Il caffè non viene considerato dall’OMS un alimento, ma rientra tra i generi di conforto con la caratteristica di essere un tonico nervino. In realtà, il caffè è una miscela molto complessa, nella quale è possibile identificare numerosi composti dotati di attività biologica.
La caffeina si trova nel caffè, nel tè, nel cacao e in alcune bibite. Ha effetti ben noti sul sistema nervoso centrale, dove aumenta lo stato di allerta e riduce la tendenza al sonno. Inoltre migliora l’efficienza muscolare e a livello cardiocircolatorio induce un transitorio aumento della frequenza cardiaca e il rilasciamento di bronchi e bronchioli. Una tazzina di caffè del bar ne contiene circa 80 mg, un po’ più quella di caffè domestico.
L’EFSA, l’Autority Europea per la Sicurezza Alimentare, ha stabilito che consumi di 200 mg in una singola dose e di 400 mg al giorno totali sono considerati sicuri e non causano effetti indesiderati.
Nel caffè, poi, ci sono molti composti di natura polifenolica, gli acidi clorogenici, che sono in grado di attivare i meccanismi protettivi antiossidanti dell’organismo e hanno un notevole effetto antinfiammatorio che si ritiene possa essere utile nella prevenzione delle malattie degenerative come l’aterosclerosi e le demenze.
I benefici apportati dal caffè superino ampiamente i pochi rischi associati al suo consumo, purché ci si mantenga nelle dosi consigliate dall’EFSA. Infatti, due recenti studi, il primo dell’Imperial College di Londra ed il secondo dell’University of Southern California, condotti su migliaia di partecipanti, sono giunti alla stessa conclusione: un uso corretto di caffè porta significativi benefici in termini di riduzione della mortalità, con un rischio ridotto in particolare per le malattie circolatorie e per quelle del tratto digerente.