Campagna vaccinale con priorità al personale scolastico e risorse pari a 1,680 miliardi in totale dovranno garantire la presenza in sicurezza a settembre. La minaccia Delta costringerà alla dad? Bianchi: “La Dad non è demonio, ma opportunità. Ragazzi e insegnanti in questi lunghi mesi hanno lavorato. Non è stato l’inverno del nostro scontento..” E’ sicuramente un’auspicabile alleata della didattica in presenza e funziona, malgrado i dati Invalsi e la criticità strutturale, se fatta nell’ottica di un’etica di responsabilità. La stessa, dentro e fuori l’emergenza, dovrà arricchirsi di infrastruttura basilare di scientificità pedagogica, non di funzione e semplicistico ruolo strumentale.
Garantire un ritorno a scuola sicuro a settembre, senza dad, è la prerogativa del Ministro Bianchi e una garanzia auspicata dal Governo. Non sono necessari, secondo gli esperti del Comitato Scientifico, screening antigenici o anticorpali per la frequenza. Si raccomanda ogni sforzo per vaccinare tutto il personale e gli studenti dai 12 anni. Obiettivo comune, dunque, è la presenza in sicurezza degli alunni e delle alunne, dei docenti, di tutto il personale scolastico. A questo scopo il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha dichiarato: “È un obiettivo che il Governo ha perseguito sin dal proprio insediamento. Già negli scorsi mesi, quando abbiamo affrontato la seconda ondata pandemica abbiamo comunque voluto che le bambine e i bambini della primaria potessero andare a scuola in presenza. E abbiamo ridotto al minimo l’utilizzo della formazione a distanza per tutti gli altri. L’impegno in questa direzione è testimoniato anche dalle risorse stanziate nei recenti provvedimenti del Governo: 1,680 miliardi in totale per il rientro in sicurezza a settembre. Allo stesso tempo prosegue la campagna vaccinale, con priorità al personale scolastico. È importante che venga fatto ogni sforzo per raggiungere la più alta copertura possibile, in modo da garantire una maggiore sicurezza a tutte e tutti al rientro. La vaccinazione, a dire di Patrizio Bianchi, è un atto di responsabilità collettiva”. Trecento milioni di euro sono stati divisi, con il primo Decreto Sostegni, per garantire lo svolgimento della didattica in sicurezza, e per il potenziamento delle competenze e il recupero della socialità. Ulteriori 350 milioni, col Decreto Sostegni bis, sono stati destinati agli istituti statali per garantire la sicurezza negli ambienti scolastici. Per gli stessi fini, 60 milioni sono destinati alle scuole paritarie. Gli Enti locali disporranno di 70 milioni, oltre a quelli eventualmente non spesi lo scorso anno, per l’affitto di locali e il noleggio di strutture temporanee per aumentare il numero di spazi dedicati alla didattica. Sono stati, inoltre, stanziati 400 milioni per attivare ulteriori incarichi temporanei di personale ATA e docente, in particolare per il recupero degli apprendimenti. I Prefetti coordineranno e assicureranno il trasporto scolastico in sicurezza. Su questa linea continua si rappresenta l’azione dei tavoli prefettizi di coordinamento e il raccordo costante con il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile. Nel Decreto Sostegni bis, fra l’altro, sono previsti 450 milioni per potenziare i servizi aggiuntivi di trasporto scolastico. Le scuole potranno, inoltre, accedere al fondo di 50 milioni destinato a finanziare anche i piani per gli spostamenti casa-scuola-casa del personale scolastico e degli studenti. Questa la ripartizione nel dettaglio della risorsa destinata al ritorno in presenza in sicurezza. Una montagna di milioni, dunque, e una campagna vaccinale serrata, una politica trasporti oculata per scongiurare la dad, ormai additata da chicchessia come rimedio fallibile ed evitabile. Abbiamo messo al volante docenti e alunni senza patente e li abbiamo obbligati a guidare il carrozzone scuola, tutto è accaduto in maniera tempestiva senza se e senza ma. Dopotutto non si poteva fare altrimenti. Ora tutti fanno ricorso alla locuzione latina mea culpa, ipocritamente pentiti, battono il petto, dopo la tosta e diffusa mazzata del Covid19 e per scongiurare eventuali responsabilità additano la dad come male del secolo. Eppure la stessa dad ha permesso a una gran parte di persone volenterose e responsabili di iniziare e concludere l’anno scolastico, malgrado tutte le criticità e la risultante. Invalsi ha presentato il quadro degli esiti delle prove standardizzate che di anno in anno vengono somministrate a tutti gli studenti del II e V anno della primaria, del III anno della secondaria di primo grado (le medie) e del II e V anno della scuola secondaria di secondo grado. Il 39% degli studenti del terzo anno delle “medie” non ha raggiunto gli standard minimi in italiano, il 45% in matematica; in quinta superiore la percentuale è rispettivamente il 44% e il 51%; in alcune regioni queste percentuali superano il 60% per Italiano, il 70% per matematica e l’80% per Inglese (listening). Scusate e qual è il problema?! Ma avete capito che siamo stati e stiamo in guerra e che, col ritorno a settembre, malgrado l’attacco improvviso delle varianti, se tutto va bene, saremo costretti a camminare ancora sul terreno minato, malgrado disseminato di risorse pari a 1,680 miliardi?! Colpevolizzare la dad a dir poco è una forma di ingratitudine e serve sicuramente a foraggiare l’azione strumentale e parziale di una politica scolastica non sempre coerente e soddisfacente. Prima della dad, fuori dall’emergenza, le politiche di turno ben poco hanno fatto per rimuovere problemi longevi e difficoltà memorabili per consentire diffusa soddisfazione in termini di miglioramento dati. Non avevamo classi dotate di scienza infusa.. eppure del Covid non si sentiva parlare e non si vivevano limitazioni e chiusure. Vedremo senza dad, al più presto, se Iddio vorrà, fuori dall’ emergenza, quanta conoscenza acquisita per dono di Dio, accompagnerà la visione beatifica terrena dei nostri alunni. Responsabile dell’insuccesso, dunque, non è soltanto lo strumento in quanto tale, ma anche in buona parte, in chi ne ha fatto l’uso medesimo e sicuramente, diffusamente, nella mancata condizione strutturale della modalità d’insegnamento alternativa. Affichè, dunque, la macchina proceda, deve essere strutturalmente funzionante e deve avere un guidatore competente e responsabile..!
