studio per attività obbligatorie (quelle essenziali, comuni a tutti), attività opzionali e attività facoltative (anche per favorire allo stesso tempo recuperi, approfondimenti o sviluppi personalizzati degli apprendimenti). La risistemazione che abbiamo disegnato va accompagnata da un’articolazione flessibile dei piani di studio, per rendere davvero concreta la valorizzazione dei talenti di ciascuno studente. Il possibile rilancio della qualità sia dei percorsi generalisti di tradizione liceale sia di quella dei percorsi tecnico-professionali secondari e superiori (con finalità simili al sistema duale tedesco che valorizza ben 900.000 giovani l’anno). A questo proposito, dopo il PNRR (legge n. 79 del 29 giugno 2022) e la legge sugli ITS (Istituti Tecnici Superiori), c’è finalmente la possibilità concreta di ridisegnare i percorsi tecnico-professionali su una filiera unitaria, graduale, integrata, continua e progressiva, evitando doppioni e sovrapposizioni di profili come invece accade oggi tra istruzione tecnica e istruzione e formazione professionale, e offrendo a chiunque la possibilità di giungere fino ai livelli superiori degli studi. Infine, bisogna aumentare la libertà di scelta’ “tra scuole” e “nelle scuole”. Dopo essersi insediato l’attuale governo si è messo a lavorare fattivamente. La scuola, si disse convinto Valditara, già “nei primi cento giorni ha ottenuto notevoli attenzioni”. Sono state fatte tante cose sostenne il Ministro del MIM. Valditara si riferiva principalmente alla firma per il rinnovo contrattuale. Provvedimento lungamente atteso, che però è stato attuato coi fondi del precedente biennio a guida Conte-Draghi. “In tre settimane, ebbe a dichiarare il Ministro, abbiamo concluso il contratto della scuola per un milione e 250 mila persone, abbiamo dato un aumento di 124 euro al mese per 1,2 milioni di persone”, se pure lo stesso incremento, occorre aggiungere, non è affatto sufficiente considerando l’inflazione aumentata recentemente oltre l’8%. Nei primi tre mesi del governo scuola Valditara, dunque, è stato fornito rilievo alla circolare contenente indicazioni sull’uso di cellulari e dispositivi elettronici nelle aule. In sostanza è stato riconfermato il veto già precedentemente posto dell’uso dello smartphone durante le lezioni. In tal modo, anche in tal modo, il Ministro Valditara pensava e pensa di restituire rispetto e valore ai docenti. Valditara chiese poi, nel corso del mese di febbraio, un pò di pazienza. Il precariato, i vincoli di mobilità, le classi pollaio e l’eccessivo abbandono scolastico, non possono infatti essere risolti in 100 giorni di governo. Basta sapere, come sostiene convinto il Ministro, che la strada tracciata è quella giusta, in tal modo, con pazienza appunto, si riuscirà a raggiungere i traguardi sperati. Carlo Tecce, per l’Espresso, con riferimento ai meriti di Valditara, si attiva in qualche precisazione: “Il grande merito del prof. Giuseppe Valditara è che non s’è parlato abbastanza del merito della sua nomina a ministro dell’Istruzione e appunto del Merito (altrui). Ci si è soffermati sulle copertine dei suoi volumi come sulle confezioni dei cioccolatini. Se per tratteggiare il profilo di un docente universitario di Diritto Romano a Torino pare inelegante citare la mamma di Forrest Gump, che teorizzò che «la vita è uguale a una scatola di cioccolatini e non sai mai quello che ti capita», si potrebbe candidamente osservare che il Valditara ha solcato più fasi politiche e intellettuali”. Lo Snals Milano, non la manda a dire e ci mette la faccia, colma di espressioni e cromie. Muove un’aspra critica contro il Ministro dell’Istruzione e del Merito , Giuseppe Valditara. Nella pagina della Segreteria provinciale del sindacato scrive: “Valditara, il Ministro sulla luna”. Questo il pezzo: Nel nuovo governo sono stati nominati 24 ministri, più o meno noti, più o meno silenziosi, più o meno esposti mediaticamente. Certamente Giuseppe Valditara fa parte della categoria dei ministri maggiormente soggetti all’esposizione mediatica e le sue esternazioni, spesso quotidiane e talvolta “bizzarre”, sono molteplici. In questo sembra seguire pedissequamente le orme dei suoi predecessori Azzolina e Bianchi, i quali avevano necessità di “distrarre” l’opinione pubblica data l’irrilevanza della “loro” politica dell’istruzione rispetto alle reali “emergenze” della scuola italiana. Ecco allora dichiarazioni a mezzo stampa, inutili convegni, dimenticando i saggi detti latini: Multum clamoris, parum lanae (Tanto rumore e poca lana) oppure Semper deterior vehiculi rota perstrepit (È sempre la ruota più malmessa del carro che fa rumore). Nei giorni scorsi sulla stampa è comparsa la figura di un tutor per i Pcto (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento), poi quello per l’orientamento, ora è la volta di un altro “bizzarro” annuncio: il docente tutor in ogni classe e la sperimentazione di classi da dieci alunni in cinquanta scuole (perché proprio cinquanta scuole?) individuate dall’Invalsi. “C’è ormai un tutor per tutto nella testa del ministro”, ha affermato