Valditara e la scuola di merito
“Il Merito, afferma il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che il governo medesimo ha voluto aggiungere nella denominazione del Ministero dell’Istruzione, è anzitutto un valore costituzionale, chiaramente affermato e declinato dall’articolo 34 della Costituzione. Favorire il merito significa dare alle scuole infrastrutture e dotazioni di qualità, valorizzare gli operatori scolastici, sintonizzarsi con il mondo del lavoro, agire sulle competenze, fornire gli strumenti per sviluppare un percorso di crescita individuale e collettivo…”
Assai criticata e contrariata la diffusa discussione sulla integrazione del merito in capo al Ministero dell’Istruzione. La questione legata al merito nell’istruzione lascia gli animi cogitati e perplessi. L’insediamento del nuovo Governo con la nuova definizione del Ministero dell’Istruzione, ha sollevato un diffuso malcontento, anche perché la logica della stessa Italia dei favori riduce di suo, inevitabilmente, l’opportunità meritocratica obiettiva. Di questo dato, di certo, ne sarà convinta una buona fetta di popolo capace, se pure stranamente, d’autocritica onesta. La modifica del nome del dicastero, insomma, ha suscitato curiosità e preoccupazione. Tale cambiamento non servirà a modificare cosa alcuna. «Tutto deve cambiare perché tutto resti come prima», questo l’assunto a morale della favola del “Gattopardo” che spesso torna. Il Prof. Antonio Gurrado, dall’alto della sua funzione di docente di filosofia e in qualità di giornalista freelance, affronta di petto la questione e dichiara con penna severa che “..il Ministero dell’Istruzione e del Merito poteva chiamarsi anche Ministero dell’Istruzione e della Selezione Spietata, Ministero dell’Istruzione e della Bocciatura Sistematica, Ministero dell’Istruzione e dello Sterminio Indiscriminato degli Studenti – e sapete cosa sarebbe cambiato? Esatto, assolutamente nulla. Perché come la rosa avrebbe lo stesso profumo se non si chiamasse rosa, il Ministero dell’Istruzione può chiamarsi come vuole, al dicastero può sedere Papa Giovanni oppure Goebbels, ma a far girare il meccanismo restano sempre i sottoposti: provveditori, funzionari, insegnanti. Questi ultimi non hanno la minima intenzione di applicare nella scuola il merito nella maniera minacciosa e un po’ sadica che l’opposizione ha ventilato; un po’ perché sono abituati a promuovere più o meno tutti per affetto e bontà d’animo, un po’ perché non vogliono affrontare le piaghe (documentazione, ricorsi, genitori) che di solito accompagnano le bocciature, un po’ perché temono che se valutassero davvero gli alunni magari prima o poi qualcuno potrebbe davvero valutare loro e allora chissà”. E’, in effetti, prescindendo dalla eventuale volontà del nuovo Ministro della scuola, lo stesso Dossier della Camera che pone la questione del Merito; un bisogno di merito che profila sulla traiettoria direttrice del reclutamento e della formazione insegnanti. Occorre alla luce di questi due fattori quindi “incentivare il merito e l’aggiornamento continuo” e tanto per volontà del PNRR. Ecc, dunque, come si fa leggere il dossier: “Gli interventi previsti dal PNRR, anche alla luce delle Raccomandazioni della Commissione UE per il 2019 e il 2020, nonché dell’Agenda ONU 2030, si sviluppano su tre direttrici, che nel complesso perseguono un potenziamento quantitativo e qualitativo dell’istruzione, sia nella prospettiva della coesione economico-sociale, sia del rafforzamento della competitività del sistema-Paese. In particolare, la prima direttrice consiste nel raggiungimento di una maggiore copertura territoriale dei servizi di educazione e istruzione, specie d’infanzia e primaria, particolarmente carente in alcune aree geografiche del Paese. La seconda mira al rafforzamento dell’offerta formativa sotto il profilo delle competenze digitali e scientifico- tecnologiche (c.d. “STEM”), al fine di compensare lo skills mismatch tra istruzione e domanda di lavoro, in un’economia ormai caratterizzata da elevati tassi di conoscenza e specializzazione. La terza, infine, ha quale obiettivo il miglioramento dei processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti, con l’intento di incentivare il merito e l’aggiornamento continuo. Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, in occasione del dibattito sulla fiducia al nuovo governo presso la Camera dei Deputati, ha voluto precisare:”I primi giorni del mio incarico sono stati tutti assorbiti dall’impostazione del lavoro che ci attende perché, a maggior ragione nell’attuale momento storico, non c’è tempo per polemiche. Oggi, che il Presidente del Consiglio ha esposto le linee programmatiche del governo, tengo a evidenziare che il Merito, che il governo medesimo ha voluto aggiungere nella denominazione del Ministero dell’Istruzione, è anzitutto un valore costituzionale, chiaramente affermato e declinato dall’articolo 34 della Costituzione. La scuola è l’infrastruttura più importante del Paese. Deve, in primo luogo, saper individuare, valorizzare e fare emergere i talenti e le capacità di ogni persona indipendentemente dalle sue condizioni di partenza – prosegue il Ministro – perché ciascun giovane possa avere una opportunità nel proprio futuro, tra l’altro in consonanza con la lettera e lo spirito dell’articolo 3 della Costituzione. Favorire il merito significa dare alle scuole infrastrutture e dotazioni di qualità, valorizzare gli operatori scolastici, sintonizzarsi con il mondo del lavoro, agire sulle competenze, fornire gli strumenti per sviluppare un percorso di crescita individuale e collettivo. Il valore dell’istruzione – conclude Valditara – a partire dal rispetto per i docenti, è al centro del mio impegno, che porterò avanti in un ascolto costante e in un confronto costruttivo con i protagonisti del sistema che la scuola la vivono tutti i giorni, nell’esclusivo interesse degli studenti e delle loro famiglie. È su questi presupposti che lavoreremo per una scuola che torni a essere un vero ascensore sociale e che non lasci indietro nessuno”.
Emilio La Greca Romano