“Quando i libri diventano medium di relazioni e di apprendimento”
La scuola di merito deve leggere di più. Il libro non può essere integralmente sostituito, soprattutto nelle scuole, da parte di ragazzi giovani, dai vari dispositivi elettronici. Giuseppe Valditara, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, il 27 marzo, è intervenuto all’evento voluto da Confcommercio Lecco e Associazione Librai Italiani (ALI). “Quando i libri diventano medium di relazioni e di apprendimento”. “Vorrei evidenziare che l’ipertrofia dell’io dei giovani di oggi, ha dichiarato Valditara, è forse legata al fatto che ci si confronta poco con la fisicità di un libro, con il pensiero dell’altro. Si è sempre abituati a navigare nel mare sconfinato di Internet. Il libro è un oggetto miracoloso perché permette lo scioglimento di questo mare ghiacciato. Dire che è insostituibile non è retorica ma è una presa d’atto oggettiva.
L’Associazione Librai Italiani è l’associazione di categoria dei librai operanti in Italia. Nata nel 1946, è tra i soci fondatori di Confcommercio. Rappresenta più di 350 associati e 1.000 librerie attraverso le Confcommercio provinciali. Dal 2012 promuove la manifestazione culturale BookCity Milano. Paolo Ambrosini è il Presidente dell’Associazione. Da sempre sostenitore della legge sul libro, ritiene che “le librerie devono essere pensate come un luogo di aggregazione, in cui la figura del libraio deve mantenere un ruolo fondamentale. Coloro che riusciranno a restare al passo con i tempi e saranno capaci di cogliere le esigenze dei lettori, continueranno ad esistere”.
Giuseppe Valditara, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, il 27 marzo, è intervenuto a all’evento voluto da Confcommercio Lecco e Associazione Librai Italiani (ALI). “Quando i libri diventano medium di relazioni e di apprendimento” con il presidente dell’ALI Paolo Ambrosini e molti altri. Chiamato a rispondere sulla cultura, Valditara ha voluto fornire una idea cultura fatta tutta dinamica che richiama al sapere sull’io e al contatto con gli altri. “La cultura, ha espressamente dichiarato, non sia accademia sterile o orpello decorativo ma riguardi il tessuto del paese, la carne viva del territorio, coinvolga l’impresa, soprattutto quella medio piccola. Kafka diceva che un libro deve essere un’ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi. Quest’immagine contiene entrambe le dimensioni: l’apprendimento su di sé e la relazione con gli altri”. Si è poi spinto in un termine di paragone fra il libro cartaceo e le innovate idee immateriali della tecnologia: “Vorrei evidenziare che l’ipertrofia dell’io dei giovani di oggi è forse legata al fatto che ci si confronta poco con la fisicità di un libro, con il pensiero dell’altro. Si è sempre abituati a navigare nel mare sconfinato di Internet. Il libro è un oggetto miracoloso perché permette lo scioglimento di questo mare ghiacciato. Dire che è insostituibile non è retorica ma è una presa d’atto oggettiva. Il libro non può essere integralmente sostituito, soprattutto nelle scuole, da parte di ragazzi giovani, dai vari dispositivi elettronici pur importanti che la tecnologia ci ha messo a disposizione. Ovviamente non dobbiamo sottovalutare l’apporto delle tecnologie. Una didattica all’avanguardia deve necessariamente tener conto dell’Intelligenza Artificiale, se introdotta all’interno di un protocollo, se diventa uno strumento governato. Dobbiamo saper coniugare la fisicità con le nuove tecnologie. Ciò che importa è che non si perda l’essenza profonda del medium del libro”. A chiosa del suo intervento il Ministro Valditara si è soffermato sul veto posta all’uso dei cellulari a scuola, conseguenza della valutazione dei danni che lo stesso apparecchio provoca e all’uso senza criterio di questo dispositivo. “La mia circolare sul divieto di cellulare a scuola è stata accompagnata da una ricerca sugli effetti dannosi dell’uso senza criterio sull’uso di questi dispositivi. Il libro stimola tutti i sensi, anche il tatto, la dimensione fisica. Il loro uso incontrollato non riesce a rompere quel mare di ghiaccio, anzi, potrebbe rinforzarlo. Deve invece esistere la comunità di studenti e docenti, non solo il proprio io”. Ecco cosa si legge nella sua circolare: “L’interesse delle studentesse e degli studenti, che noi dobbiamo tutelare, è stare in classe per imparare. Distrarsi con i cellulari non permette di seguire le lezioni in modo proficuo ed è inoltre una mancanza di rispetto verso la figura del docente, a cui è prioritario restituire autorevolezza. L’interesse comune che intendo perseguire è quello per una scuola seria, che rimetta al centro l’apprendimento e l’impegno. Una recente indagine conoscitiva della VII commissione del Senato ha anche evidenziato gli effetti dannosi che l’uso senza criterio dei dispositivi elettronici può avere su concentrazione, memoria, spirito critico dei ragazzi”. E ancora: “La scuola deve essere il luogo dove i talenti e la creatività dei giovani si esaltano, non vengono mortificati con un abuso reiterato dei telefonini. Con la circolare, non introduciamo sanzioni disciplinari, ci richiamiamo al senso di responsabilità. Invitiamo peraltro le scuole a garantire il rispetto delle norme in vigore e a promuovere, se necessario, più stringenti integrazioni dei regolamenti e dei Patti di corresponsabilità educativa, per impedire nei fatti l’utilizzo improprio di questi dispositivi”.
