“Piano Scuola 4.0”, la scuola recupera lo spazio educativo
Next Generation Classrooms è il titolo della prima azione del Piano “Scuola 4.0”. Cosa prevede? Vuole trasformare lo spazio scuola, con un mutamento “rivoltoso” di almeno 100.000 aule in ambienti innovativi di apprendimento. “Le comunità scolastiche del primo e del secondo ciclo progetteranno e realizzeranno ambienti fisici e digitali di apprendimento (on-life), caratterizzati da innovazione degli spazi, degli arredi e delle attrezzature e da un nucleo portante di pedagogie innovative per il loro più efficace utilizzo, secondo i principi delineati dal quadro di riferimento nazionale ed europeo. La trasformazione fisica e virtuale deve essere accompagnata dal cambiamento delle metodologie e delle tecniche di apprendimento e insegnamento”.
Il “Piano Scuola 4.0” è un’altra bella novità del mondo scuola. Una cosa bella che ci doveva capitare. E’ previsto dal PNRR quale strumento di sintesi e accompagnamento all’attuazione delle relative linee di investimento. Vuole offrire un prezioso sostegno all’opera didattica che andranno compiendo le istituzioni scolastiche nel rispetto della propria autonomia didattica, gestionale e organizzativa. Si costituisce di quattro sezioni. La prima sezione “Background” definisce il contesto dell’intervento; la seconda e la terza sezione “Framework”, la quarta sezione “Roadmap”. Detto così si comprende poco intorno alla natura del Piano 4.O. La prima sezione presenta, in sintesi, le dinamiche del processo di mutamento didattico-digitale delle istituzioni scolastiche del nostro Paese e gli scenari europei di riferimento; la seconda e la terza sezione presentano il quadro di riferimento e i principali orientamenti per la progettazione degli ambienti di apprendimento innovativi (Next Generation Classrooms) e dei laboratori per le professioni digitali del futuro (Next Generation Labs); la quarta sezione “Roadmap” illustra e sintetizza gli step di attuazione della linea di investimento “Scuola 4.0”. Il documento “Piano Scuola 4.0” non si rappresenta elemento di staticità, ma vuole essere assunto come entità dinamica. Viene, infatti, assoggettato a un aggiornamento costante nel corso dell’iter attuativo della linea di investimento e si completerà con ulteriori linee di indirizzo e di sostegno e con la valutazione e la presentazione dei risultati e delle buone pratiche realizzate dalle scuole.
Un secolo e mezzo di storia della scuola ha propinato lo stesso spazio scuola. Sin dal suo primo vagito la scuola ha avuto per scena lo stesso contesto del sapere, un identico spazio di apprendimento che nella configurazione generalmente diffusa si riconosce in aule a forma geometrica quadrangolare con file alternate di banchi a fronteggiar di cattedra e alle conoscenze del docente. Questo il modello che prevale ancora oggi diffusamente nella scuola, tale disposizione, dunque, caratterizza ancora il processo di apprendimento scolastico.
E’ dato certo che il ruolo dello spazio nel processo di formazione non è cosa assolutamente trascurabile. La pedagogia del nostro Paese e la scienza pedagogica internazionale riconoscono diffusamente il valore spazio apprendimento. Lo spazio è maestro per la Montessori. Così Maria Montessori: “Scoprimmo che l’educazione non è ciò che il maestro dà, ma un processo naturale che si svolge spontaneamente nell’individuo umano, che essa non si acquisisce ascoltando delle parole, ma per virtù di esperienze effettuate nell’ambiente. Il compito del maestro non è quello di parlare, ma di preparare e disporre una serie di motivi di attività culturale in un ambiente appositamente preparato(MB, p. 6). E ancora:La “Casa dei Bambini” è l’ambiente offerto al bambino, capace di dargli i mezzi per sviluppare le attività. Questo genere di scuola non è di un tipo fisso, ma può variare secondo le risorse finanziarie di cui dispone e secondo le opportunità offerte dall’ambiente. Dovrebbe essere una vera casa; un insieme di stanze con un giardino, di cui i bambini fossero padroni” (MP ’21, p. 9-10).
