Anche un solo bicchiere o un frutto fresco di pompelmo inibisce l’enzima CYP3A4, appartenente alla famiglia del citocromo P450, addetto alla metabolizzazione di oltre il 60% dei farmaci comunemente prescritti per via orale, con conseguente aumento della loro biodisponibilità. In sostanza accentua fino a 5 volte l’effetto dei farmaci, con le conseguenze di sovradosaggio e di comparsa di effetti collaterali facilmente immaginabili. Il pompelmo inibisce inoltre in maniera significativa anche l’enzima CYP1A2, sempre della famiglia del citocromo P450, implicato nel metabolismo della warfarina anticoagulante, con potenziali rischi di emorragie in caso di uso concomitante.
Sono noti al momento gli effetti e le interazioni del pompelmo con almeno 85 tipi di principi attivi che si trovano nei medicinali di uso comune; con ben 43 di questi principi attivi l’interazione può causare effetti gravi sulla salute del paziente.
L’interazione può verificarsi anche con un singolo bicchiere di 250 ml di succo. La diminuzione della concentrazione dell’enzima CYP3A4 comincia a manifestarsi dopo circa 4 ore dall’assunzione di succo e dura fino a 24 ore dopo. L’effetto a lunga durata dipende dal tipo di inattivazione dell’enzima che deve essere risintetizzato. La categoria dei pazienti a maggior rischio è quella degli anziani nei quali la capacità di compensare eccessive concentrazioni di farmaco nel sangue è minore.
In considerazione di questi dati clinici, i primi a prendere drastici provvedimenti sono stati la FDA (Food and Drug Administration) statunitense ed il Ministero della Salute Canadese che hanno avviato una intensa campagna d’informazione con una parola d’ordine che non lascia spazio al dubbio: chi assume farmaci deve evitare il consumo di pompelmo.