La lettura in Italia. I dati Istat
Nel 2021, il 40,8% delle persone di 6 anni e più ha letto nell’ultimo anno almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali, valore pressoché stabile rispetto al 2020 (41,4%). A partire dal 2000, quando la quota di lettori era al 38,6%, i dati istat dicono che fino al massimo del 2010 (46,8%) per poi ridiscendere nel 2016 al livello del 2001 (40,6%). La quota è rimasta stabile fino al 2019, è cresciuta nel 2020 e si è di nuovo stabilizzata nel 2021. I giovanissimi continuano a essere i lettori più assidui, anche se in netto calo negli ultimi dieci anni: tra gli 11 e i 14 anni il 54,7% ha letto almeno un libro nell’ultimo anno. Si conferma il rilevante e cronico divario di genere nella lettura di libri: nel 2021 la percentuale delle lettrici è del 45,7% e quella dei lettori del 35,8%. Il divario si manifesta dal 1988, anno in cui si dichiaravano lettori il 39,3% delle donne e il 33,7% degli uomini. In assoluto, il pubblico più affezionato alla lettura è rappresentato dalle ragazze di 11-24 anni, tra le quali oltre il 60% ha letto almeno un libro nell’anno, con un picco tra i 18 e 19 anni (62,6%). La quota di lettrici scende sotto la media nazionale dopo i 65 anni, mentre per gli uomini è sempre inferiore al 45% tranne che per i ragazzi tra gli 11 e i 14 anni (49,4%). Il livello di istruzione è un elemento determinante per le abitudini di lettura: legge libri il 71,5% dei laureati (75,0% nel 2015), il 46,8% dei diplomati e solo il 26,3% di chi possiede al massimo la licenza elementare. L’abitudine alla lettura continua a essere più diffusa nelle regioni del Centro-nord: ha letto almeno un libro il 48,0% delle persone residenti nel Nord-ovest, il 46,3% di quelle del Nord-est e il 44,4% di chi vive al Centro. Al Sud la quota di lettori è pari al 29,5% mentre nelle Isole la realtà è molto differenziata tra Sicilia (27,4%) e Sardegna (42,6%), fortemente a favore di quest’ultima. Da segnalare l’aumento significativo rispetto all’anno precedente (+4 punti percentuali) della quota di lettori in Calabria e Basilicata.
La tipologia comunale è un ulteriore elemento discriminante, legato in parte alla maggior presenza di librerie e biblioteche nei centri di grandi dimensioni. L’abitudine alla lettura è molto più diffusa nei Comuni centro delle aree metropolitane, dove si dichiara lettore poco meno della metà degli abitanti (49,9%) mentre la quota scende al 35,6% nei Comuni con meno di 2mila abitanti. Anche nel 2021 la maggior parte dei lettori (il 44%) è un lettore “debole”, che dichiara cioè di aver letto al massimo tre libri nei 12 mesi precedenti l’intervista. Tra questi figurano poco meno della metà dei lettori uomini (47,3%) e delle persone tra 11 e 14 anni (49,9%). Il 15,3% dei lettori può invece essere considerato un “lettore forte”, avendo letto almeno 12 libri nell’ultimo anno. Il valore è stabile nell’ultimo biennio mentre si attenua la differenza di genere: a leggere in media un libro al mese sono il 15,9% delle donne e il 14,4% degli uomini. Anche nel 2021 i dati confermano che la lettura continua a essere fortemente influenzata dall’ambiente familiare, i bambini e i ragazzi sono certamente favoriti se i genitori hanno l’abitudine di leggere i libri. Tra i ragazzi sotto i 18 anni la quota di lettori è pari al 73,5% se leggono sia la madre che il padre ma scende al 34,4% se entrambi i genitori non sono lettori. In particolare i bambini più piccoli (6-10 anni) sono maggiormente influenzati dalla presenza della sola madre lettrice (il 59,0% legge) mentre dopo i 15 anni si dedica alla lettura il 39,0% dei ragazzi anche se i genitori non hanno questa abitudine.
elgr