Cerimonia d’inaugurazione del nuovo anno scolastico: interventi del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e di Patrizio Bianchi, Ministro dell’Istruzione
Il Presidente Mattarella: “..La scuola è ossigeno per la società. Non riguarda soltanto voi che la frequentate. Il suo funzionamento è specchio di quello del Paese. Abbiamo una scuola di valore. Grazie alla passione degli insegnanti, alla dedizione del personale, all’impegno di voi studenti. Sappiamo che vi sono anche aspetti che devono essere migliorati. Soffriamo per ritardi antichi, per qualche inefficienza, per disparità e disuguaglianze. Non mancano risorse e capacità per superarli. E per avere fiducia in noi stessi… La scuola non è un capitolo accessorio, bensì è assolutamente centrale in un Piano di ripartenza. Le conoscenze e la cultura delle giovani generazioni costituiscono il volano migliore per il domani di tutti noi.”
Da ogni caduta bisogna rialzarsi più forti di prima, lo stesso deve fare le scuola che ha subito un forte colpo quando, d’improvviso, il Covid-19 è entrato nelle aule e ha costretto anche alla chiusura delle scuole. Ne è convinto Patrizio Bianchi, capocordata della scuola italiana. “L’emergenza che stiamo vivendo ha impresso forti accelerazioni nella scuola. Ha generato profondi cambiamenti. La scuola, per reagire a una condizione del tutto inattesa, quella della gestione della pandemia, ha messo in moto energie nuove, si è messa in cammino verso il futuro, avviando dal basso quelle riforme di cui si parla da venti anni.” E’ ora il momento decisivo del cambiamento secondo il Ministro, bisogna sostenerli e fondare la scuola del futuro. “La scuola del futuro deve tornare a mettere al centro le persone. Più nello specifico, le persone in crescita, i nostri bambini e ragazzi. Attraverso questa attenzione, la scuola può svolgere un altro dei suoi compiti principali: costruire comunità. È a scuola che studentesse e studenti imparano a guardare dentro di sé, a riconoscere chi hanno accanto non come un rivale o un nemico ma come un compagno, a scoprire l’importanza della parola “insieme”. Un ruolo peculiare nel processo d’innovazione e mutazione lo assume la tecnologia: “Attraverso l’esperienza difficile della didattica a distanza abbiamo compreso l’importanza della Rete e della tecnologia. Non possono essere sostituti della presenza, ma l’innovazione digitale può essere sfruttata dalle nostre scuole per accorciare le distanze, per creare legami, per scambiare idee e buone pratiche.” Torna, dunque, il dato della centralità della scuola anche nel suo discorso d’inizio anno scolastico tenuto a Pizzo Calabro ieri: “ Tutti a scuola, tutti in presenza. Questo non è il risultato di una routine, non è neanche un azzardo”, ha sottolineato il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, dopo aver salutato i presenti, in occasione della cerimonia d’inaugurazione del nuovo anno scolastico, tenutasi a Pizzo Calabro, nel nostro Mezzogiorno. “Tutti a scuola, tutti in presenza è il risultato di un lavoro silenzioso che per mesi tutto il mondo della scuola ha fatto. La scuola non ha mai chiuso. Anche nei momenti più bui la scuola aveva la porta aperta e lo ha fatto perché il mondo della scuola rappresenta la più grande comunità di lavoro del nostro Paese. A scuola lavorano un milione e mezzo di persone fra insegnanti, personale tecnico ed amministrativo, cui