Dice bene Luisa Piarulli, esperta in Bioetica e pedagogia “La pandemia ha drammaticamente posto in risalto annose criticità della scuola italiana. Occorre un progetto e ogni modalità didattica, vecchia o nuova che sia, DaD o DDI dovrà riferirsi a saldi principi pedagogici. Ricerca, sperimentazione, monitoraggio sono necessarie anche per la didattica distanza, se fatta bene può servire e divertire”. E’ necessario aggiunge, farsi guidare dall’etica della responsabilità: “C’è da augurarsi che la scuola della DaD non rappresenti la prassi assoluta in un prossimo futuro, in nome di un improbabile efficientismo. Il pensiero richiede tempo, spazio, incontro, dialogo, contatto, Volto. Cose che uno schermo non può garantire, se non in minima parte e in casi eccezionali (assenze prolungate, ricoveri ospedalieri…). A fronte di una crisi epocale dobbiamo chiederci con spirito etico qual è la scuola che vogliamo e che possiamo ricostruire. Occorre un progetto non un rattoppo e ogni modalità didattica, vecchia o nuova che sia, DaD o DDI dovrà riferirsi a saldi principi pedagogici, alla ricerca continua, al monitoraggio, alla verifica dei risultati, alla valutazione costante per integrare e/o modificare, senza perdere mai di vista la finalità della scuola, ovvero la triade complessa: l’educazione, la formazione, l’istruzione. È un dovere degli adulti educanti assicurare un diritto costituzionale e la salvaguardia dell’istruzione pubblica. Pertanto, al momento, vista la situazione, se DaD deve essere, che almeno sia fatta al meglio possibile nell’ottica di un’etica della responsabilità”.
Ci piace la considerazione di Luca Toselli, docente, studioso e ricercatore dei nuovi media dalle prime teledidattiche universitarie e televisive degli anni Novanta. Nel suo interessante lavoro “La Didattica a Distanza funziona, se sai come farla”, afferma che durante la pandemia la DaD ha rappresentato per lui «una sponda amica, alleata nell’irrinunciabile bisogno di relazione umana, non fisica ma capace, comunque, di dare senso al nostro quotidiano, diventato triste e pesante». Per Toselli la dad è e resta «un’auspicabile alleata della didattica in presenza». Di tanto dobbiamo tutti essere convinti. L’Educazione, richiamando la Montessori, è «il ritmo costruttivo della vita»; è pertanto cosa seria, necessita sicuramente di infrastruttura basilare di scientificità pedagogica, non di funzione e semplicistico ruolo strumentale. La dad quindi come strumento autonomo e integrativo fuori dall’emergenza, è utile solo se siamo capaci di assumerla come processo di ricerca, sperimentazione, monitoraggio, verifica e valutazione dei risultati. Lo stesso Bianchi all’inizio dello scorso mese di giugno, ebbe a dire: “La Dad non è demonio ma opportunità. Ragazzi e insegnanti in questi lunghi mesi hanno lavorato. Non è stato l’inverno del nostro scontento, è stato un lungo periodo in cui sono cresciute delle piantine nuove e spetta noi aiutare loro per far sì che queste piantine diventino alberi, diventino anche il Paese nuovo. Grazie veramente a tutti i nostri ragazzi che ci hanno insegnato come i valori della Costituzione sono materia viva della nostra vita quotidiana e come nella massima difficoltà il nostro Paese è capace di reagire ripartendo dalle scuole e ripartendo dall’idea che stiamo lavorando insieme per il nostro Paese”. La dad ci è servita per la mancanza della presenza e del confronto diretto, non ha pretesa di sostituire hic et nunc la relazione sociale. “La dad non è l’alternativa alla presenza, ma all’assenza, ne è convinto anche il Ministro Bianchi. All’inizio era l’alternativa all’abbandono della didattica. Poi, come in tutte le cose, il nostro Paese ha dimostrato che è in grado di reagire”. Proviamo ora a guardare settembre come ci viene suggerito, quale nuovo inizio, ritorno a una certa ventata di normalità, malgrado ancora resta il conto in sospeso con le severe e preoccupanti varianti.
Emilio La Greca Romano