Negli ultimi mesi stiamo assistendo a profonde critiche verso chi riesce a lanciare messaggi positivi su qualsiasi tema, solo perchè maggior parte degli Italiani ad oggi, ancora non ritiene opportuni i social come mezzo di comunicazione efficace; si pensi però che ormai è stato istituito anche un Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, quindi è un chiaro segno che ormai il fenomeno si è completamente immesso nelle nostre vite.
Marco Del Sorbo, esperto del settore digitale della comunicazione esprime il proprio parere sugli ultimi fenomeni dovuti al covid-19 e le varie critiche nei confronti di chi li lancia.
” Il Covid-19 ha fortemente condizionato il modo di vivere e di lavorare dei cittadini di tutto il mondo.
Le dure restrizioni implicanti il distanziamento sociale hanno costretto il popolo italiano ad una “rivoluzione digitale forzata”.
In quanto esperto e appassionato del settore digital e social media ho seguito attentamente le vicende cardine di questo panorama pandemico del XXIº secolo.
Il Covid ci ha sicuramente resi consapevoli del fatto che il metodo Smart Working non è solo la risposta ad un’emergenza, ma una buona e concreta opportunità.
Rispetto allo scetticismo iniziale della maggior parte dei lavoratori nei confronti di questa nuova, si fa per dire, modalità di lavoro, ora il feedback degli stessi, sembra decisamente cambiato, ne è un chiaro indicatore la risposta di svariati lavoratori che dopo una prima fase di adattamento contestuale al periodo di emergenza, hanno affermato in seguito all’analisi di vari fattori che la modalità Smart working sarebbe nettamente più conveniente ed efficace della modalità ordinaria.
Probabilmente 2 aziende su 3 continueranno ad utilizzare la modalità Smart working anche dopo l’emergenza, circa il 58% proseguirà anche nel 2021.
Secondo alcune analisi tra i maggiori vantaggi riscontrati ci sarebbero, risparmio di tempo e costi di spostamento per i lavoratori oltre che una maggiore soddisfazione dei dipendenti e miglioramento del work-life balance.
In questa situazione distopica, le aziende si sono rese conte del ruolo essenziale che il digitale può e deve svolgere per contrastare questa circostanza.
Il digitale permette di competere sui mercati nazionali e internazionali e di normalizzare l’economia.
Le imprese devono sfruttare questo periodo per rilanciarsi, per cambiare veste, iniziare a creare un e-commerce,per poi arrivare a canali e progetti più innovativi.
C’è da dire che il processo di digitalizzazione
forzata che sta attraversando la nostra nazione è conseguenza di una precedente obsolescenza e arretratezza, forse anche pigrizia, che ci ha portato solo ad una perdita di competitività internazionale.
Ora lo scenario sembra in parte cambiato, la comunicazione e il Digitale si posizionano al primo posto in quanto elementi fondamentali per qualsiasi tipo di attività.
Basta pensare che le maggiori autorità politiche combattono a colpi di social e il nostro Premier ci aggiorna con una diretta Facebook.
È un male?
Direi proprio di no, è semplicemente una modalità di adattamento ai nuovi media e alla nuova cultura digitale.
Anche la cultura sta subendo un processo di digitalizzazione, con tanti progetti innovativi che coinvolgono musei e altri siti.
Questo processo, spesso criticato anche da personalità di spicco del panorama, non è necessario ma obbligatorio in quanto permetterebbe di veicolare informazioni ad una generazione di questo secolo che parla la lingua di questo secolo.
“L’arte è sempre contemporanea”.
Lo scorso luglio abbiamo assistito ad una Ferragni ferocemente criticata per aver fatto pubblicità social alla Galleria degli Uffizi.
Gli Uffizi ferocemente criticati per aver rilanciato la sua immagine difronte alla Venere del Botticelli.
L’ISTAT stima che durante il lockdown i musei italiani abbiano perso 19 milioni di visitatori con conseguenti decine di milioni di euro di mancate entrate.
A fine 2020 il saldo potrebbe essere ancora peggiore del 2019. Un danno enorme per il patrimonio artistico italiano.
Ma allora, il problema è la Ferragni?
Il problema è la foto dentro un museo?
Tra l’altro pubblicità gratuita, considerato che un post della Ferragni vale non meno di 60.000 euro secondo la classifica Rich list 2020.
L’arte travalica il tempo per definizione.
Se una volta si promuoveva con il passaparola, le guide, i depliant, poi con i cartelloni, oggi è giusto che l’immagine del bello che c’è nel nostro paese passi attraverso i social e chi, attraverso i social, riesce a muovere decine di migliaia di persone.
Quindi, ottimo lavoro quello di Chiara.
Come spesso accade, a casa nostra, si critica per partito preso, quando invece in questo caso bisognerebbe solo ringraziare.
Un altro episodio, più recente, del quale si sta discutendo in tutta la penisola è la chiamata del Premier Conte alla coppia Ferragni, che a quanto pare attraverso la loro enorme influenza dovrebbero incentivare i giovani a rispettare le regole Covid e naturalmente indossare la mascherina.
Forte critica del popolo italiano nei confronti di un governo così debole da affidarsi a Influencers per una situazione così delicata.
Purtroppo questa critica viene, come spesso accade, da un popolo che ragiona di pancia e non analizza in maniera concreta le questioni che ci si pongono.
Conte ha scelto l’opzione migliore, coinvolgere due persone con un’immensa platea che utilizzano mezzi con una velocità tale da arrivare in tutta Italia in meno di 24 ore.
Ma il discorso non finisce qua, infatti sono più che sicuro che il caro Premier abbia preso anche in considerazione il fatto che dopo un periodo del genere, un certo tipo di pubblico, sarebbe stato più propenso ad ascoltare la coppia Ferragnez che non il Governo italiano.
La scelta è più che giusta in quanto queste persone hanno dimostrato più volte di essere attivi e concreti su tante problematiche sociali.
(Raccolte fondi, apertura di reparti Covid, sensibilizzazione alla mobilità elettrica…)
Il messaggio è stato lanciato correttamente, nello stile della coppia, questa volta però invisibile il solito alone di perfezione proprio ai messaggi e spot televisivi, alcuni elementi lasciano trasparire la genuinità e la volontà da parte della coppia di sposare un messaggio realmente importante che è stato poi veicolato su piattaforme social ad alto engagement.
La questione che si palesa è questa- viviamo in un mondo che ogni giorno si evolve con nuovi strumenti e tecnologie in tutti i campi, ma allo stesso tempo, in qualche modo, cerchiamo di dare un freno a questi ultimi.
Rincorriamo faticosamente il progresso tecnologico, ma, ahimè, rimane spesso solamente una parola.
La verità è che il progresso tecnologico deve avere uno sviluppo parallelo a quello dell’uomo, questa è la condizione essenziale di esistenza del futuro.
Ma allora la domanda è: “vogliamo vivere in un presente reale o in un futuro apparente che in realtà è già passato? “