L’Alternanza Scuola-Lavoro, dal Premio “Storie di alternanza” alle morti bianche
La 5^ Edizione del Premio delle Camere di Commercio “Storie di alternanza”, volta a rafforzare i termini di confronto e il reciproco scambio esperienziale fra la scuola e l’azione formativa, i giovani e le imprese. La Carta dei diritti e dei doveri degli studenti e delle studentesse in Alternanza. Anche l’Alternanza conta morti bianche. “La sicurezza nei luoghi di lavoro, ha dichiarato il Presidente Mattarella, è un diritto, una necessità, assicurarla un dovere inderogabile”.
La Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione e l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, informa intorno alla 5^ Edizione del Premio delle Camere di Commercio “Storie di alternanza”. Il Premio è stato ideato e promosso a partire dal 2017. L’hanno ideato il sistema delle Camere di commercio italiane, in collaborazione con il Ministero dell’istruzione. Ad oggi conta quasi 2mila istituzioni coinvolte, 27mila studenti e moltissime imprese che hanno interagito nella realizzazione degli oltre 2300 progetti di alternanza scuola lavoro/PCTO. E’ una buona opportunità per conferire rilievo alle esperienze di transizione dalle istituzioni scolastiche al mondo del lavoro; esperienze concretizzate con la fattiva azione collaborativa tra scuole, studenti e strutture operanti. Viene, inoltre, presa in considerazione “la funzione orientativa dei Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, che prevedono solide collaborazioni, non solo con le imprese e il mondo delle professioni, ma anche con il terzo settore, le organizzazioni di volontariato, e gli operatori pubblici e privati operanti in ambito culturale, ambientale, artistico, musicale e sportivo”. Questa Edizione, ormai la V, in linea con le precedenti, mira a fungere da stimolo a garanzia di un maggiore legame tra mondo scuola e mondo lavoro; il Premio ha l’intenzione di rafforzare i termini di confronto e il reciproco scambio esperienziale fra la scuola e l’azione formativa, i giovani e le imprese. Da quest’anno si vogliono, infatti, focalizzare “le varie esperienze formative realizzate nell’ambito del sistema duale non riguardanti esclusivamente le istituzioni scolastiche. E’ stata posta attenzione alle modalità di progettazione e comunicazione, al fine di promuovere le forme di transizione scuola-lavoro anche finalizzate alla riduzione del mismatch tra le competenze dei giovani in uscita dai percorsi formativi e quelle richieste dal mercato del lavoro. In tale ambito, si evidenzia che l’edizione 2021 del premio ha previsto per la prima volta la partecipazione degli Istituti Tecnici Superiori (ITS) di cui sono stati premiati, per la particolare qualità raggiunta, tre progetti svolti attraverso l’apprendistato di terzo livello”. Sono previste quest’anno quattro tipologie di concorso: Licei- percorsi PCTO; Istituti tecnici (IT) e Istituti professionali (IP)- percorsi PCTO; Istituti Tecnici Superiori (ITS) – per alternanza/tirocinio curriculare, apprendistato di 3°livello; Centri di formazione professionale (CFP) e Istituti professionali (IP) che operano in regime di sussidiarietà – per alternanza rafforzata, apprendistato di 1°livello. L’ammontare complessivo dei premi differenziati tra i vincitori, secondo la posizione occupata nella graduatoria e secondo la categoria di appartenenza, è pari a € 20.000. L’Alternanza scuola-lavoro lascia intendere un modus operandi didattico sicuramente innovativo. A mezzo l’esperienza pratica consente di “consolidare le conoscenze acquisite a scuola e testare sul campo le attitudini di studentesse e studenti, ad arricchirne la formazione e a orientarne il percorso di studio e, in futuro di lavoro, grazie a progetti in linea con il loro piano di studi”. E’ fatto obbligo a tutti gli studenti e a tutte le studentesse di aderire all’attività di Alternanza. In tutte le scuole medie di secondo grado, infatti, compresi i Licei, nel corso del triennio conclusivo, tutti gli alunni devono lasciarsi coinvolgere, come dettato dalla legge 107 del 2015 (La Buona Scuola), in