lungo lo snodarsi del mio percorso esistenziale si verificarono, intorno agli anni ’80, alcune “interazioni quasi simultanee”: con lo scrittore prof. Giuseppe Capozzoli di Giungano (lo conobbi nel 1979, mi regalò un singolare testo satirico-gioioso, “I morsi di Acetus”) che dirigeva la casa editrice Italica; e con lo scrittore Domenico Rea, al quale, nel 1980, inviai una serie di mie elaborazioni esaminate dal professore giunganese; la lettera che mi scrisse Rea ed una lirica che 20 anni dopo, conseguì un riconoscimento in una manifestazione dedicata al leggiadro cantore di “Spaccanapoli” e “Gesù, fate luce”, svoltasi ad Empoli; all’interno del racconto breve illustrato, vi era un brano sul legame poesia– energia libera manifestantesi in varie forme.
La vera poesia si rivolge all’Energia
La vera poesia si rivolge all’Energia Dio, da tutti o forse da qualcuno chissà perché così battezzata … non è creata, trasmutano da un poeta all’altro ignote parole per il cielo danzano DO RE MI FA SOL LA SI, difficile semplicità di suoni , stesso assordante silenzio, fragile accordo d’acciaio LA DO MI … Una tenue preghiera è vera Poesia corrente di marea che ondeggia solitaria, l’oscuro bianco di pagina illumina, s’insinua si rinnova dal niente ricrea l’alto delicato impetuoso torrente … antico Prodigio, in piedi ti reggi da secoli sbronzo di pianto, talvolta di sorriso e mesto canto, sempiterno giovincello ubriaco; luminose praterie dell’Ignoro percorri zigzagando tra percezioni tortuose incatenate/liberi versi a mezzavia sospesi tra l’aereo sovversivo e l’antica azione terrena di equilibrata, sana follia