rivolgo in particolare il mio saluto, dirigenti, collaboratori, che hanno lavorato per permettere a dieci milioni di bambini e bambine, ragazzi e ragazze, giovani e ora anche molti adulti di trovare la loro “comunità di vita”. La scuola è una comunità di vita, ed è una comunità generosa. La scuola ha risposta prima di tutti e più di tutti all’appello a vaccinarsi. Oggi quasi il 94 per cento del personale è vaccinato e anche gli studenti (i due terzi) hanno risposto con entusiasmo a questo appello, con punte del 75% fra i più grandi di loro. Mi si permetta di rivolgere un ringraziamento al personale sanitario, alle famiglie, al commissario straordinario, a tutto il mondo della scuola. Una comunità presente, perché abbiamo tentato sempre, in tutti i modi, di tenere aperto il collegamento con i ragazzi. Lo abbiamo fatto. Abbiamo tenuto gli Esami di Stato in presenza per un milione e 100mila ragazzi. E poi l’estate, il grande programma Scuola d’estate, che ha coinvolto 7mila scuole su 8mila, con cui abbiamo recuperato 1.650.000 ore di didattica e vita in comune, di sport, di cultura sulla sostenibilità. Saluto i due sottosegretari, Barbara Floridia e Rossano Sasso, che hanno lavorato moltissimo in questa stagione. Grazie moltissimo a entrambi. La scuola è stata una comunità generosa, resistente, ma anche fortemente innovatrice. Avevamo una sfida, ce l’aveva data il presidente Draghi: riportare i docenti a scuola prima che arrivassero i ragazzi e grazie a tutto il nostro personale che abbiamo qui ce l’abbiamo fatta. Anche noi abbiamo vinto la nostra medaglia d’oro. Grazie ragazzi, grazie a tutti. Abbiamo fatto anche delle forti innovazioni metodologiche: quella piattaforma per controllare, rispettando i diritti di tutti, il green pass. Sembrava una sfida impossibile, ce l’abbiamo fatta. Così come i trasporti, per cui ringrazio tutti i Prefetti, gli Enti locali, le Regioni. Grazie a tutti. Mentre facevamo tutto questo abbiamo cominciato con le riforme, le riforme che abbiamo concordato in Europa. La riforma della scuola tecnica e professionale, perché il nostro Paese ha bisogno della scuola tecnica e professionale, ha bisogno di riconoscere la forza della nostra scuola tecnica e professionale. Abbiamo qui quest’esempio fantastico. E poi il reclutamento, l’assunzione dei nostri docenti e di tutto il nostro personale. E poi la formazione continua di tutte le persone che vivono nella scuola e che partecipano al mondo della scuola. E la riforma complessiva, a partire da quella dall’organizzazione alla didattica. La scuola non si è mai fermata e sta facendo tutto questo. Lo sta facendo con un principio che abbiamo visto in questi giorni: la scuola è il battito delle comunità. Il ritmo della scuola è il ritmo della vita di tutti noi. Quando non c’è stato ci siamo sentiti persi. Sappiamo perfettamente che la battaglia contro questo virus non è finita, ma insieme ce la facciamo, passo dopo passo ci siamo messi in cammino e insieme vinceremo anche questa medaglia e sarà la medaglia di tutti. Credo che sia bellissimo che il grande messaggio di fiducia che i nostri ragazzi ci stanno dando oggi parta da qui, da Pizzo Calabro, dal nostro Mezzogiorno. E da qui arriva a tutto il Paese. Sì, noi ce la possiamo fare. Il nostro Paese può vincere le nostre battaglie. Ce la possiamo fare perché la scuola riapre e il Paese riparte. Grazie a tutti”.