linea con il principio della scuola aperta. Una nuova faccia della scuola insomma che rapporta l’azione esperienziale col mondo lavorativo. Sicuramente è questa una radicale mutazione culturale in atto nei contesti scolastici e nel mondo del lavoro. Trattasi, dunque, di una vera trasformazione di cultura per la costruzione di una via italiana al sistema duale, volta ad assumere buone prassi europee, coniugandole con le specificità del tessuto produttivo ed il contesto socio-culturale italiano. Tale innovazione didattica comporta l’adozione di una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti e delle studentesse in Alternanza. Un vero e proprio indirizzo normativo che propone 7 articoli utili a spiegare i diritti e i doveri delle studentesse e degli studenti nel corso delle attività di Alternanza. La Carta vuole porsi come strumento informativo, fra l’altro, tra scuola, studenti e genitori; tutto entro l’ottica di conseguire sistematicamente dialogo e condivisione. Studenti e studentesse, secondo il dettato della Carta, devono essere “accolti in ambienti di formazione adeguati e sicuri” , capaci di garantire la crescita della persona, in coerenza con l’indirizzo di studio seguito. E’, fra l’altro, previsto che i ragazzi avranno diritto ad esprimere, alla fine del percorso, una valutazione sull’efficacia e sulla coerenza del percorso di alternanza effettuato; gli stessi dovranno essere supportati da tutor dell’azienda ospitante in rapporto al rischio delle attività svolte. I giovani studenti saranno assicurati, a carico dello Stato, all’Inail contro gli infortuni e coperti da un’assicurazione per la responsabilità civile verso terzi. Ampio spazio, nel testo, viene dato al capitolo relativo a salute e sicurezza. Sicurezza che, purtroppo, non sempre viene garantita nei fatti. A diversi giovani, infatti, l’esperienza dell’Alternanza è costata la vita.
A gennaio scorso mancò Lorenzo Parelli, il 18enne morto in fabbrica a Lanuzacco, in provincia di Udine, nell’ultimo giorno di stage per l’alternanza scuola-lavoro. “Al momento, scriveva Antonio Palma, l’unica cosa certa è che quel maledetto pomeriggio di venerdì Lorenzo Parelli è stato colpito da una putrella, una trave d’acciaio a forma di T del peso di 150 chili che è precipitata dall’alto e lo ha raggiunto in pieno uccidendolo sul colpo. Agli inquirenti resta il compito di capire il perché quel grosso tubo di ferro sia caduto e perché abbia raggiunto il ragazzo. Due interrogativi che inevitabilmente toccano entrambi la sfera della sicurezza sul lavoro. Bisogna capire infatti se ci siano stati errori da parte di altri o mancanze nei sistemi di sicurezza nella fabbrica dove si è consumata la tragedia, lo stabilimento della Burimec di Lauzacco di Pavia”. “Lorenzo Parelli, scriveva poi Saverio Tommasi, è morto due giorni fa, aveva 18 anni ed era il suo ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro, quando un enorme tubo gli è caduto in testa. Lorenzo doveva essere a scuola, non a morire di lavoro in fabbrica. Nel 2021 sono morte 1.404 persone per infortuni sul lavoro, di cui 695 direttamente sui luoghi di attività. L’alternanza scuola lavoro sarebbe un errore anche se vivessimo in un Paese dove le norme per la sicurezza fossero egregiamente rispettate, non è il nostro caso comunque. Lauzacco, La Spezia, Udine, Alghero, Genola, Rovato, sono soltanto alcuni dei luoghi dove anche studenti e studentesse sono morti o rimasti feriti, durante l’alternanza scuola-lavoro, negli ultimi anni. L’alternanza scuola-lavoro è spregevole, perché toglie le ragazze e i ragazzi dai banchi di scuola e dalla possibilità di costruirsi un pensiero. “La scuola dovrebbe insegnare un mestiere” è una frase che suona bene solo alle orecchie dei padroni del vaporetto. Una scuola che mira principalmente alla formazione professionale specifica, ha già fallito. Per insegnare un mestiere andrebbero potenziati i percorsi di formazione successivi alla maturità, perché non dovrebbe essere il compito principale della scuola superiore parcheggiare i ragazzi presso un’azienda privata qualunque”.
