#LaMemoriadiTutti, il Ministro Bianchi con mille studentesse e studenti a Palermo per il XXX anniversario delle stragi di Capaci e Via D’Amelio
La mafia riconosce nella scuola la sua principale sfida perché la scuola insegna consapevolezza, appartenenza e comunità. Lo abbiamo ricordato a Palermo, in occasione del trentennale per le stragi, insieme a più di mille studentesse e studenti.La scuola fornisce le parole di libertà per sconfiggere la mafia.
In un paio di mesi, nel lontano 1992, i vertici del pool antimafia vennero decapitati. Due distinte stragi: la prima il 23 maggio sull’autostrada per Palermo nei pressi di Capaci, dove una carica di 500 chili di tritolo fece saltare in aria l’auto sulla quale viaggiavano Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo. Insieme ai coniugi persero la vita Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, la scorta del magistrato. La seconda strage porta la data del 19 luglio: venne ammazzato, in via d’Amelio, Paolo Borsellino. Nelle immediate vicinanze del palazzo ove abitava la madre scoppiò una bomba nascosta in una Fiat 126. Persero la vita i poliziotti Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Oggi, 23 maggio, la celebrazione ufficiale in occasione del XXX anniversario delle stragi di Capaci e Via D’Amelio, si è tenuta al Foro Italico Umberto I, a Palermo. Tra i presenti: il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, la Ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, la Ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, la Presidente della Fondazione Falcone, Maria Falcone. Insieme alle personalità politiche erano presenti oltre mille studentesse e studenti, giunti da tutta Italia. Ben 1.400 lenzuoli sono stati realizzati da 1.070 istituti scolastici che hanno accolto l’appello del Ministero dell’Istruzione e della Fondazione Falcone, lanciato attraverso il bando #LaMemoriaDiTutti. Le istituzioni scolastiche, in occasione del XXX anniversario delle stragi di Capaci e Via D’Amelio, hanno approfondito i profili personali delle vittime della violenza mafiosa; gli alunni e le alunne hanno decorato i lenzuoli bianchi con illustrazioni e messaggi di riflessione. Erano i lenzuoli della rivolta; quegli stessi che i palermitani usarono nel 1992, all’indomani delle stragi, per dimostrare la loro ribellione. Le case palemitane hanno aperto le porte agli studenti d’Italia, hanno consentito di esporre dai propri balconi i messaggi di tanti giovani convenuti a Palermo.“Queste ragazze e questi ragazzi e i loro 1.400 lenzuoli ci ricordano cosa è la pedagogia della legalità – ha dichiarato il Ministro Bianchi –. Quest’anno le scuole hanno portato i lenzuoli realizzati in memoria delle vittime delle mafie. L’anno prossimo vorremmo piantare nei giardini delle scuole un albero della legalità come quello che c’è a Palermo davanti alla casa del giudice Falcone. La scuola è la sfida più grossa alla mafia. La scuola fornisce alle studentesse e agli studenti le parole di libertà per sconfiggere la mafia. Avere condiviso oggi il trentennale delle stragi di Capaci e Via D’Amelio con mille di loro a Palermo, con i loro insegnanti e le loro famiglie, è stata una lezione di educazione civica e alla legalità importante. La scuola insegna consapevolezza, appartenenza e comunità. Ricordare è fondamentale, perché non si vince la battaglia contro la criminalità organizzata una volta per tutte, bisogna farlo ogni giorno, con la cultura e l’istruzione”. Il Ministro Patrizio Bianchi si è portato a Palermo in ossequio dei giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo e degli agenti di scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Rocco Dicillo, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Claudio Traina. Tutti uccisi dalla mafia nel 1992. Il Ministro Bianchi in onore della memoria delle vittime ha preso parte, fra l’altro, al momento del Silenzio a Capaci, suonato alle 17.58, ora della strage, al Giardino della Memoria “Quarto Savona Quindici”, insieme a Tina Montinaro, moglie dell’agente Antonio Montinaro, alle studentesse e agli studenti. Alla stessa ora, sotto l’Albero Falcone, in via Notarbartolo, davanti a quella che fu la casa del giudice, un trombettiere della Polizia di Stato ha eseguito il Silenzio in onore delle vittime e sono stati letti i nomi dei caduti negli attentati di Capaci e di Via d’Amelio. