La Scuola di Merito e la violenza ai proff
Veleggia il numero di aggressioni ai proff nella scuola. “Contrastare fermamente il bullismo e la violenza a scuola e ripristinare nelle classi la cultura del rispetto, ha dichiarato Valditara, sono due priorità della mia azione. Senza di esse non può esistere nessun sistema scolastico degno di questo nome”. Depositata una proposta di legge con la quale vengono fortemente inasprite le attuali misure. Sasso: “Vogliamo e dobbiamo restituire autorevolezza e prestigio sociale ai lavoratori della scuola. Tutti devono capire che la scuola è un luogo sacro, inviolabile e dove si formano i cittadini del domani. Dopo l’aumento dello stipendio mensile per oltre un milione di lavoratori della scuola, un altro significativo passo in favore della scuola targato Lega”.
Da tempo, purtroppo, nella scuola si registano violenze contro i docenti. Tanti i casi di studenti bulli e genitori maneschi. La lunga serie di violenze non è un fatto isolato a un grado di scuola specifico, interessa tutti i livelli di istruzione, dalla scuola dell’infanzia alle classi delle superiori. E’ evidente che è in crisi il patto educativo e il ruolo della famiglia. La famiglia dovrebbe rappresentarsi parte rilevante nell’azione educativa. La famiglia dovrebbe educare la persona. La scuola dovrebbe educare i cittadini. “È sconvolgente pensare che un genitore possa entrare in una scuola e compiere atti simili o che uno studente si possa permettere di picchiare da solo o in gruppo un docente. Sono fatti che evidenziano quanto sia profondamente mutato il rapporto di fiducia tra scuola e famiglia, che interrompono bruscamente quel patto di corresponsabilità educativa e che vanno condannati con forza. A partire dall’autonomia scolastica fino alla recente riforma, la legge 107, la figura dell’insegnante ha perso man mano autorevolezza e prestigio, calpestata da logiche di potere che ne minano la serietà ed il valore istituzionale”. Questa la dichiarazione sentita che sintetizza il pensiero di oltre centomila docenti che nel passato più prossimo attuarono dissenso e denuncia costituendo un gruppo. Nel 2018 Lorenza Pleuteri riferiva una già preoccupante situazione nel contesto scolastico. Mentre si valutava la crisi del patto educativo scuola-famiglia, veniva fatta richiesta di una legge ad hoc e di pene più severe.
“Le scuole sono finite e insieme agli alunni anche molti insegnanti tirano un sospiro di sollievo”. Così riferiva, a chiosa di anno scolastico, voglioinsegnare.it. La ragione di tale soddisfazione da parte di tanti proff s’intravedeva nel temporaneo distacco dalla scuola. Una scuola minata, una scuola a rischio. Una scuola sofferta e pericolosa. Un bisogno di libertà e di evasione giustificato, specialmente se coi fatti alla mano si è portati a valutare il clima nella scuola del nostro Paese.
E se la pandemia, con tutte le sue implicazioni può essere fattore parzialmente giustificante dell’esasperazione, torniamo indietro. Qui i principali casi di aggressione durante l’anno scolastico 2017/2018, riportati da Tuttoscuola. Non sono tutte le aggressioni, valgono a dire però quello che accadeva e accade in un anno scolastico fuori e prima della pandemia. Molte violenze restano sommerse. La violenza contro i proff non è soltato fisica, ma anche verbale. “Si contano, da settembre 2017, 81 violenze fisiche stimate e 33 violenze fisiche accertate: si parla quindi di almeno 4 episodi ogni settimana”. Settembre 2017, Paola – La madre attacca la professoressa in classe: La figlia era stata rimproverata, chiama la madre in lacrime e lei arriva spintonando e strattonando la prof. La madre ha provato a difendersi, dicendo che la prof, dall’anno precedente, perseguitava l’alunna. Ottobre 2017, Mirandola – Lancio del cestino contro la prof: Mentre la docente sta spiegando alla cattedra, un quindicenne le lancia un bidone. Il tutto è testimoniato da un video, dal quale si desume che un altro alunno stava lanciando penne e un terzo appunto riprendeva la scena. È stata fatta una denuncia per interruzione di pubblico servizio e violenza a pubblico ufficiale. Ottobre 2017, Monserrato – Docente presa a pugni: Una docente stava rimproverando l’alunno, perché stava picchiando i compagni con un pezzo di cartone o un album da disegno. La docente ha rimproverato l’alunno dicendogli che se non avesse smesso, gli avrebbe ritirato il telefono. A quel punto, l’alunno ha sottratto la sua borsa e il suo telefono, e quando la prof si è avvicinata le ha sferrato un pugno in faccia. La donna cadendo è svenuta ed è stata condotta in ospedale. Gennaio 2018, Avola – Prof di educazione fisica con le costole rotte: Il prof rimprovera l’alunno di dodici anni, molto agitato, per risposta l’alunno gli lancia un libro. All’arrivo dei genitori, che