Scuola di merito, d’ansia e stress
Alunni e alunne soffrono di stress e ansia, sentono una forte pressione da parte degli insegnanti, non affrontano con serenità le verifiche. Controcorrente dice la sua, da Radio Cusano Campus, lo psichiatra Paolo Crepet: “Smettiamola di tutelarli nei modi peggiori e di pensare che andare a scuola sia un modo per parcheggiare i figli in un diplomificio. A valle di tutto questo c’è un dato terrificante di cui nessuno si preoccupa, una percentuale altissima, il 99% dei ragazzi che oggi si trovano inseriti in un percorso studi, viene promosso. Basta che si respira si viene promossi. La scuola è fallita. Avete mai visto genitori o ragazzi in sciopero generale contro questo dato evidentemente catastrofico? No perché va bene che quel diploma non conti nulla, perché va bene che metta sullo stesso piano tutti, chi si è sforzato di fare, con chi non ha fatto nulla. Non credo che in questi anni le difficoltà siano aumentate da parte dei professori”.
Da una recente indagine, riporta Repubblica, il liceo Berchet di Milano presenta un’ampia falla, in queste ore d’innovazione e cambiamento della scuola sul territorio nazionale, attraversa il mare in avaria e sta per affondare. Ovviamente il problema sollevato al Berchet non è del Berchet e basta, riguarda tutta la nuova generazione e le tante istituzioni scolastiche diffuse sul territorio. Non generalizziamo per comodo o superficialità, ma per dire che la scuola, i proff e gli alunni sono mutati e non sempre in meglio. Dall’indagine, comunque, emerge che più della metà di chi ha partecipato al sondaggio soffre di stress e ansia a causa della scuola, che il 53 per cento sente una forte pressione da parte degli insegnanti e che il 57 per cento non affronta con serenità le prove orali e scritte. Le cause del malessere, a dire degli alunni, è tributabile alla scuola. Ben 56 studenti, a inizio anno scolastico, lo scorso settembre, fra l’altro, come evidente conseguenza, hanno lasciato la scuola pensando forse di porre rimedio al proprio disagio. Alcuni si sono trasferiti ad altra scuola o in altro liceo e altri per stare semplicemente a casa con mamma e papà. “Il numero dei trasferimenti è sempre stato abbastanza elevato, assicura il Dirigente scolastico del liceo Berchet , ma rispetto ai circa 50 dello scorso anno c’è un leggero aumento. Ci sono delle fragilità che stiamo già tentando di affrontare“. Il Preside è buono, è troppo buono, parla di fragilità, ma è un serio problema e grande quando la scuola italiana. Intanto i Proff si stanno dando un bel da fare, non stanno con le mani nelle mani. Questa “fragilità” si sta affrontando con molteplici iniziative didattiche e un indispensabile supporto psicologico. Qui, in questo caso, non basta il tutor di nuova generazione… Altra musica è quella dei genitori: “Mia figlia, riporta Orizzontiscuola, ha scelto il Berchet con entusiasmo, ma si è rivelato un errore. Ci siamo ritrovati davanti a un modo di insegnare ottocentesco, a una severità non necessaria e a una diffusa mancanza di ascolto”. Altri trovano la causa del disagio dei figli nella pandemia: “Non so come fosse questa scuola prima. La pandemia ha sconvolto la vita di tutti e noi adulti, genitori e insegnanti, non siamo in grado di dare una risposta all’altezza e di prenderci le nostre responsabilità. I ragazzi hanno vissuto una guerra, non si può far finta di nulla”. Ma cosa bisognerebbe fare dopo una “guerra”che ha toccato di striscio anche la scuola? Ridurre all’ennesima potenza il contenuto dei programmi, consentire l’uso frequente e inopportuno dei cellulari, accettare i consueti ritardi, l’eventuale indisciplina e la sufficienza nei confronti della scuola e dei prof? La scuola deve restare una agenzia informativa e formativa, specialmente oggi ha il compito, troppo spesso, di sostituire l’opera genitoriale. Un tempo, ad esempio, la buona educazione era una componente imprescindibile del proprio bagaglio culturale che arrivava a scuola da casa. La giusta risposta al malessere è quella che fornisce Crepet. Senza mezze misure, col piacere di focalizzare la verità che spesso addolora, così lo psichiatra ha preso posizione intorno al generalizzato malessere quotidiano nella scuola: “Un dato disarmante quello che riguarda l’onda vasta di malcontento e disagi psicologici tra gli studenti. Personalmente ho sempre avuto un certo timore all’idea che si aprissero questi sportelli di aiuto psicologico negli istituti scolastici. Non so se siano in grado, io penso facciano peggio. Sono scettico sul fatto di considerare tutte le figure coinvolte in grado di evidenziare le reali problematiche che quotidianamente emergono. Considero questi numeri in percentuale dei ‘falsi positivi’, al primo momento di stanchezza il ragazzo cerca lo psicologo che gli certifichi di essere molto stressato. Il problema degli adolescenti e dei bambini oggi è che hanno dei genitori più giovani, più adolescenti, più paturniati dei propri figli. E per questo motivo siamo di fronte a un vero e proprio ‘marketing della depressione’ che si sviluppa a forza di compatirci”. (…) È necessario considerare una categoria molto vasta, i ragazzi e le ragazze che non hanno voglia di studiare. L’ipotesi che io mi farei da genitore è chiedermi perché mio figlio non studia, prima di decretarne il fallimento psicologico. Io stesso ho ceduto tante volte durante la scuola, ho preso tantissime insufficienze e per fortuna non c’erano gli psicologi. Avevo solo dei genitori che invece che compatirmi mi hanno spronato. Smettiamola di tutelarli nei modi peggiori e di pensare che andare a scuola sia un modo per parcheggiare i figli in un diplomificio. A valle di tutto questo c’è un dato terrificante di cui nessuno si preoccupa, una percentuale altissima, il 99% dei ragazzi che oggi si trovano inseriti in un percorso studi, viene promosso. Basta che si respira si viene promossi. La scuola è fallita. Avete mai visto genitori o ragazzi in sciopero generale contro questo dato evidentemente catastrofico? No perché va bene che quel diploma non conti nulla, perché va bene che metta sullo stesso piano tutti, chi si è sforzato di fare, con chi non ha fatto nulla. Non credo che in questi anni le difficoltà siano aumentate da parte dei professori”. Povero Ministro Valditara! Da dove dovrà cominciare, mentre d’altra parte, ma solo per un verso, già è costretto a valutare i presupposti per proporre una costituzione di parte civile, a seguito del preoccupante susseguirsi di aggressioni ai danni del personale della scuola. Sempre più, malgrado gli sforzi da ogni dove, la scuola ne esce tumefatta, con seri e non facilmente recuperabili danni d’immagine all’Amministrazione.
elgr