A seguito dell’intervento di Patrizio Bianchi, Ministro dell’Istruzione in carica, quello del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Dopo aver rivolto un saluto di grande cordialità a tutti i presenti, un ringraziamento alla bella scuola che ha ospitato la cerimonia e un saluto all’intera Pizzo Calabro, al Ministro Bianchi per il suo intervento, a Flavio Insinna e Andrea Delogu, che brillantemente hanno accompagnato e guidato l’incontro, alla Rai per la preziosa collaborazione, gli artisti che hanno reso più bello e coinvolgente l’incontro, a Massimo Ranieri, agli atleti che hanno donato la loro presenza. Tra gli Olimpici e i Paralimpici erano presenti protagonisti del nuoto, della vela, del il tiro, dell’atletica; dopo aver salutato, per tutti, Marcell Jacobs e Monica Contrafatto, perché quella staffetta dei cento piani delle Olimpiadi e quelle tre medaglie, d’oro, argento e bronzo, delle Paralimpiadi dei cento, sono state particolarmente trascinanti e a tutti i presenti venuti a dare la loro testimonianza ai ragazzi delle scuole, a Leonardo Spinazzola. “Durante il suo splendido europeo, i suoi compagni di squadra lo chiamavano ‘Spina’. La chiamata per nome e cognome mi ricorda l’appello scolastico. Voglio ringraziarlo e apprezzare molto il fatto che lo vediamo in buona salute e pronto a riprendere”. Dopo avere ringraziato molto e salutato i ragazzi che sono saliti sul palco, quelli delle scuole militari e quelli della scuola che hanno cantato l’Inno nazionale, l’orchestra e il Direttore che accompagnato in maniera straordinariamente positiva ed eccellente, Mattarella ha voluto spendere il suo messaggio, carico di parole di speranza in un momento spaciale:
“Oggi è un giorno speciale, allegro, di speranza, di impegno, per l’intero Paese. Come ogni anno, il primo giorno di scuola suscita festa e attesa. Ma quest’anno a essere speciale è l’anno scolastico che comincia. Voi, ragazze e ragazzi, tornate di nuovo tutti in aula, insieme ai vostri insegnanti. Dopo le tante sofferenze e le grandi limitazioni che la pandemia ci ha imposto, la ripartenza delle scuole a pieno regime è il segno più evidente della ripartenza dell’Italia. Con le scuole riaperte si riallacciano i fili che si erano interrotti o che erano diventati più esili: certo, anzitutto lo studio, ma anche le relazioni, le amicizie, l’insieme di quelle esperienze così decisive nella vostra formazione. E questo trasmette energia a tutta la comunità nazionale. La scuola è ossigeno per la società. Non riguarda soltanto voi che la frequentate. Il suo funzionamento è specchio di quello del Paese. Abbiamo una scuola di valore. Grazie alla passione degli insegnanti, alla dedizione del personale, all’impegno di voi studenti. Sappiamo che vi sono anche aspetti che devono essere migliorati. Soffriamo per ritardi antichi, per qualche inefficienza, per disparità e disuguaglianze.
Non mancano risorse e capacità per superarli. E per avere fiducia in noi stessi. Ne abbiamo avuto prova in queste settimane, in cui si sono intensificati gli sforzi del Ministero, dei dirigenti scolastici, degli insegnanti per organizzare, in sicurezza, il buon avvio dell’anno scolastico. Vi sono state assunzioni di insegnanti e di personale ATA, molte aule sono state adeguate per garantire migliori spazi interni, sono stati realizzati interventi strutturali e organizzativi. Le istituzioni ai diversi livelli hanno collaborato allo scopo di fornire i servizi essenziali ad assicurare il diritto allo studio. Investimenti doverosi, che ora dovranno assumere continuità e prospettiva strategica con il Piano nazionale di resilienza e ripartenza. Le risorse impiegate per avere una scuola più moderna, per rendere più sicuri e funzionali gli edifici scolastici, per realizzarne di nuovi, per formare docenti preparati alle sfide di una società in trasformazione, sono l’investimento più intelligente e proficuo. La scuola non è un capitolo accessorio, bensì è assolutamente centrale in un Piano di ripartenza. Le conoscenze e la cultura delle giovani generazioni costituiscono il volano migliore per il domani di tutti noi. Sentiamo dire spesso che la crisi che abbiamo vissuto – e dalla quale contiamo di essere in via di uscita -sollecita cambiamento: diverrebbe un’espressione retorica, un’astrazione se non si affermassero impegni concreti, progetti adeguati, assunzioni di responsabilità. La pandemia ha prodotto una condizione drammatica e dolorosa. Ha recato tanto dolore e lutti. Ancora conduce a morte ogni giorno decine di nostri concittadini. Ha frenato le nostre vite, le nostre attività. Ha creato ulteriori