aveva contattato il prof, questi iniziano a picchiarlo con pugni e calci, fino a procurargli una costola rotta. In seguito sosterranno che sarebbe stato il prof a lanciare il libro contro l’alunno. Gennaio 2018, Como – Bestemmie e insulti al prof. Accuse, bestemmie, minacce, insulti, tutto testimoniato da un video lungo più di un minuto. Gli improperi sarebbero rivolti al prof accusato dal ragazzo di avergli danneggiato il telefonino. Febbraio 2018, Caserta – Maestra contro il muro: La maestra ha suggerito all’alunna di quattro anni come fare delle stanghette, ma alla mamma non stava bene il suggerimento, così l’ha sbattuta ripetutamente contro il muro. Febbraio 2018, Caserta – Accoltellamento dopo l’interrogazione: Tutto avviene a seguito di un’interrogazione andata male. Il diciassettenne accoltella la prof di 54 anni, perché non era riuscito a recuperare un’insufficienza. La prof voleva dargli una nota disciplinare, ma lui la ferisce al volto con un coltello tascabile. La docente verrà ricoverata in ospedale. Febbraio 2018, Alessandria – Prof legata alla sedia: In questo caso la vicenda è ancora più grave perché si tratta di una professoressa con difficoltà motorie. La prof viene legata alla cattedra con dello scotch, presa in giro e le vengono tirati calci. Altri studenti riprendono la scena con il telefonino. Un alunno di un’altra classe allerta il bidello. Febbraio 2018, Foggia – Vicepreside percosso in una scuola media: Questa volta è il padre di un alunno a picchiare il vicepreside, perché il giorno precedente aveva rimproverato il figlio di otto anni, che dava spintoni alle compagne rischiando di farle cadere. Aprile 2018, Lucca – Violenza verbale, “inginocchiati”: Siamo in un istituto tecnico di Lucca, e i casi di violenza sono ripresi da video col telefonino. Nel primo video, un alunno tenta di togliere il registro elettronico al prof, dicendogli di mettergli 6 e di inginocchiarsi. “Prof non mi faccia inc…re. Metta 6. Lei non ha capito nulla. Chi è che comanda? Si inginocchi”. In seguito, un altro video inizia a circolare, e qui alcuni alunni con un casco integrale provano a prendere a testate il professore. Aprile 2018, Pesaro – Minaccia di dargli fuoco con un accendino: Davanti al viso del prof un alunno tiene un accendino acceso, gli altri incitano a dargli fuoco e riprendono il tutto. Il prof non denuncia ma la dirigente scolastica scopre il tutto tramite un video sul telefono.
Tanti casi di aggressione si succedono. Ricordiamo, fra i numerosi, l’accaduto di Bari. Nell’ottobre del 2022 ebbe a dichiarare un prof di Diritto ed Economia del Majorana: “Gli studenti hanno atteggiamenti mafiosi, in quella scuola non ci metto più piede”. Ne parlò Repubblica. La dichiarazione suscitò l’ira della preside. Il Prof denunciò di essere stato aggredito in seguito a una nota data a una studentessa del primo anno dell’istituto. Ma la dirigente scolastica prese le parte dei ragazzi: “Sono tranquilli”.
Veleggiano intanto i casi di aggressione anora oggi nel mondo scuola. Allora, prima del Covid19, ci si appellava al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte e al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. Oggi, mentre si elevano orazioni sulla traiettoria di nebulosi cieli di grazia, si bussa con disperazione a Valditara. E questi addita all’urgenza di attuare misure idonee per contrastare il fenomeno del bullismo. Di recente, nel tempo post pandemico, in ambiti di normalità voluta e trovata, qualcuno con una pistola ad aria compressa spara a una docente nel corso della lezione. Dal MIM riferiscono che il Ministro valditara ha provato a portare conforto alla professoressa. E’ un grave episodio e non può bastare la solidarietà. Occorre a tutti i costi ripristinare e garantire la cultura del rispetto. “Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha telefonato a Isabella Sgarbi, preside dell’IIS “Viola-Marchesini” di Rovigo, la scuola dove alcuni ragazzi hanno sparato a una professoressa con una pistola ad aria compressa, colpendola a un occhio e alla testa con dei pallini di gomma. Il Ministro ha voluto innanzitutto esprimere la propria solidarietà e la propria vicinanza alla professoressa e all’intero corpo docente per il gravissimo episodio subito. Ha quindi convocato la preside al Ministero per martedì 24 gennaio, chiedendole una relazione ufficiale e dettagliata dei fatti, del contesto in cui sono maturati e della partecipazione dei genitori al percorso educativo dei figli. Questo prima di prendere decisioni conseguenti sulla vicenda. Contrastare fermamente il bullismo e la violenza a scuola e ripristinare nelle classi la cultura del rispetto, ha dichiarato Valditara, sono due priorità della mia azione. Senza di esse non può esistere nessun sistema scolastico degno di questo nome”.
