Da “Coca Web. Una generazione da salvare”di Cangini alla “scuola affettuosa” di Bianchi
Serve riempire il tempo di scuola di capacità, competenze e conoscenze che permettano ai ragazzi a loro volta di essere attratti dalla scuola. Ripeto serve una scuola affettuosa”. Per essere davvero “affettuosa” la scuola dovrebbe occuparsi di tutti i suoi alunni, e soprattutto dei più fragili, rimuovendo le cause principali della loro fragilità: la rigidità dei programmi e degli standard di apprendimento, le ripetenze, la scarsa attenzione alla dimensione emotiva e al benessere di tutti gli studenti. Bianchi non è entrato in dettagli, ma in altre occasioni, e nel suo libro ha spiegato che “La scuola deve essere il luogo in cui far crescere capacità critiche, visioni del mondo oltre il presente, il luogo in cui – issandosi sulle spalle dei giganti del passato – imparare ad affrontare un futuro che oggi appare come non mai incerto e fragile”.
Il 29 marzo scorso, a Roma, si è tenuta la “Presentazione del libro di Andrea Cangini “Coca Web. Una generazione da salvare” (Minerva Edizioni)”. Il Dibattito organizzato da Minerva Edizioni, ha registrato la presenza e gli interventi di Alessandra Sardoni (giornalista de La7), Andrea Cangini (senatore, Forza Italia), Patrizio Bianchi (ministro dell’Istruzione), Nunzia Ciardi (vicedirettore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale), Andrea Cangini (autore del libro). Una gran varietà di tematiche trattate. Fra gli argomenti discussi: Amministrazione, Cibernetica, Comunicazione, Controlli, Digitale, Droga, Gioco, Giovani, Informatica, Informazione, Internet, Istruzione, Libro, Mass Media, Parlamento, Politica, Prevenzione, Psicologia, Scuola, Sicurezza, Societa’, Tecnologia. Il saggio si fa sintesi dell’indagine conoscitiva della commissione Istruzione del Senato; da questa arriva l’ “Impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento”. I dati che emergono sono la narrazione di una vera e propria dipendenza dei giovani dalla Rete, tanto che ne è risultato appunto il libro intitolato “Coca Web”. “Coca web”, scrive Ettore Maria Colombo, è un libro da pugno nello stomaco. “Un libro, “Coca web” che, già dal titolo, è un pugno nello stomaco: il web, per i più giovani, è paragonato agli effetti di una droga pesante e spesso letale, la cocaina. L’uso dello smartphone che ne fanno soprattutto i più giovani, tra social e videogiochi, favorisce il rilascio di dopamina, il neurotrasmettitore della sensazione di piacere. CocaWeb, appunto. Ne derivano ansia, depressione, aggressività, isolamento sociale, delirio di onnipotenza, disturbi alimentari. “Non è un caso, chiosa Cangini, che i segni di disagio che oggi ci allarmano nei più giovani coincidano alla perfezione con i sintomi che da sempre caratterizzano chi è dipendente dalla cocaina”. “Sono pari a una droga, infatti, gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, dismartphone e videogiochi produce sui più giovani” scrive nella sua introduzione al libro Cangini. “Niente di diverso dalla cocaina. Stesse, identiche, implicazioni chimiche, neurologiche, biologiche e psicologiche, segnali di malessere che si aggravano anno dopo anno, spaventosamente accresciuti dalle conseguenze delle restrizioni e dei lockdown dovuti al Covid-19. Una pandemia nella pandemia”. Esagerazioni? Non proprio. In questo contesto si fa sentire carica la voce del Ministro Bianchi. “Noi stiamo lavorando perché i ragazzi sappiano cosa è il digitale e ne sappiano utilizzare tutti i vantaggi, un vantaggio ad esempio nelle scuole è di fare delle scuole più larghe, come cioè connettersi con ragazzi che stanno dall’altra parte d’Europa, o da un’altra parte d’Italia. Per fare questo, serve avere una coscienza, avere una responsabilità e quindi anche nel nostro piano 4.0 vi è un intervento sulla digitalizzazione delle scuole che dà enfasi in maniera particolare alla responsabilità, all’educazione all’uso degli strumenti, chiarendo che gli strumenti sono strumenti e come tali devono essere utilizzati. E la scuola deve dare quei valori di riferimento, dà quelle competenze che sono essenziali per fare comunità. La scuola oggi deve dominare gli strumenti della nostra epoca, non essere dominata, deve far comprendere le cose e a fare comunità. Siamo in una fase talmente rapida del cambiamento tecnologico organizzativo sociale che l’idea che un tempo avevamo di io mi iscrivo in una scuola perché fra tot anni farò quel mestiere, in realtà non c’è più, perché anche i mestieri tradizionali sono cambiati moltissimo. La scuola deve formare delle persone, e su questo stiamo lavorando, persone in grado di avere conoscenze di base, di avere quella intelligenza strumentale, ma anche una forte intelligenza emotiva che permetta di affrontare il cambiamento senza paura. Avevo coniato il termine scuola affettuosa; il libro del senatore Cangini è bello, interessante, ma anche preoccupante perché dimostra come si rischia di avere ragazzi anaffettivi. I ragazzi hanno necessità di comprendere e noi dobbiamo fare una scuola che sia educativa, che permetta ai ragazzi di comprendere e lavorare di più proprio sul vivere assieme. La scuola deve educare alla coscienza, non basta vietare il telefonino o altri strumenti, è fondamentale che la scuola riprenda la via della vita collettiva dei giovani e giovanissimi che non sentiranno il bisogno del telefonino. Serve riempire il tempo di scuola di capacità, competenze e conoscenze che permettano ai ragazzi a loro volta di essere attratti dalla scuola. Ripeto serve una scuola affettuosa”.