diseguaglianze. Ha creato povertà nuova. Ha ridotto opportunità. I giovani, i ragazzi, i bambini hanno pagato un prezzo molto alto. Non dimenticheremo quanto è accaduto. Non dobbiamo neppure perdere il ricordo delle esperienze positive che sono giunte dalla risposta sociale, collettiva, alla pandemia. Questa risposta ha preso forma dal nostro comune impegno, dalla generosità, dal coraggio, dal senso del dovere e della responsabilità che tanti hanno dimostrato. Il mondo della scuola è stato un esempio di passione civile e di solidarietà. Rinunciare alla scuola in presenza è stato un sacrificio pesante e sofferto. E’ giusto riconoscere che, grazie al lavoro di insegnanti, all’impegno di presidi, e alla collaborazione di genitori, è stato possibile, con la didattica a distanza, assicurare, pur in condizioni spesso estremamente difficili, la continuità possibile nell’insegnamento. E la Dad ha contribuito, pur nella sua inevitabile incompletezza, a incrementare le conoscenze, a far crescere l’alfabetizzazione informatica nelle famiglie. Nella scuola che riparte è bene dare continuità all’educazione digitale, favorendo l’integrazione dei nuovi strumenti nei programmi di studio. La società ha bisogno di crescere nelle conoscenze digitali. L’intera società, non soltanto alcuni suoi ambiti più o meno ristretti. Proprio la Dad ha evidenziato i divari di sviluppo tra le diverse aree del Paese. In alcuni territori, la rete non arriva o arriva male. Mediante le risorse messe a disposizione dall’Unione Europea si intende opportunamente correggere questa inaccettabile realtà. Quando è comparso il virus, la scuola è stata la prima a dover chiudere le sue porte. Ora, grazie alle vaccinazioni e alle nuove misure di precauzione, questo non deve più accadere. Abbandoni scolastici e impoverimento educativo, soprattutto nelle aree sociali già svantaggiate, si sono aggravati e rappresentano indubbiamente una pesante eredità di questa stagione. Per affrontare con energia questo aspetto possono esserci d’aiuto lo spirito e la passione civile che hanno consentito di limitare le conseguenze negative delle successive chiusure. L’abbandono e il disimpegno di ragazzi è stato contenuto dall’ingegnosità e dalla determinazione di insegnanti che hanno sovente rincorso gli assenti, che li hanno cercati pure quando era difficile muoversi da casa, che hanno costruito collegamenti, spesso grazie anche alla generosa collaborazione e al senso di solidarietà dei compagni di classe. Non sono rari i casi di giovani che hanno fatto da collettori di computer non più utilizzati, che li hanno mandati a riparare, per poi donarli a chi non ne aveva. L’espressione di questa solidarietà, la coscienza di appartenere a una comunità, di sentirsi responsabili gli uni degli altri, costituiscono un patrimonio prezioso da non disperdere, anzi da porre a frutto per il futuro e da far crescere ulteriormente. A tante ragazze e tanti ragazzi la pandemia ha fatto comprendere il valore del “noi”. Li ha sollecitati a guardare oltre la propria individualità, a sentirsi parte di una comunità più grande, e questo nonostante i distanziamenti che frenavano i contatti personali. La condizione di solitudine sperimentata da tanti ragazzi ha lasciato talvolta delle tracce: vanno cancellate recuperando il valore della vita sociale a scuola e altrove. È incoraggiante e importante l’adesione dei giovani alla campagna vaccinale: numeri che speriamo diventino sempre più grandi. Non di rado in famiglia sono stati proprio i giovani a spiegare le buone ragioni dell’immunizzazione, a rompere gli indugi e a fare per primi il vaccino, anche quando i genitori tentennavano. Volevano uscire da casa i ragazzi, tornare con gli amici, e così hanno aiutato tutta la società. Quando nascono grandi speranze sociali, i giovani sono protagonisti. Qualche volta le esprimono con radicalità. Merita attenzione la grande partecipazione degli studenti alla campagna vaccinale: rivela da che parte sta il desiderio di libertà, di vivere appieno la propria vita con gli altri, rispettandoli, e dove invece prevale una visione regressiva. Proprio il mondo della scuola, nel suo insieme, si è dimostrato un potente anti-virus. Ne è testimonianza il dato del 94% di vaccinati tra il personale docente e non docente. Quello che per l’intera società è un obiettivo, la scuola lo ha già raggiunto. E vuole andare più avanti, per la sicurezza di tutti. Ancor più doverosa nei luoghi dei bambini e dei ragazzi. La scuola è l’argine più robusto ai comportamenti distruttivi; è luogo di formazione, promotore di solidarietà, di sapere diffuso, di etica civile.
