La scuola di merito di Valditara, risposta a Sasso
“I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.”
Di merito, di scuola meritocratica, si parlava già in epoca fascista. Una scuola più che selettiva, disumana. La fragilità non veniva certamente attenzionata dal fascismo, figuriamoci quella scuola fatta tutta o in parte di presenze fragili. Erano i più forti a fare il grande passo, ai più deboli si destinava solitudine e abbandono. Il merito assente o non riconosciuto veniva destinato all’arretratezza e all’ignoranza. Stiamo però parlando del secolo scorso, di una storia italiana che oggi, nei tempi nuovi del governo Meloni, spegne la centesima candelina. Umilianti erano le diffuse condizioni di vita e le parole di Gramsci ne fornivano conferma agli inizi degli anni venti del secolo scorso “…l’Italia è il paese dove le madri educano i figlioletti a colpi di zoccolo sulla testa, è il paese dove in alcune regioni sembrava naturale, fino a qualche anno fa, mettere la museruola ai vendemmiatori perché non mangiassero l’uva; dove in alcune regioni, i proprietari chiudevano a chiave nelle stalle i loro dipendenti al ritorno dal lavoro, per impedire le riunioni e la frequentazione delle scuole serali…”. La concezione del merito alla luce della logica fascista era e resta una idea criminale.
Oggi, nel terzo millennio, ci piace l’idea del merito se rapportata alla valenza costituzionale. Assume, in tal senso, solo in tal senso, il merito un valore. Ciò vuol dire, traducendo il pensiero dei padri costituenti, che tutti devono essere interessati dal progresso migliorativo, persino chi è nato indietro, senza quindi assumere inopportuni processi ideologici volti alla cristallizzazione delle disuguaglianze e delle ingiustizie. Politica, fra l’altro, è comunicazione. Il nome nuovo che si è voluto dare alla scuola, col neonato governo Meloni, è “Ministero dell’Istruzione e del Merito”, al capo del quale si pone Giuseppe Valditara.
Walter Benjamin, nel lontano 1916 ebbe a dire: “La facoltà di nominare è quella condizione e quella possibilità che consente poi di dare un volto e, nel tempo, contenuto alle cose. Non consente solo di riconoscerle, ma di parlarne.” E questo obiettivo, nella fase iniziale del governo scuola di Valditara, è stato abbondantemente raggiunto. Merito, diversamente rispetto a quanti tanti credono, non è giustapposizione di inclusione. E in tal senso la nuova nomenclatura non muta l’aspirazione del passato Ministro Bianchi.. L’idea di Merito cammina coi poveri, non affianca i facoltosi costretti a conseguire lauree a pagamento in tante quasi farlocche università. Giustamente i quattrini non fanno merito, per fortuna. Interesse, passione, desiderio di conoscenza ecc. non dipendono dai portafogli. La scuola contemporanea non vuole assolvere l’idea, comunque, del merito aristocratico, ma è storicamente borghese. La nobiltà aveva già di suo il diritto con le cromature bluastre del sangue di parte. Si, il valore merito, fece sentire il suo primo vagito con la rivoluzione borghese contro l’aristocrazia francese. Altra valutazione che accosta e conferma la necessità di merito a manifeste debolezze e impedimenti del genere umano. A conforto della nostra opinione sul merito sovviene la parola costituzionale che è fatta di giusto buonismo e larga osservazione. Ci riferiamo al 2° comma dell’articolo 34 della Costituzione. “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.” In tal senso si vuole e si deve volere il merito nella scuola e la scuola del merito. Ecco l’attuale Ministro dell’Istruzione e del Merito come spiega il merito nella scuola italiana. Valditara ha fornito questa risposta a Rossano Sasso. Quest’ultimo, deputato della Lega, ha formulato il quesito sulla valorizzazione del “merito” nell’ambito della comunità scolastica. “Il merito è un valore fondante della nostra costituzione, esso infatti è connaturato all’esigenza primaria di assicurare l’eguaglianza sostanziale dei cittadini ed è chiaramente affermato dall’art. 34 della nostra Costituzione con particolare riferimento all’istruzione. È compito della scuola individuare, valorizzare, far emergere i talenti e le capacità di ogni studente e studentessa indipendentemente dalle proprie condizioni di partenza, affinché ciascuno possa conseguire il pieno sviluppo della persona umana. È da questa consapevolezza che nasce la sfida del merito, che dà sostanza alla parola istruzione, coinvolgendo prioritariamente le studentesse e gli studenti con i loro talenti e le loro vocazioni. I dati sulla dispersione scolastica sono preoccupanti e gravi, come lo sono ancora i divari di apprendimenti tra i territori. Occorre pertanto una più incisiva personalizzazione e flessibilità dei piani di studio che consentano di coltivare le potenzialità di tutti, sostenendo i più fragili e alimentando le capacità dei più bravi, anche se privi di mezzi. Nonché un sistema di orientamento efficace che fornisca alle famiglie e agli studenti informazioni necessarie per effettuare scelte consapevoli. Per questo motivo, voglio rimarcare l’importanza di due misure del PNRR sulle quali sono intervenuto da subito. Mi riferisco alla riforma del sistema di orientamento e dagli investimenti in tema di contrasto della dispersione e dell’abbandono scolastico, di promozione del successo educativo e dell’inclusione sociale. È necessario, infatti, che tali misure prevedano interventi mirati alle realtà territoriali e personalizzati sui bisogni degli studenti. Per far ciò è indispensabile tornare a sottolineare l’autorevolezza della figura del docente, che deve essere consapevole dell’alta dignità della sua professione, riconoscendo anche economicamente il suo impegno e le sue competenze. In tal senso abbiamo voluto dare subito un chiaro segnale politico sul tema delle retribuzioni, fondamentale per accompagnare questo processo di valorizzazione con fatti concreti. Posso comunicare che siamo riusciti a mantenere l’impegno con i sindacati di portare l’approvazione del contratto nel corso dell’ultimo Consiglio dei Ministri per sbloccare entro Natale gli arretrati, che ammonteranno a una voce media di 2000 euro per dipendente e conseguire gli aumenti di stipendio che ammonteranno, a regime, a una voce media di 124 euro in più a mensilità. Come già ho avuto modo di dire non c’è merito senza dignità. Siamo consapevoli che si tratta solo di un primo passo verso la realizzazione di quella grande alleanza per la scuola e per il merito che stiamo costruendo attraverso l’ascolto e il confronto costruttivo con i protagonisti del mondo della scuola e con tutti gli altri attori istituzionali. Del resto, il dialogo è stato il principio cardine su cui ho impostato da subito la mia azione. Solo attraverso una grande collaborazione tra istituzioni, parti sociali, docenti, studenti e famiglie, ognuno nel suo ruolo, la scuola potrà tornare a essere un vero ascensore sociale che non lasci indietro nessuno”.
Emilio La Greca Romano