E’ iniziata la rivoluzione della scuola di merito!
Il Ministro Valditara: “Oggi poniamo la prima pietra della rivoluzione del merito nella scuola italiana”. Il Ministro ha presentato ai Sindacati di categoria lo schema di decreto che prevede, con uno stanziamento di 150 milioni di euro nel 2023, l’istituzione di due figure professionali dedicate una a sviluppare la professionalizzazione dell’istruzione nelle Scuole secondarie di II grado e l’altra a concretizzare l’attività di orientamento: il docente tutor e il docente orientatore.
Nell’emisfero Nord il 21 marzo è convenzionalmente considerato il primo giorno di primavera. Questa mite e gradevole giornata resterà nella storia della scuola come data d’inizio della grande rivoluzione del merito. Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha posto in questo giorno la prima pietra del radicale cambiamento della scuola. Così egli stesso ha pubblicamente annunciato. Il Ministro ha presentato ai Sindacati di categoria lo schema di decreto che prevede, con uno stanziamento di 150 milioni di euro nel 2023, l’istituzione di due figure professionali dedicate una a sviluppare la professionalizzazione dell’istruzione nelle Scuole secondarie di II grado e l’altra a concretizzare l’attività di orientamento: il docente tutor e il docente orientatore. Insomma, a suo dire, con l’istituzione del tutor e del docente orientatore, comincia la grande rivoluzione del merito”. A seguito del confronto Ministro MIM e Sindacati, il provvedimento sarà sottoposto al parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Si mira, dunque, a una scuola talentuosa, a una scuola capace di scovare e far emergere figure di merito. Ogni studente ha potenzialità spesso nascoste, prive di forza manifesta. La scuola dovrà essere in grado di coglierle e valorizzarle. Il decreto quindi si proietta in questa direzione, vuole innescare itinerari virtuosi; è orientato al superamento delle difficoltà frutto di diseguaglianze di natura sociale e territoriale e favorire le scelte consapevoli per il percorso di studi e di lavoro. Secondo Valditara, “Un modello di scuola virtuoso deve mettere in luce i talenti di ogni singolo studente. Per questo con un significativo stanziamento di risorse, come Ministero, abbiamo deciso di puntare su figure professionali specializzate che saranno adeguatamente formate, selezionate e pagate. Il tutto in un confronto costante con le parti sindacali”.
“Nello specifico, riferiscono dal MIM, a partire dall’anno scolastico 2023/2024, il docente tutor avrà il compito di coordinare e sviluppare le attività didattiche a favore di una personalizzazione dell’istruzione nelle classi terze, quarte e quinte delle secondarie di secondo grado, favorendo il recupero per i ragazzi che manifestano maggiori difficoltà e consentendo a quelli che hanno particolari talenti di potenziarli. Il docente orientatore dovrà invece favorire le attività di orientamento per consentire ai ragazzi di fare scelte in linea con le loro aspirazioni, potenzialità e progetti di vita, nella consapevolezza dei diversi percorsi di studi e/o di lavoro e della varietà di offerte dei territori, del mondo produttivo e universitario. Un approccio, questo, che deve avvenire nel rispetto dell’autonomia dei singoli istituti, degli studenti e delle loro famiglie. I 150 milioni di euro previsti come dotazione iniziale per l’anno 2023 sono destinati a remunerare le circa 40.000 figure di docente tutor a cui vanno ad aggiungersi quelle di docente orientatore, una per ogni istituto scolastico; saranno distribuiti nelle scuole in maniera proporzionale al numero degli studenti delle classi terze, quarte e quinte delle secondarie di secondo grado (anno scolastico 2023/2024). Saranno poi le scuole a organizzare il servizio nella loro autonomia. Le istituzioni scolastiche inoltre potranno accedere ai finanziamenti derivanti dal PNRR e dal PON per remunerare attività didattiche di potenziamento sulle discipline e attività innovative per l’orientamento. Le azioni già previste nel PNRR, che saranno oggetto nei prossimi giorni di riparto tra tutte le istituzioni scolastiche, ammontano a circa 600 milioni, con particolare riferimento all’orientamento verso le discipline STEM e con metodologie innovative, alle quali si aggiungono le attività che riguardano l’orientamento come misura di contrasto alla dispersione scolastica, per un importo di ulteriori 1,5 miliardi di euro. Le scuole potranno utilizzare anche le risorse del PON della nuova programmazione 2021-2027 per remunerare attività extracurricolari sull’orientamento didattico per circa 300 milioni. Il Ministero comunicherà a ogni istituto il numero minimo di docenti tutor da formare attraverso un percorso definito sull’apposita piattaforma in collaborazione con INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa), che avrà la durata di 20 ore e che si concluderà con un esame. Ciascuna scuola, nell’ambito della sua autonomia, individuerà i docenti che parteciperanno alle 20 ore di formazione, preferibilmente nell’ambito di coloro che sono in possesso di alcuni requisiti indicati dal decreto ministeriale, e definisce mediante contrattazione integrativa d’istituto i relativi compensi. In coerenza con le linee guida sull’orientamento varate prima di Natale 2022, questo è il primo passo di un percorso di sempre maggiore personalizzazione della didattica che coinvolgerà