Continuo a leggere sulla stampa nazionale, opinioni sempre contrastanti sul virus ( per carità, in democrazia è legittimo), ma quello che sorprende è che alla base di questi contrasti, molte volte non c’è il virus, ma le istituzioni. Per mesi, scienziati di contrapposte idee sulla natura e sulla pericolosità del virus, si sono fronteggiati a colpi di teorie che hanno disorientato l’opinione delle persone e questo già non è stato uno spettacolo edificante per la scienza, ma ora che insieme ai virologi e a tutti gli specialisti delle malattie infettive in giro per l’Italia, si aggiunge la continua baruffa fra il governo e i governatori sul tipo di colore da assegnare ad ogni regione, per contenere l’epidemia, francamente è inaccettabile e insopportabile, dopo che sono stati già stabiliti criteri obbiettivi e scientifici, a cui fare riferimento. Come si fa non capire che le persone sono già stanche psicologicamente da mesi di sofferenze per la presenza del virus e sono impaurite da un futuro incerto e nebuloso che allo stato non promette nulla di buono ed avrebbero bisogno di essere un poco rassicurate da comportamenti univoci delle istituzioni e non da polemiche allo scarica barile, che producono solo maggiore insicurezza e fanno diminuire le difese fisiche e mentali della gente. È riprovevole ed è da biasimare un simile comportamento destabilizzante e totalmente improduttivo. È proprio vero che molti presidenti di regioni, anche col concorso decisivo delle opposizioni che soffiano sul fuoco e di qualche ministro che fa affermazioni inopportune, sono sempre e solo protesi a vedere in ogni azione un interesse della loro base elettorale e non un interesse generale per il bene della gente. È proprio la miseria della mente umana che si mette in evidenza in queste circostanze ed è la parte più bassa della coscienza degli uomini che dà il meglio di sé, per non avere l’umiltà di capire che la salute non è mai un bene negoziabile per gli interessi di parte, ma è un diritto dei cittadini che la Costituzione tutela nell’ interesse di tutti.
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