Fino a pochi giorni fa, c’era rimasta in Italia, una linea di demarcazione, tra una destra sovranista e una sinistra europeista, tra una destra populista e demagogica e una sinistra tollerante e riformista, ma ora tutto è saltato, in nome del dio denaro, che ha fatto il miracolo di abbattere tutti gli steccati. Alcuni partiti politici, con, alle loro spalle, gli apparati economici e finanziari di riferimento, appena si sono resi conto che non potevano lasciare agli avversari del centrosinistra, la gestione dei 209 miliardi di euro, del Recovery plan, hanno cominciato a minare le sorti del governo Conte e hanno affidato ad un ben noto esponente politico, l’Arabo di Rignano, il compito di far saltare per aria l’esecutivo. Quello che ora stiamo vedendo, è il “festival del ridicolo”, perché, dietro le parole, di voler far nascere un governo di salvezza nazionale, ci sono solo interessi economici, diretti ed indiretti, in quanto i soldi hanno il potere di rendere bianco, quello che è nero, di abbattere e distruggere ideologie, di annullare programmi contrapposti, avversioni personali e guerre condotte, sino ad ieri, senza esclusioni di colpi. È anche il “festival dell’ipocrisia,” perché i cambiamenti di pensieri e di opinioni, hanno bisogno di un tempo di maturazione, molte volte, con un intimi travagli, mentre ora assistiamo a Salvini, che, convertito sulla via del denaro, in meno di 24 ore, diventa, da feroce antieuropeista, un convinto europeista e vediamo che la sinistra accoglie, a braccia aperte, con un doppio salto mortale, storici avversari politici, turandosi non solo il naso, ma stritolandosi l’anima. La politica è stata sempre l’arte della incoerenza, dell’assurdo, del paradosso e dell’immateriale, ma, francamente, quello che si vede in questi giorni, è proprio irricevibile, perché è il massimo del trasformismo morale, intellettuale e comportamentale, che una classe politica può riuscire ad esprimere. Siccome non cambio i miei principi e i miei valori di giudizio, per niente e per nessuno e non faccio sconti proprio a nessuno, nemmeno a chi ho votato, fin da oggi, esprimo la mia riserva, su questa indigeribile ammucchiata del governo Draghi, e aspetto, di vedere se questo papocchio innaturale, avrà vita lunga, in attesa sempre delle elezioni, con due schieramenti ben individuati e contrapposti e con divisioni di programmi e di idee, per poter prima giudicare e poi decidere chi votare. Alla fine, chi prende più voti, vince. Questa è la democrazia.