A questo tende la scuola: a essere motore della trasformazione sociale. Non ci sarà sviluppo sostenibile senza una scuola votata alla solidarietà e all’innovazione, capace di trasmettere intensamente cultura, in grado di accrescere sempre più il sapere dei ragazzi come garanzia della loro stessa libertà. Non ci sarà crescita di opportunità, se i ragazzi che provengono da famiglie meno abbienti troveranno ostacoli sulla strada di una propria affermazione. La scuola deve saper curare le eccellenze, perché tanto possono dare alla società, ma la condizione per farle sorgere consiste nel rendere aperto a tutti l’accesso effettivo all’istruzione e alla cultura per permettere che emergano talenti che altrimenti resterebbero inespressi. È scritto nella nostra Costituzione. Si trova nella scuola il capitale umano necessario a una vera crescita. Economica e civile. Sono la cultura, la responsabilità, la conoscenza, il metodo, le risorse di cui voi giovani avete bisogno per essere protagonisti in un tempo dove il mondo corre sempre più veloce e anche i lavori cambiano con una rapidità che mai la storia ha conosciuto. Il valore sociale della scuola sta anche nell’essere irrinunciabile presidio di integrazione e di coesione. La scuola è alle fondamenta dell’unità del Paese. Insegna a essere italiani. Questo percorso accomuna tutti i ragazzi che frequentano i diversi cicli di studio: quelli che provengono da famiglie con radici antiche nelle nostre città e nei nostri borghi e i nuovi italiani che hanno imparato o stanno imparando la nostra lingua e condividono la nostra vita. Le parole ‘integrazione’ e ‘coesione’ richiamano le istituzioni scolastiche a un dovere che la pandemia ha, se possibile, accresciuto nei confronti delle giovani e dei giovani portatori di una disabilità. I ragazzi con difficoltà e le loro famiglie hanno sofferto moltissimo in questi mesi. Vi sono ferite da rimarginare e sono certo che la scuola farà la sua parte. La scuola è il primo luogo dove la società sperimenta concretamente che le diversità sono ricchezze, che il valore di una persona, di ogni singola persona, è un bene a cui la comunità non deve rinunciare. Si è molto operato per incrementare il numero degli insegnanti di sostegno con più tempestive nomine. Ma tanto resta ancora da fare per colmare lacune e rimuovere ostacoli. Ci sono momenti in cui si avverte di trovarsi davanti a un bivio, nella necessità non solo di scegliere la strada giusta, ma anche di cambiare passo. Di andare più veloci. Guardare l’esuberanza dei nostri ragazzi, specchiarsi nella loro speranza, trasmette coraggio agli insegnanti, alle famiglie, a tutti noi. Celebrando i settantacinque anni della Repubblica ho ricordato che siete voi, ragazze e ragazzi, che avete il compito e la responsabilità di scrivere la nostra storia, di essere i costruttori del nostro futuro. Nella scuola troverete gli strumenti per farlo. Sarà un anno speciale. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto augurare buon anno scolastico ai dieci milioni di studenti del nostro Paese.
Emilio La Greca Romano