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino erano due magistrati siciliani che hanno dedicato la loro vita alla lotta contro la mafia. Così, con riferimento a Falcone, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “La fermezza del suo operato nasceva dalla radicata convinzione che non vi fossero alternative al rispetto della legge, a qualunque costo, anche a quello della vita. Con la consapevolezza che in gioco fosse la dignità delle funzioni rivestite e la propria dignità. Coltivava il coraggio contro la viltà, frutto della paura e della fragilità di fronte all’arroganza della mafia. Falcone non si abbandonò mai alla rassegnazione o all’indifferenza”. La sorella Maria Falcoone: “Lui non voleva essere un eroe, lui voleva essere un magistrato che faceva solo il proprio dovere. Ma ora cerchiamo di pensare al futuro di questa nostra città”. Queste, invece, le parole di Fiammetta Borsellino da Fazio, a Che tempo che fa: “Ricordare vuol dire riappropriarsi delle testimonianze di vita di determinati uomini affinché diventino patrimonio di tutti noi, lo dico sempre ai ragazzi perché costituiscano un faro per il nostro avvenire. Solo così la vita può avere una prevalenza sulla morte. Ricordare non può essere una mera celebrazione, non può essere una santificazione perenne, quando ciò accade diventa retorica, un oppio, e svia dai problemi. La memoria non può essere disgiunta dalla ricerca della verità. In questi anni abbiamo assistito a tantissime celebrazioni ma il diritto alla verità su queste terribili vicende, che io definisco una ferita collettiva, non individuale, è stato totalmente calpestato attraverso percorsi voluti e depistaggi”. Secondo Bianchi: “L’educazione alla legalità è e deve essere il perno della nostra scuola. In questi anni le ragazze e i ragazzi hanno voluto sapere e partecipare. Quest’anno lo fanno attraverso il simbolo del lenzuolo, che significa coscienza civile ma anche solidarietà e cittadinanza. Come Ministero abbiamo inoltre deciso di potenziare le attività in questo ambito, mettendo a disposizione un milione di euro. Stiamo infatti per pubblicare un bando rivolto alle associazioni del terzo settore per la realizzazione di progetti e percorsi educativi sui temi della legalità e del contrasto alle mafie nelle nostre scuole – sottolinea il Ministro -. L’Italia ha custodito la memoria di donne e uomini dello Stato, che hanno lottato contro le mafie. E lo ha fatto in questi trent’anni anche attraverso le scuole, luogo in cui germoglia il seme di una società che deve essere sempre più equa e giusta”. Maria Falcone, Presidente della Fondazione Falcone: “Trent’anni sono il tempo di una generazione. I ragazzi di oggi nel 1992 ancora non erano nati, perciò ora più che mai è importante coltivare la memoria di fatti e persone che hanno cambiato la storia di questo nostro Paese. A loro abbiamo voluto dedicare questa speciale occasione. Anche quest’anno abbiamo avuto al nostro fianco le scuole italiane, gli insegnanti che, pur tra mille difficoltà, hanno lavorato per portare tra i ragazzi la cultura della legalità e del rispetto dei valori della democrazia e della giustizia e hanno raccolto il nostro invito: dar vita alla loro creatività realizzando un lenzuolo dedicato a una vittima delle mafie. Ne sono arrivati in Fondazione oltre 1.000, segno che ancora una volta la scuola ha risposto con entusiasmo al nostro appello e che questi trent’anni non sono passati invano”.
Emilio La Greca Romano