“La scuola del futuro, ha marcatamente sottolineato il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, dovrà essere ‘affettuosa’, perché dobbiamo ricostruirla partendo dal segno più grave lasciato dalla pandemia, cioè l’isolamento”. La scuola “affettuosa” di Bianchi si afferma come miglioramento della formazione per gli insegnanti, riduzione della dispersione scolastica e spazio all’istruzione tecnica e professionale. La nostra scuola, a dire di Bianchi, dovrà ridurre “la dispersione scolastica”, migliorare “nella formazione degli insegnanti” e dare spazio alle riforme, a partire da quelle “sulla scuola tecnica e professionale e dell’orientamento“. Il Ministro poi, nel corso dell’incontro ‘Italia Domani – Dialoghi sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza’, si è soffermato anche sull’importanza della sicurezza.“Non è soltanto un fatto fisico, ma riguarda la cultura della sicurezza, che significa attenzione alla comunità. Lo faremo partendo dai patti educativi di comunità che stiamo facendo in tutto il Paese“. Va assunto il valore della scuola affettuosa. “Una scuola affettuosa”, capace di ricostruire la dimensione relazionale e cooperativa, la “socialità”, dopo anni di individualismo spinto. La scuola tradizionale, ebbe a dire Bianchi, nel corso della trasmissione di Fazio, “Il tempo che fa”, non si è rivelata affettuosa con milioni di giovani. La scuola oggi ha perso il recupero del learning loss, ovvero la perdita di apprendimento causata dalla sospensione della didattica in presenza.
“Se l’obiettivo, si leggeva in tutto scuola, nel marzo 2021, restasse solo quello del “recupero”, nella migliore delle ipotesi si ripristinerebbe lo status quo, cioè una scuola selettiva, gerarchizzata, fortemente influenzata dalla provenienza socio-culturale degli studenti, disciplinarista nei contenuti e nel modello organizzativo (classi, orari scanditi per materie), con studenti e docenti poco motivati e una didattica, come è stata spesso quella esplicatasi solo ‘in presenza’, frontale e libro-centrica. Lo stesso Bianchi nel recente volume Nello specchio della scuola (il Mulino), uscito poco prima della sua nomina a ministro, ha affermato che “non possiamo accontentarci di tornare alla situazione precedente, ma diviene ormai indifferibile avviare una vera fase costituente per la scuola, (…) che divenga il motore di una crescita del paese”.
Per essere davvero “affettuosa” la scuola dovrebbe occuparsi di tutti i suoi alunni, e soprattutto dei più fragili, rimuovendo le cause principali della loro fragilità: la rigidità dei programmi e degli standard di apprendimento, le ripetenze, la scarsa attenzione alla dimensione emotiva e al benessere di tutti gli studenti. Bianchi non è entrato in dettagli, ma in altre occasioni, e nel suo libro ha spiegato che “La scuola deve essere il luogo in cui far crescere capacità critiche, visioni del mondo oltre il presente, il luogo in cui – issandosi sulle spalle dei giganti del passato – imparare ad affrontare un futuro che oggi appare come non mai incerto e fragile”. Una scuola, dunque, molto diversa da quella che abbiamo conosciuto, che ha prodotto risultati insufficienti, come dimostrano ormai tantissimi indicatori.
Emilio La Greca Romano