Prima tranche di fondi, pari a 500milioni di euro, destinati alla scuola aperta e per contrastare dispersione scolastica e povertà educativa
“Si tratta di un finanziamento molto importante, dichiara il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che mette al centro i più fragili e che ci aiuterà a costruire una scuola più aperta, inclusiva e affettuosa. Prenderemo per mano quelle ragazze e quei ragazzi che, molto spesso per motivi socio-economici, hanno difficoltà nella prosecuzione del loro percorso di studi e per questo rischiano di lasciare precocemente o, purtroppo, lo fanno”.
La scuola aperta, inclusiva e affettuosa, obiettivo peculiare della ripartenza, richiede per concretizzarsi anche supporti di ordine economico. Il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha recentemente firmato un decreto a sostegno della ripartenza a favore delle istituzioni scolastiche. Per contrastare la dispersione e la povertà educativa è stato emesso un decreto che destina 500 milioni di euro. “Si tratta di un finanziamento molto importante, dichiara Bianchi, che mette al centro i più fragili e che ci aiuterà a costruire una scuola più aperta, inclusiva e affettuosa. Prenderemo per mano quelle ragazze e quei ragazzi che, molto spesso per motivi socio-economici, hanno difficoltà nella prosecuzione del loro percorso di studi e per questo rischiano di lasciare precocemente o, purtroppo, lo fanno”. Destinatario più fortunato nella elargizione dei fondi è il mondo scuola sud. La metà dei fondi, infatti, spetta alle istituzioni scolastiche del meridione. Si tratta ovviamente soltanto della prima tranche di fondi e interessa i ragazzi dai 12 ai 18 anni. La fascia esposta a maggiori rischi. Proprio al Sud, ritiene il Ministro dell’Istruzione, occorre prestare una speciale attenzione. “Oltre il 50% dei fondi è destinato alle scuole del Sud, aggiunge il Ministro, dove servono un forte intervento e una iniezione di fiducia: dobbiamo essere al fianco dei nostri giovani e far sapere loro che lo Stato non li abbandona. È un’azione del #PNRR in cui crediamo molto. Questo primo supporto economico riguarda la fascia 12-18 anni, quella più a rischio. Sono risorse che le nostre scuole secondarie di primo e secondo grado potranno usare per garantire un percorso di forte accompagnamento a chi è più a rischio, attraverso attività dedicate, progetti di tutoring, una formazione personalizzata, anche in raccordo con le realtà che già operano sui territori e contribuiscono fattivamente a evitare che in molti lascino la scuola precocemente. Grazie ai finanziamenti del Pnrr stiamo davvero costruendo una scuola nuova, dove chi ha più bisogno non viene lasciato indietro. Ogni ragazzo che torna in classe è un successo per tutti noi”. Dire scuola aperta per i non addetti ai lavori richiede fare ricorso a queste distinte caratteristiche: una scuola aperta è tale se è una scuola che diventa punto di riferimento per i suoi studenti, per le famiglie e per tutti i cittadini del quartiere; è una scuola aperta quella che si rivela luogo di socialità, che offre occasioni di conoscenza, di scambio, di costruzione di nuove relazioni; è aperta una scuola se mette in rete le risorse e le energie per continuare a crescere. La scuola aperta è un posto dove è bello stare, non solo durante le ore di lezione. Tanto è dettato in “La scuola è aperta a tutti […]” – art. 34 della Costituzione Italiana. Come si diventa allora scuola aperta? Un modello esemplare di percorso è quello della scuola milanese. Gli Istituti Comprensivi sul territorio di Milano possono chiedere il riconoscimento di Scuola Aperta se possiedono almeno tre dei seguenti requisiti: presenza di un’associazione di genitori che abbia sottoscritto una convenzione con l’Istituzione Scolastica e che abbia almeno un componente nel Consiglio d’Istituto; promozione e realizzazione di attività extracurricolari con utilizzo degli spazi scolastici in giorni di chiusura o in orario extrascolastico; inserimento dei progetti e delle attività extracurricolari anche nel PTOF; attivazione o partecipazione a progetti di Scuole Aperte in collaborazione con le Istituzioni (Comune, Regione, UST ecc.) e/o finanziati tramite bandi; collaborazione con le realtà del territorio di riferimento (biblioteche, musei, impianti sportivi, associazioni culturali e sportive, cooperative sociali…) per la realizzazione di attività finalizzate ad arricchire l’offerta formativa della scuola anche tramite uscite in città; collaborazione con le realtà del territorio finalizzate ad aprire gli spazi scolastici alla cittadinanza