La cosa più sconvolgente che si nota in Italia è che molte persone, di tutte le categorie sociali, dai politici di opposizione, agli opinionisti dei salotti televisivi, dai giornalisti prezzolati, agli esperti del nulla, dagli amanti dei social, alla gente comune, appena ne hanno l’occasione, si improvvisano censori del comportamento degli altri, per trovare i peli nell’uovo in chi ha preso importanti decisioni pure per loro, ma non sono mai capaci di indicare nessuna alternativa. È uno spettacolo da operetta, ripetitivo, noioso e nauseante. Ognuno, prima di censurare gli altri per dire che hanno sbagliato a decidere nel modo in cui hanno deciso, si dovrebbe, per un momento, immaginare al posto di chi ha dovuto decidere, anche per lui ed avere anche in mente una sua soluzione alternativa, credibile e fattibile. Ma questo purtroppo non avviene mai, perché chi critica dal divano,
dalla scrivania o dal bar sotto casa, non si è mai trovato non solo a non avere mai la responsabilità di dover decidere per 60 milioni di Italiani, ma forse non avrà mai provato, in vita sua, nemmeno ad amministrare un piccolo condominio. Gli italiani sono fatti così, sono tutti commissari tecnici quando gioca la nazionale di calcio e sono tutti capi del governo, quando succedono in Italia eventi particolari e si devono prendere decisioni molto difficili e molto sofferte per la vita dei cittadini. Esprimere giudizi, senza indicare ricette alternative alle decisioni prese, è l’arte più pura del qualunquismo a tempo perso, che non solo non risolve nessun problema, ma addirittura peggiora i problemi esistenti, perché confonde solo le idee alle persone, senza raggiungere nessun risultato pratico. Criticare, per carità, è un diritto delle persone ed è molto facile farlo, ma criticare senza indicare alternative, è un esercizio retorico che non fornisce nessuna utilità alla causa del proprio Paese, perché la teoria è una cosa, la pratica è tutta un’altra cosa. Questo semplice concetto, purtroppo, è indigesto alla maggioranza del popolo italiano.