La sicurezza a scuola non è garantita dal Green pass, ma dallo spazio fisico delle aule, diminuendo il numero di allievi, aumentando sedi, docenti e Ata
“Riteniamo a dir poco riduttivo e fuorviante pensare che la vaccinazione o il tampone imposto a docenti e Ata possa minimizzare i rischi del contagio. (…) Imporre il Green Pass al personale scolastico non può essere la soluzione del problema contagi. (..) Anziché spostare attenzioni ed energie sulle certificazioni verdi praticamente inutili, visto che gli ultimi report del Governo ci dicono che ha fatto il vaccino oltre il 90% del personale, bisognava agire su classi scolastiche, aumentando lo spazio fisico delle aule, diminuendo il numero di allievi, aumentando sedi, docenti e Ata”.
In questo delicato e complesso momento di ripartenza, con la crescita dei casi Delta, il tentativo di tornare alla normalità da parte della scuola avviene sotto un cielo velenoso e minaccioso. Si spendono energie intorno al green pass che manca, ma in realtà il dramma vero, secondo Marcello Pacifico, Presidente ANIEF, risiede nella mancata sicurezza più largamente intesa. Con l’inizio del nuovo anno soltanto una classe su cinque è a norma. Due classi su tre hanno alunni non vaccinati. Su 366 mila classi, soltanto per il 15,9% si può rispettare la norma sul distanziamento. Questo rapporto in pratica conferma che nemmeno una classe su cinque potrà garantire quotidianamente il distanziamento. Il Green pass non è panacea. Con convinzione Pacifico dichiara: “Riteniamo a dir poco riduttivo e fuorviante pensare che la vaccinazione o il tampone imposto a docenti e Ata possa minimizzare i rischi del contagio. A questo punto Anief chiederà nelle prossime ore un’informazione a tutti i dirigenti scolastici del Paese per chiedere i criteri della formazione delle classi e se sono state rispettate le norme sulla sicurezza durante lo stato emergenziale”. La scuola vuole ripartire dribblando il Covid19 con almeno 35mila classi pollaio. Le stesse classi che rientrano numericamente nella norma, riferisce Marcello Pacifico, in realtà non sono in linea con la sicurezza minima. In sostanza, in grande quantità, si stima intorno all’80%, gli alunni di queste classi cosiddette normali interagiscono in un ambito fisico non consentaneo ai dettati normativi. “È una condizione pericolosa, che potrebbero trasformare le aule in pericolosi focolai. Questo deve essere ben chiaro: il Covid19 si continuerà a diffondere, laddove scatterà la quarantena riattiveremo la didattica a distanza. Ecco perché imporre il Green Pass al personale scolastico non può essere la soluzione del problema contagi. Ed ecco perché abbiamo proclamato lo sciopero nazionale ANIEF in occasione del primo giorno di scuola: riteniamo che non è possibile, dopo un anno e mezzo, continuare a ripetere le stesse cose a chi guida la scuola. Anziché spostare attenzioni ed energie sulle certificazioni verdi praticamente inutili, visto che gli ultimi report del Governo ci dicono che ha fatto il vaccino oltre il 90% del personale, bisognava agire su classi scolastiche, aumentando lo spazio fisico delle aule, diminuendo il numero di allievi, aumentando le sedi, docenti e Ata”. Di recente Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato rappresentativo Anief, è intervenuto all’interno dello speciale organizzato da Orizzonte scuola Tv “Inizio scuola, dal green pass al protocollo di sicurezza: i nodi da risolvere”. Oltre a Marcello Pacifico è stata registrata la presenza di Rossano Sasso, sottosegretario all’Istruzione, Antonello Giannelli, presidente ANP, Marcello Pacifico, presidente Anief e Rosolino Cicero, presidente Ancodis. Nel corso del dibattito Pacifico ha sottolineato come “la norma dice che oltre al Dpcm, che manca, possono esserci ulteriori disposizioni del Ministro, come la circolare che non c’è. La norma è stata impugnata da noi, stiamo infatti notificando il ricorso. La norma è illegittima. Il green pass è nato in Europa e non poteva essere obbligatorio. Qual è il fine del green pass, evitare la Dad? Ma lo sappiamo che è necessaria in zona rossa o anche arancione. Qui si sta spostando la problematica della sicurezza e del dimensionamento che è il vero problema; ricordiamo che sono tantissime le scuole non a norma e che non tengono conto delle norme sulla sicurezza. Dunque non si risolve nulla e si va contro a un regolamento dell’Europa, che detta delle regole a cui ogni Stato deve ottemperare. Manca dunque il Dpcm e i dirigenti scolastici stanno operando in maniera differente, anche attraverso la violazione di alcune leggi. Questo perché non c’è stato un adeguato dibattito, una convocazione con le parti sociali”. In merito poi ai tamponi ha dichiarato: “o è tracciamento o è a protezione e allora li devono mettere a disposizione il datore di lavoro, non invasivi e gratuiti. Tutti vogliamo la didattica in presenza, ma in sicurezza; sono necessari tamponi salivari per tutti, vaccinati e non vaccinati. Come sindacato abbiamo il dovere di proteggere la salute dei lavoratori della scuola e degli studenti e delle loro famiglie di conseguenza. Serve sdoppiare le classi e aumentare l’organico. La formazione, ha poi aggiunto, deve essere un’opportunità. Mettiamola nell’orario di lavoro come servizio che deve dare lo Stato e deve essere retribuito, anche per i precari. È importante anche la formazione sulla sicurezza”.
Emilio La Greca Romano