per permettere la visibilità sociale della scuola e il coinvolgimento anche del mondo del volontariato (nonni, ex alunni, associazioni…); collaborazione alla rete di Scuole Aperte anche tramite la segnalazione di eventi ed attività. Per avere idee più chiare intorno alla scuola aperta ricorriamo al Manifesto Rete Romana Scuole Aperte Partecipate. “La Rete Romana Scuole Aperte Partecipate è la rete delle Associazioni e dei Comitati di genitori, amici, ex-studenti e cittadini attivi di varie scuole di Roma, che si propone di condividere i desideri, le visioni e le esperienze intorno all’idea di “Scuola Aperta Partecipata”, di una Scuola “bene comune” che sia di riferimento e guida per il territorio che abita e, allo stesso tempo, che diventi un luogo aperto alla città nel tempo extra-scolastico, gestito insieme a tutti i soggetti disponibili di un territorio. Il riferimento a cui ci ispiriamo è il principio di sussidiarietà contenuto nell’art.118 comma 4 della Costituzione che chiama i cittadini a sperimentare l’amministrazione condivisa dei beni comuni insieme a chi rappresenta e lavora nelle istituzioni. Una “rete” informale che aiuti singole Associazioni/Comitati sul territorio a nascere, crescere ed essere riconosciuti come interlocutori e che abbia la forza di interagire in modo costruttivo con le istituzioni suggerendo “proposte” sostenibili e partecipate di sviluppo della comunità di un territorio”. La scuola aperta, dunque, è quella che accoglie sempre, anche nelle ore extrascolastiche, capace di farsi opportuno luogo d’incontro, sede di cultura e solidarietà nei territori ristretti e limitati per mostrarsi e interagire col mondo. La scuola aperta mette insieme principi ed esperienze per collocarsi entità di bene comune. I giovani nella scuola aperta dovranno incontrarsi, curarsi e proporsi insieme nei territori. Questo modello s’identifica salutare contro la povertà educativa. La povertà educativa indica l’impossibilità per i minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. In Italia la povertà educativa priva milioni di bambini del diritto di crescere e di seguire i loro sogni. Alla base di questo tipo di povertà vi è la deprivazione materiale. L’assenza o la troppo limitata disponibilità economica delle famiglie è causa di sviluppo della povertà in educazione. La scarsa disponibilità economica fa crescere l’assenza di accessibilità scolastica e culturale, avviando un circolo vizioso in cui le due componenti si influenzano reciprocamente. Usufruendo dei 40 milioni messi a disposizione dal Pnrr – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, si vuole combattere la povertà educativa peculiarmente nel Sud Italia. La finalità prefissata è volta ad accrescere le dinamiche orientate a combattere questa povertà. raggiungendo almeno 20.000 minori in situazioni di rischio o di disagio entro il mese di giugno del 2023 e altri 44.000 entro il giugno del 2026. A tal fine sono destinati complessivamente 30 milioni di euro per la progettualità innovativa del terzo Settore e 10 milioni di euro a supporto di progetti privati di fondi negli anni passati. Gli interventi verranno distinti per fasce d’età. Ai piccoli da 0 a 6 anni verranno garantiti ampliamento e potenziamento dei servizi in ambito educativo e cura, qualificando l’accessibilità dei servizi in essere e il benessere generale dei nuclei familiari. Ai bambini dai 5 ai 10 anni, verranno offerte opportunità educative efficaci e azioni di prevenzione per le forme di disagio correlate alla povertà educativa. Alla fascia di ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, sarà proposto un miglioramento dell’offerta formativa, nonché una varietà di attività finalizzate al riavvicinamento scolastico. Chi vive la povertà educativa vive un disagio, una serie difficoltà nel diritto a formarsi e a sviluppare competenze, abilità e ambizioni, sia in ambiente scolastico che nella vita personale. In un mondo in cui i cambiamenti socio-economici richiedono sempre maggiori competenze e abilità, dichiara la Caritas, tanti giovani dei paesi più poveri rimarranno privi della possibilità di partecipare attivamente allo sviluppo del proprio paese e beneficiare dei progressi raggiunti. I costi di questa crisi – disoccupazione, povertà, disuguaglianze e instabilità – potranno, quindi, minare le fondamenta delle nostre economie e società”. Auguriamoci che gli investimenti previsti a beneficio di questa necessaria rivoluzione scolastica, a beneficio di tanti giovani e ragazzi, non si traducano nell’ennesima occasione mancata.
Emilio La Greca Romano