Per Loris Malaguzzi lo spazio è terzo educatore. Malaguzzi rifletteva sullo spazio come “terzo educatore”, il quale viene dopo la famiglia e la scuola, e cercava di capire come esso influenzi il comportamento dei bambini e delle insegnanti. “L’Atelier Creativo sarà lo spazio della riflessione, della condivisione, della sperimentazione, dell’immaginazione e della costruzione dei propri talenti. Per questo motivo, il luogo che lo accoglierà deve rispondere a tre caratteristiche: flessibilità, bellezza ed innovazione”.
E’ lo spazio educativo dopotutto il contesto ove si svolge la complessa relazione tra soggetto e mondo. L’ambiente di apprendimento, esso stesso è formativo. E’ in grado esso stesso di promuovere e lievitare significative conoscenze, sempre più stimolanti, inclusive e aggreganti. Questo sapere connesso allo spazio formativo si traduce, di certo, come opportunità di successo e adeguata modalità di stare nel mondo e vivere il mondo. Ha funzione inclusiva, fra l’altro, poiché è organizzato per rendere più facili processi autonomi, di appropriazione e gestione temporale. Lo spazio educativo è una opportunità da considerare anche per il fine strettamente connesso alla attenzione e concentrazione capace di lenire l’eventuale iperstimolazione sensoriale. Lo spazio scuola tradizionale, dunque, oggi non è adeguato al sapere, non è più opportuno all’apprendimento. Troppe sono le novità culturali del tempo contemporaneo, molte le sfide che bisogna affrontare, legate alle trasformazioni in ogni ambito d’interazione. Al centro deve stare l’attività didattica e i destinatari della formazione con valutazione di flessibilità, di molteplicità di funzioni, di collaborazione, di inclusione, di apertura e di utilizzo della tecnologia. “La ricerca nazionale e internazionale, riferisce il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Missione 4: istruzione e ricerca, ha mostrato come il modello tradizionale di spazio di apprendimento non sia oggi più in linea con le esigenze didattiche e formative delle studentesse e degli studenti rispetto alle sfide poste dai cambiamenti culturali, sociali, economici, scientifici e tecnologici del mondo contemporaneo, proponendo “ambienti di apprendimento innovativi” connessi a una visione pedagogica che mette al centro l’attività didattica e le studentesse e gli studenti, secondo principi di flessibilità, di molteplicità di funzioni, di collaborazione, di inclusione, di apertura e di utilizzo della tecnologia. Il concetto di ambiente è connesso all’idea di “ecosistema di apprendimento”, formato dall’incrocio di luoghi, tempi, persone, attività didattiche, strumenti e risorse. Non sono sufficienti, dunque, solo lo spazio e la tecnologia per creare un ambiente innovativo, ma sono fondamentali la formazione, l’organizzazione del tempo e le metodologie didattiche. La responsabilità di abilitare lo spazio alla pedagogia e di trasformarlo in “ambiente di apprendimento” è affidata al dirigente scolastico per l’aspetto organizzativo e ai docenti per l’aspetto didattico, ma richiede il coinvolgimento attivo dell’intera comunità scolastica per rendere sostenibile il processo di transizione verso un più efficace modello formativo ed educativo”.