Per tutte le malefatte, comunque, la repressione non è lo strumento vincente. Ne è convinto il pedagogista Daniele Novara. “Le posizioni di questi professori mi sembrano datate, superate. La repressione non ha mai portato a risultati positivi. È decisamente più efficace e vincente intervenire sul processo educativo. Bambini e ragazzi che sbagliano vanno educati, non puniti. Criminalizzarli e reprimerli non servirebbe. La loro mortificazione aggiungerebbe solo benzina all’incendio che hanno dentro. Come le scienze neurologiche hanno confermato, il loro cervello è ancora immaturo. Certo gli strumenti educativi devono essere basati anche sul rigore. L’ordinamento giudiziario che abbiamo in Italia è il migliore e non va cambiato. Lo apprezzano e lo studiano da tutto il mondo. Prevede che gli under 14 non possano essere perseguiti penalmente e questa soglia non deve essere alzata, come invece viene richiesto da alcune parti. Sono anche del parere che le carceri per minori si potrebbero chiudere: le norme elencano tutta una gamma di interventi alternativi, puntando sulla mediazione e sulla giustizia riparativa”.
Alla voce di Novara seguono altre belle parole, quelle di Maura Manca, psicologa e psicoterapeuta, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza.“Nella scuola, asserisce Manca, è in corso un cambiamento. Tanti insegnanti vivono una condizione complessa. Si trovano a dover gestire tante problematiche individuali già a partire dalle strutture per l’infanzia. La famiglia chiede educazione e formazione alla scuola, la scuola chiede educazione e formazione alla famiglia. Però né l’una né l’altra, ulteriore cosa di cui dobbiamo tenere conto, ha un ruolo autorevole. La richiesta d’aiuto dei docenti, in questo quadro, è comprensibile e va raccolta. Si sentono soli. Come intervenire? Occorre affiancare maestri e professori con personale specializzato di supporto. Le punizioni ci devono essere. Tante volte ci dimentichiamo che i ragazzi sanno sempre cosa succede nelle loro scuola e nelle altre. Lo vedono dai social. Se non interveniamo in modo forte e marcato quando ci sono episodi gravi, diamo un segnale sbagliato a tutti quelli che guardano. Le sanzioni andrebbero sempre affiancate da attività rieducative. Altrimenti faremmo un regalo a quegli studenti che, se vengono sospesi, sono soddisfatti per il risultato ottenuto: saltare le lezioni. Gli adulti a volte si dimenticano della funzione educativa che hanno, in termini di esempio. Un padre che prende a pugni un docente e una mamma che sputa in faccia alla maestra insegnano ai figli, sbagliando, che sono quelle le modalità per risolvere i problemi. Se a casa denigrano la scuola e i professori, i figli poi si sentono legittimati a comportarsi male. Gli insegnanti non sono infallibili. Le famiglie, diversamente da come succedeva una volta, hanno il diritto di confrontarsi con loro, discutere, chiedere. Ma c’è modo e modo per porre e affrontare le questioni”.
La politica, almeno una parte della politica, non resta a guardare. Vuole porre fine a tutti gli episodi di violenza nella scuola. “Stop a violenze fisiche e verbali contro dirigenti scolastici, personale docente, educativo e amministrativo, tecnico e ausiliario. Pene più severe per chi li aggredisce nell’esercizio delle loro funzioni”. Questa la dichiarazione del deputato Lega Rossano Sasso, capogruppo Lega in commissione Cultura Scienza e Istruzione. Sasso assicura che è stata depositata una proposta di legge con sua prima firma. Vengono fortemente inasprite le attuali misure . “Vogliamo e dobbiamo restituire autorevolezza e prestigio sociale ai lavoratori della scuola, dichiara Sasso. Tutti devono capire che la scuola è un luogo sacro, inviolabile e dove si formano i cittadini del domani. Dopo l’aumento dello stipendio mensile per oltre un milione di lavoratori della scuola, un altro significativo passo in favore della scuola targato Lega”.
Emilio La Greca Romano