di Giuffrida Farina
I Greci non consideravano il Teatro alla stregua di semplice occasione di divertimento e di evasione dalle fatiche quotidiane; in questa forma d’arte esisteva il contenuto profondo della celebrazione delle antiche storie racchiuse nei miti, prezioso patrimonio condiviso dalla cittadinanza. Lo spettatore greco conosceva tutte le informazioni necessarie, era sensibile ed acculturato persino relativamente alle ‘specificità tecniche’ dello spettacolo. L’evento teatrale assumeva valenza di attività morale e religiosa inquadrabile come vero e proprio mito; un rituale di grande rilevanza religiosa e sociale, strumento di educazione volto al soddisfacimento dell’interesse della comunità, al punto che dall”Età d’oro di Atene’ in avanti, lo spettatore usufruiva gratuitamente della visione, provvedendo la tesoreria dello Stato al rimborso del prezzo del biglietto acquistato che ammontava, all’incirca, a due oboli al giorno. Una partecipazione profonda: La popolazione accorreva in massa agli spettacoli,e, probabilmente, sin dal V secolo a. C. insieme ammesse anche le donne, ai bambini ed agli schiavi. In virtù di tale carattere globale, coinvolgente tutti, il Teatro assumeva la funzione di cassa armonica di risonanza delle idee, dei problemi, della vita politica e della cultura di Atene e dell’intera Grecia. Aristotele, a tal proposito, nella sua ‘Poetica’ estrinseca il concetto di “catarsi” (kàtharsis ovvero ‘purificazione’): la Tragedia pone di fronte agli uomini le emotività passionali, gli impulsi irrazionali che trovano comunque spazio, a livello più o meno inconscio, nell’animo umano. Nel saggio Αὐλός (Antropos in the world, Collana Saggi) l’autore, Franco Pastore, evidenzia il coro ed altresì pone l’accento sulla poesia melodica sviluppandone l’essenza, nel cui interno coesistono Verso e Musica. Relativamente all’Arte musicale, gli elementi fondamentali sono 3: Melodia, Armonia e Ritmo; 3 soli musicisti, ciascuno interpretante l’aspetto, sono sufficienti a rappresentarli: un cantante (esegue la melodia), un pianista (accompagnamento armonico) ed un batterista (che ‘porta il tempo’ ovvero mantiene il ritmo). Nel sistema musicale dell’Antica Grecia, il tema melodico assumeva gran rilievo; tra gli strumenti musicali impiegati vi erano il flauto a due canne e la lira,grazie ad essi nacque il ‘sistema diatonico’ perno su cui ruota tuttora il linguaggio musicale occidentale. Dopo l’esposizione della ‘dottrina dell’ethos’ (indicante le relazioni e le connessioni tra linguaggio musicale e stato d’animo), Pastore analizza le varie forme espressive dell’arte musicale nella Grecia antica canti lirici, religiosi, poesia melica, canti conviviali, canti eseguiti con solennità … Una reinterpretazione di alcuni punti nodali del nostro comune percorso esistenziale lungo il corso del quale si segue la costante tensione e la ricerca di una verità essenziale che respiri in essa, esperienze simili, in qualche modo si convert in ‘singolari’: ‘Respirare del vento’ quale processo lirico espressivo ed inestinguibile della nobiltà della vita; il poeta Franco Pastore osserva la bilancia oscillante da una parte o dall’altra sotto il peso delle tante esperienze, da quelle che segnano in modo perentorio, a quelle più semplici, e la forza poetica del Nostro ‘si osserva’ in questo cogliere l’attimo terreno simultaneamente all’attimo divino. ‘Respiri di vento’ (prefazione del professor Luigi Crescibene, illustrazioni di Paolo Liguori, editrice Albatros) è un inventare tenerezze con gli occhi di fanciullo, un “mutare la realtà in un sogno / perché il sogno diventi realtà”, con “il vento che urla sul pensiero”, “trasporta i ricordi”; in esso “volano se si disperdono i gabbiani”, “vortica alle finestre/ pare che pianga” … Il poeta vive e sente nel frusciare di questa massa atmosferica il movimento della illusoria realtà, aspettando la vivida fiammella di dolcezza che asciughi ‘lacrime versate nell ‘ansia dell’alba’,