Il nostro Paese non resta a guardare. Da oltre un decennio è attivo nella pratica d’investimenti. E’ impegnata l’Italia in questo processo di trasformazione. Si continua ad intervenire sul Piano nazionale per la scuola digitale e dei Programmi operativi nazionali. I fondi europei ossigenando i territori dimenticati, hanno sicuramente fornito il giusto impulso al cambiamento. Hanno, di certo, ridisegnato gli spazi del sapere in diverse istituzioni scolastiche. “L’esperienza della pandemia ha potenziato anche l’utilizzo degli ambienti digitali di apprendimento, integrando l’esperienza didattica fisica con quella virtuale. Con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il Ministero dell’istruzione, nell’ambito della linea di investimento “Scuola 4.0”, ha inteso investire 2,1 miliardi di euro per la trasformazione delle classi tradizionali in ambienti innovativi di apprendimento e nella creazione di laboratori per le professioni digitali del futuro e, al tempo stesso, con un’altra specifica linea di investimento, promuovere un ampio programma di formazione alla transizione digitale di tutto il personale scolastico. La denominazione “Scuola 4.0” discende proprio dalla finalità della misura di realizzare ambienti di apprendimento ibridi, che possano fondere le potenzialità educative e didattiche degli spazi fisici concepiti in modo innovativo e degli ambienti digitali”.
Next Generation Classrooms è il titolo della prima azione del Piano “Scuola 4.0”. Cosa prevede? Vuole trasformare lo spazio scuola, con un mutamento “rivoltoso” di almeno 100.000 aule in ambienti innovativi di apprendimento. “Le comunità scolastiche del primo e del secondo ciclo progetteranno e realizzeranno ambienti fisici e digitali di apprendimento (on-life), caratterizzati da innovazione degli spazi, degli arredi e delle attrezzature e da un nucleo portante di pedagogie innovative per il loro più efficace utilizzo, secondo i principi delineati dal quadro di riferimento nazionale ed europeo. La trasformazione fisica e virtuale deve essere accompagnata dal cambiamento delle metodologie e delle tecniche di apprendimento e insegnamento”.
In tal modo si vuole favorire l’apprendimento attivo e collaborativo, con didattica personalizzata relazioni, motivazione, benessere emotivo peer learning, problem solving e co-progettazione e consolidare abilità cognitive e metacognitive (pensiero critico, pensiero creativo, imparare ad imparare) abilità sociali ed emotive (empatia, responsabilità e collaborazione) abilità pratiche e fisiche (uso corretto di nuove informazioni e dispositivi di comunicazione digitale). In merito al Design verranno garantiti inclusività, accessibilità, comfort, flessibilità, integrazione tra interno ed esterno: ogni aula diventerà un ecosistema di interazione, condivisione, cooperazione, che integra le tecnologie e accoglie pedagogie e metodologie innovative. I nuovi ambienti scolastici saranno supportati da nuovi arredi: arredi modulari e flessibili per consentire rapide riconfigurazioni connessione schermo digitale dispositivi per la possibile fruizione a distanza di tutte le attività dispositivi per la promozione di scrittura e lettura dispositivi per la fruizione di contenuti attraverso la realtà virtuale e aumentata e per esperienze immersive dispositivi per lo studio delle STEM, per la creatività digitale, per l’apprendimento del pensiero computazionale, dell’intelligenza artificiale e della robotica integrazione tra aula fisica e ambiente/piattaforma virtuale, per incoraggiare nuove dimensioni di apprendimento ibrido accesso al catalogo digitale, raccolta di risorse digitali di base, software e contenuti disciplinari o interdisciplinari, disponibili anche sul cloud. Non finisce qui. Next Generation Labs è il titolo della seconda azione di “Scuola 4.0”, che prevede la realizzazione di laboratori per le professioni digitali del futuro, capaci di fornire competenze digitali specifiche nei diversi ambiti tecnologici avanzati, trasversali ai settori economici, in un contesto di attività autentiche e di effettiva simulazione dei luoghi, degli strumenti e dei processi legati alle nuove professioni.
Col “Piano Scuola 4.0” si apre una nuova era del mondo scuola. Speriamo però, in questo bailamme di cose nuove, vengano veramente garantiti gli elementi base come il saper leggere, scrivere e far di conto.
elgr