nei prossimi anni tutte le scuole secondarie di primo e secondo grado. Come detto, la proposta è stata presentata alle organizzazioni sindacali, con le quali perseguirà nei prossimi giorni un approfondimento, e trasmessa per parere al Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, nell’ottica della grande alleanza per la scuola e del necessario confronto istituzionale”. L’idea di Valditara, della figura del docente tutor, nella prima decade di gennaio, non ottenne favorevole consenso. La Gilda ebbe a precisare: “Non sarà una passeggiata”. Non mancò, comunque, Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Federazione Gilda-Unams, a riconoscere l’originalità dell’idea, ma nel contempo mostrò le sue perplessità: “Sicuramente l’idea del ministro è originale, ovviamente la discussione va portata nella sede del prossimo contratto, successivo a quello attualmente in chiusura. Occorrono innanzitutto notevoli stanziamenti, anche perché in questo momento i gruppi classe a cui si riferisce il ministro sono oltre 370mila .Andrebbero, poi, disegnate con cura le caratteristiche di questa figura che dovrebbe essere, non solo formata, ma di comprovata esperienza e con almeno una ventina di anni di insegnamento effettivo. Allo stato attuale non sembra, a partire dalla cronica scarsità di risorse, una semplice passeggiata”. Dall’opposizione il Ministro Valditara fu aspramente criticato. Così il Movimento 5Stelle:. “Il governo di cui fa parte Valditara ha programmato tagli per 4 miliardi di euro nei prossimi anni e la riduzione di dirigenti scolastici con l’accorpamento di più istituti e il possibile taglio di centinaia di scuole sui territori. Inoltre non ha nemmeno rinnovato il personale aggiuntivo chiamato nelle scuole nel periodo del Covid. Il tutor potrebbe essere anche una soluzione su cui convergere, ma siamo di fronte ai soliti proclami che, a fronte di azioni che si sono dimostrate negative per il mondo della scuola, sono ridicoli e inopportuni. E poi: perché non sono state confermate le risorse per lo psicologo nelle scuole di cui c’è molto bisogno?”. Questa la posizione rivelata dal capogruppo M5S al Senato, Barbara Floridia, ex sottosegretaria all’Istruzione. Anief, il Sindacato dei proff, si disse d’accordo, ma fece leva sulla necessità del personale aggiuntivo. Elvira Serafini dello Snals, invece, ritenne di dover fare una seria riflessione: “Il contratto vigente considera la funzione docente in maniera unitaria e non c’è traccia alcuna di una funzione tutoriale riservata solo ad una parte dei docenti. Tra l’altro la responsabilità didattica ed educativa appartiene al collegio dei docenti che dovrebbe in totale autonomia procedere alle scelte organizzative più coerenti con i bisogni educativi di studentesse e studenti”. La posizione dei Sindacati oggi rispetto al docente tutor e a quella dell’insegnante orientatore, figure benedette da Giorgia Meloni, non è assolutamente favorevole. Si parla di ennesima propaganda politica. Il mondo sindacale critica aspramente il Ministro Valditara per i fondi messi a disposizione e per aver interessato solo le scuole secondarie di secondo grado. Così il “Fatto Quotidiano”: “Tante le critiche formulate dalle organizzazioni sindacali a partire dalla Cisl che ha fatto notare come la previsione di limitare alle sole classi terze, quarte e quinte della secondaria di secondo grado deve risultare in modo esplicito come indicazione di carattere transitorio, visto che lo stesso decreto ministeriale e le linee guida indicano l’obiettivo di “rafforzare il raccordo tra il primo e il secondo ciclo di istruzione”, con la presenza di tutor “nella scuola secondaria di primo e secondo grado”. E se il ministro pensa di lasciare nelle mani dei presidi la scelta dei tutor, la Flc Cgil è ferma: “Va affermato con chiarezza che l’individuazione del docente tutor e del docente orientatore è prerogativa e competenza del collegio dei docenti e non genericamente dell’istituzione scolastica. In questo senso la formazione dei tutor deve essere successiva all’individuazione dei docenti individuati dal collegio: il processo inverso esautora il collegio della sua funzione”. Critica anche l’Anief: “Su tali criteri ancorché non vincolanti – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale – abbiamo subito espresso la nostra contrarietà sull’esclusione del personale a tempo determinato e sulla mancata previsione di un organico aggiuntivo. Necessario, inoltre, valutare anche gli specifici percorsi già seguiti su dispersione e orientamento dal personale come eventuali attività di recupero”. Ma di là delle associazioni che difendono i lavoratori c’è anche chi solleva critiche come il pedagogista Daniele Novara: “I tutor sono figure di carattere aziendale che non hanno una tradizione nella scuola. La scienza di riferimento da noi è la pedagogia. Ogni ministro sembra inventare qualcosa pur di aggirare la questione centrale dell’istruzione: siamo l’ unico Paese in Europa che non ha i pedagogisti a scuola. Come c’è la medicina negli ospedali, l’architettura nell’urbanizzazione serve la pedagogia tra i banchi”. L’unico ottimista è il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli: “L’idea del ministro è buona perché abbiamo bisogno di docenti che si occupino di supportare gli alunni nel loro percorso scolastico. Non ho dubbi che toccherà a noi presidi individuare queste figure”.
elgr