Oggi voglio riparlare delle Regioni e, a tal proposito, mi faccio una domanda e mi do anche quattro risposte. La domanda è la seguente: a cosa servono le Regioni, nella vita pratica dei cittadini? La prima risposta che trovo è la seguente: le Regioni servono solo a moltiplicare il numero dei posti di potere della politica, servono a far vivere, con stipendi da favola, i politici di professione a spese dei cittadini e servono a far godere ai politici regionali privilegi e favori del tutto ingiustificati. La seconda risposta mi viene dalla realtà: le Regioni servono solo a farci pagare addizionali e tasse, per tenere in vita un carrozzone, dove sguazzano migliaia e migliaia di politici, divisi tra presidenti, assessori e consiglieri, gli assistenti dei politici, gli amici dei politici e gli amici degli assistenti dei politici e una burocrazia, ingiustificata nei numeri e dorata negli stipendi. La terza risposta viene dai fatti: le Regioni servono solo ai cosiddetti governatori (di cosa?) per far emergere le loro velleità di protagonismo e per consolidare sempre di più il potere nei loro piccoli regni, tradendo così lo spirito e le finalità con cui le Regioni erano state istituite nella Carta Costituzionale. La quarta risposta è sotto gli occhi di tutti: le Regioni servono a creare continui conflitti di potere con lo Stato Centrale, su alcune materie di vitale importanza per la vita delle persone, come la sanità e la scuola. Ci sarebbe ancora qualche altra risposta, ma l’argomento andrebbe troppo per le lunghe, per cui non mi va di impegnare ancora di più l’attenzione di chi mi legge e sono sicuro che, nelle mie risposte, sia presente anche il pensiero della maggioranza degli italiani. Da questo deduco che (forse?) sarebbe una buona cosa abolire l’ordinamento regionale in Italia e ripristinare la centralità dello Stato.
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