Bastano tre giorni di sonno ridotto (circa 4 ore a notte), per vedere aumentare i grassi nel sangue e ridurre l’efficacia dell’ormone insulina nella regolazione della glicemia, una condizione molto simile a quella che si riscontra nelle prime fasi del diabete.
Già diversi studi epidemiologici condotti sulla popolazione generale hanno evidenziato una correlazione tra la restrizione delle ore di sonno, l’aumento di peso e il diabete di tipo 2. Ora un nuovo studio dell’Università di Chicago, negli USA, pubblicato su Diabetologia, organo ufficiale dell’EASD (European Association for the Study of Diabetes), per primo ha esaminato le ricadute della mancanza di sonno sul livello degli acidi grassi liberi nel sangue, confermando così che la deprivazione di sonno, una condizione sempre più frequente tra i giovani e non solo, provoca un’alterazione del metabolismo dei grassi e riduce l’efficienza dell’insulina nel regolare i livelli di glicemia.
I ricercatori americani hanno dimostrato che la restrizione delle ore di sonno provoca un aumento del 15-30% degli acidi grassi liberi circolanti a tarda notte e nelle prime ore del mattino e che l’aumento notturno degli acidi grassi correlava con un aumento dell’insulino-resistenza, che si manteneva per circa 5 ore. Sebbene i livelli di glicemia si mantenessero stabili per tutta la durata dello studio, la capacità dell’insulina di regolare la glicemia, si riduceva del 23% circa dopo una notte semi-insonne, fatto che configura uno stato di “insulino-resistenza”, quale quello che si osserva nelle prime fasi del diabete di tipo 2. Fintanto che i livelli di acidi grassi circolanti rimangono elevati infatti, l’insulina non riesce a svolgere in maniera ottimale il suo compito di regolare i livelli di glicemia.