Sul posto si portò a fine Aprile il Presidente Mattarella con parole di conforto e vicinanza: “La sicurezza nei luoghi di lavoro è un diritto, una necessità, assicurarla un dovere inderogabile. Questa esigenza fondamentale sarà al centro della cerimonia di dopodomani, Primo Maggio, al Quirinale. Anticipiamo la celebrazione della Giornata del Lavoro, in omaggio a Lorenzo e a tutti coloro che hanno perso la vita sui luoghi di lavoro, affinché si manifesti con piena chiarezza che non si tratta di una ricorrenza rituale o astratta, ma di un’occasione di richiamo e riflessione. Quando si parla di diritto al lavoro, di diritti del lavoro, di diritti sui posti di lavoro spesso non sono i giovani al centro delle preoccupazioni. E’ un atteggiamento sbagliato. Il valore del lavoro per voi giovani, e per chiunque, non può essere associato al rischio, alla dimensione della morte. La sicurezza sul lavoro si trova alle fondamenta della sicurezza sociale, cioè del valore fondante di una società contemporanea. La natura del percorso formativo di Lorenzo Parelli lo aveva portato in azienda. Ma è accaduto ciò che non può accadere, ciò che non deve accadere. La morte di un ragazzo, di un giovane uomo, con il dolore lancinante e incancellabile che l’accompagna è qui a interrogarci affinché non si debbano più piangere morti assurde sul lavoro”. Aveva 16 anni Giuseppe Lenoci, originario di Monte Urano (Fermo), morto, lo scorso febbraio, in un incidente stradale nelle Marche. Si trovava a bordo di un furgone di una ditta di termo-idraulica presso cui stava facendo uno stage aziendale. Questo il commento del Ministro Bianchi: «Esprimo il mio più profondo dolore e la mia vicinanza alla famigli. La sicurezza sul lavoro deve essere sempre garantita, a maggior ragione quando sono coinvolti dei ragazzi in formazione. Su questo abbiamo già avviato un confronto con il Ministro del Lavoro Orlando e messo a ragionare i nostri tecnici. Credo sia urgente ritrovarci anche insieme alle Regioni per un percorso che porti a una maggiore sicurezza in tutti i percorsi di formazione dove sono previsti contatti dei nostri giovani con il mondo del lavoro». Questi alcuni fra gli avvenimenti drammatici causati dall’Alternanza, contrariamente alle previsioni e ai programmi di formazione e crescita. Altra linea di pensiero è quella proposta da Mario Bocola che propone una nota dei lettori in “Tecnica della Scuola”. L’alternanza scuola-lavoro andrebbe ripensata perché così come è ora sottrae tempo agli studenti che trascorrono le ore a fare altro anziché imparare qualcosa che possa essere loro veramente utile. Questa modalità non rappresenta affatto l’anticamera dell’ingresso nel mondo del lavoro, ma soltanto un paravento che crea illusioni e amare disillusioni. Ci sono casi di vero e proprio uso distorto dello spirito dell’alternanza scuola-lavoro, in cui gli studenti, invece, di essere spronati ad un impegno formativo del progetto, bivaccano nelle ore dedicate a questa attività. La riforma degli Esami di Stato attribuisce all’alternanza scuola-lavoro un peso notevole che si aggira sul 50%, per cui più di metà dell’esame lo studente frequentando il corso previsto dall’alternanza scuola-lavoro è già bello e superato. Sarebbe meglio rivedere questo progetto dell’alternanza scuola-lavoro e rimodularlo facendo capire agli alunni l’importanza del progetto e le sue reali ricadute sul mercato del lavoro sempre più complesso e competitivo e, quindi, essere utilizzato come strumento per combattere la grave crisi occupazionale dei giovani. Se fatta a dovere l’alternanza scuola-lavoro è una positiva opportunità per i giovani per capire il mondo del lavoro. Occorre farla seriamente e mettere nelle condizioni gli alunni di far capire loro che fare alternanza scuola-lavoro non è un passatempo. Ripetiamo, sarebbe il caso di rivedere (o di eliminare?) questo progetto dell’alternanza scuola-lavoro e rimodularlo facendo comprendere agli alunni l’importanza d questa attività e le sue reali ricadute sul mercato del lavoro sempre più complesso e competitivo. reali ricadute sul mercato del lavoro sempre più complesso e competitivo”.
Di lavoro, purtroppo, si continua a morire. Solo tra gennaio e marzo del 2022 sono state 189 le morti bianche, un aumento del 2,2% rispetto allo stesso periodo nel 2021, come emerge dai numeri riportati dall’Inail. Una strage senza freno. L’esperienza dell’Alternanza Scuola-Lavoro non dovrebbe incrementare le morti bianche, ma rappresentarsi opportunità sicura alla base della formazione e della crescita.
Emilio La Greca Romano