una dirigente sindacale. Ma i soliti “esperti ministeriali” hanno ricordato al Ministro che alcune sue proposte devono essere discusse nella sede del prossimo contratto di lavoro? I “dirigenti ministeriali” hanno informato il Ministro che il numero di classi a cui lui si riferisce nell’anno scolastico 2021 – 2022 ammontava a 368.654 con un numero di studentesse e studenti pari a 7.407.312 di cui 277.840 alunni con disabilità e 798.291 studenti con cittadinanza non italiana (dati “Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola”)? Pertanto occorrerebbero notevoli stanziamenti per l’organico aggiuntivo dei docenti e del personale Ata, organico aggiuntivo che due anni fa era di 80mila unità, lo scorso anno era di 40mila ed ora non c’è più nessuno a farne parte essendo stato abolito. Il ministero dell’Economia è disponibile a “scucire” i soldi, visto i miseri aumenti stipendiali a conclusione della vicenda contrattuale dopo quattro anni di ritardo e la mancanza di investimenti nella scuola nella Legge di Bilancio 2023? A parte tutto ciò ecco ora l’ultima “stramberia” del ministro Valditara: in ogni scuola uno studiolo per ogni singolo docente, dove possa correggere i compiti in classe, preparare le lezioni, ricevere i genitori. Questa “brillante” idea è stata lanciata dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara durante la presentazione del programma Didacta, la Fiera sull’innovazione nella scuola e per la scuola che si svolgerà a Firenze dall’8 al 10 marzo 2023. “Stiamo preparano una indicazione agli Enti locali per dare attenzione alle luci, ai colori, alla qualità del suono e della didattica negli istituti. Mi piacerebbe che ogni docente avesse un suo studiolo a scuola, una postazione con un pc, una libreria, dove poter preparare le lezioni, ricevere i genitori, fare ricerca. La scuola deve avere serenità nello studio e nel lavoro e deve essere accogliente. Una scuola intelligente è una scuola che crea serenità nell’apprendimento e nell’insegnamento”. Ma dove vive il ministro Giuseppe Valditara, sulla Luna? Oppure sta scrivendo il “Libro dei sogni della scuola italiana”? Ma questo “saggio” sarebbe un plagio, perché è già stato scritto e letto durante la recente campagna elettorale, omettendo di dire che le idee per essere tradotte in realtà hanno bisogno di una copertura finanziaria incompatibile con i bilanci di spesa pubblica verosimilmente preventivabili. Il 20esimo Rapporto “Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola” riporta i seguenti dati. Gli edifici scolastici sono 40.293: il 42% di essi risale a prima del 1976; il 58% è privo delle certificazioni di agibilità statica; il 55% è privo delle certificazioni di prevenzione incendi; il 40% è privo del collaudo statico (ovvero dell’idoneità certificata dell’edificio); il 23% delle scuole non è in possesso del documento di valutazione rischi; il 21% non ha redatto un Piano di emergenza. Tra settembre 2021 e agosto 2022 si sono verificati 45 crolli, di cui 16 nelle regioni del Sud e nelle Isole (Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna), 19 nel Nord (Lombardia, Piemonte, Liguria, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna), 10 nelle regioni del Centro (Toscana, Lazio). Le cause di questi crolli vanno ricercate, nella maggior parte dei casi, nella cattiva manutenzione delle strutture edilizie. Nel corrente anno scolastico i docenti sono circa 910 mila, compresi i docenti a tempo determinato. 910 mila locali in più quindi negli edifici scolastici: dove li localizza questi spazi il signor Ministro? Nel metaverso? Pertanto oltre ai 910 mila studioli, occorrono 910 mila arredamenti, 910 mila librerie, 910 mila pc. Sì, 910mila pc, uno per ogni docente, quando nella maggioranza delle scuole mancano i laboratori informatici e non sempre la digitalizzazione è efficiente. Siamo seri, signor Ministro, sia meno creativo, non usi parole in libertà, sia più aderente alla realtà, senza promettere cose irrealizzabili! Alle parole devono seguire i fatti, perché sono questi che incidono nella credibilità di un ministro. La realtà della scuola italiana è fin troppo chiara: mancano i docenti e 150 mila precari sono ancora in attesa di assunzione; manca l’eliminazione delle “classi pollaio”; mancano le aule e alcune scuole sono costrette a far ruotare le classi; mancano i locali per l’aula docenti e molti insegnanti sono costretti a passare le ore “buche” e ricevere i genitori nell’atrio della scuola o nei corridoi; mancano laboratori, palestre, aule polivalenti; mancano le sedie, i banchi, la carta, penne, matite, libri! Ma di che stiamo parlando? Non c’è qualche “esperto” ministeriale che possa spiegare al ministro la complessità della scuola e riportarlo alla realtà? Questa idea dello studiolo per ogni docente fa pandan con i banchi a rotelle dell’Azzolina e con merito entreranno a far parte degli Annali di storia delle istituzioni scolastiche italiane. È giusto e sacrosanto “ridare autorevolezza all’insegnante”, ma l’autorevolezza la si dà principalmente adeguando gli stipendi a quelli europei”.
elgr