Circa 20 anni fa, esattamente nel mese di ottobre del 1998 pubblicai con l’Editore Galzerano “CILENTO IN CHIAROSCURO”, una raccolta di lettere dalla diaspora scritte settimana per settimana.Ebbe un discreto successo. In questi giorni ho riletto il libro e l’ho trovato in buona parte di attualità, fatta, ovviamente, la tara, di qualche riferimento datato. (ri)Pubblico, qui di seguito, qualche lettera postuma, indirizzata agli Amici sindaci del bacino dell’Alento… sperando di far cosa gradita a loro e a tutti i lettori del territorio che continuano a leggermi…
Cari amici sindaci del bacino dell’Alento,
anche voi, come buona parte degli italiani avete visto più volte nei telegiornali di metà settembre il gesto solenne di Umberto Bossi (il riferimento è d’obbligo anche se La LEGA è CAMBIATA SIA NELLA Dirigenza che nella linea politica… Il segretario non è più Bossi che con fare ieratiico e volto ispirato riempiva l’ampolla alle sorgenti del Po come sacro viatico per impossibile, assurdo, deprecabile viaggio verso La Padania Libera. Al di là del discutibile e delirante messaggio politico quel gesto si caricava di valenza quasi religiosa ed esaltava il bisogno quasi inderogabile di un popolo di riscoprire le proprie radici e riandare alle origini della sua storia assumendo come valore totemico l’acqua quale elemento di vita e di benessere ed un fiume come ampio e lungo nastro di storia liquida, vena pulsante di attività di milioni di persone disseminate in paesi e città dalle Alpi al mare.
Forse, mutatis mutandis, un viaggio del genere dovremmo farlo anche noi cilentani alle sorgenti del fiume sacro della nostra terra, del corso d’acqua da cui il Cilento, a dire di molti autorevoli storici, trae il proprio toponimo, l’Alento apputo . Comunica emozioni forti e profonde la vista di quella polla polla limpida che zampilla a 895 metri di altezza, sul Monte Le Corne, a ridosso di Gorga, e si fa rigagnolo translucido e chiacchierino, tra sassi bianchi e vegetazione di montagna. E corre via giù giù, verso la valle e la pianura, ora ruvido ed impetuoso,ora lento e sonnolento, dilatando alveo e portata con l’apporto di poveri affluenti. torrenti, valloni,fiumare, dalle terre di Magliano e Monteforte, Prignano e Rutino, Omignano e Perito, ed arricchendosi, infine con il Badolato ed il Palistro,,portatori delle acque di Novi e Ceraso, prima di sfociare placidamente nel tranquillo mare greco di Elea.:36 chilometri, un corsi piuttosto breve, ma carico di storia a chi sappia leggere ed interpretare le testimonianze del territorio. Su, alle sorgenti, ci fu lo Stato di Stio, con una fiera conosciuta ed apprezzata finanche all’estero,se come testimoniano antichi documenti, fu frequentata da mercanti francesi per l’acquisto di sete pregiate. Ci fu lo Stato di Magliano, che evoca battaglie di Goti e l’inespugnabile “Preta Perciata”, per il difficile accesso all’Alta Valle del Calore e, di là,attraverso la Sella del Corticato, al Vallo del Diano e fino a Grumentum nella Valle dell’Agri:percorso che di certo conoscevano Velini e Pestani per comunicare, via terra, con Sibari; località quelle di Stio, Magliano e dintorni, che diedero asilo sicuro, tra selve inestricabili e grotte inaccessibili a briganti sanguinari e spietati con i ricchi, comprensivi e generosi con i poveri, primo fra tutti quell’avvocato Giuseppe Tardio, che lasciò codici e pandette per la macchia e che non si fermò neppure davanti alla tonaca e allo scapolare del monaco Feola di Campora. Laggiu, alla foce, sbocciò il miracolo della civiltà di Elea, culla di filosofia e medicina, approdo importante di traffici e commerci, accorato centro di vita turistica e mondana, già nell’antichità se Cicerone non disdegnò ile sue terme e Orazio vi trovava gradevole rifugio in casa si amici. A metà corso approdarono mercanti Pestani .che, superato il Varco Cilentano, risalivano le colline di Finocchito e Monte Cicerale per scendere nelle vallate di Prignano ed Ostigliano per ridiscendere il corso del fiume, su zattere veloci e raggiungere i fiorenti mercati di Velia. Ce n’è abbastanza per affermare con orgoglio che lungo le rive di questo fiume sono state scritte pagine importanti di storia.
Questo il motivo per cui ritorno sulla proposta fatta altre volte nel corso dei decenni, l’opportunità, cioè, di murare un ricordo, utilizzando gli esameru in latino del colto canonico Vairo, proprio alla sorgente del fiume, lì nella montagna di Gorga, per sottolinearne la valenza simbolica come riscoperta e valorizzazione di un territorio, che a quel fiume è legato e in quel fiume si riconosce. E spero tanto che di questa mia proposta si facciano da subito, portatori entusiasti e determinati soprattutto i sindaci di Stio e di Catelnuovo Cilento, simbolicamente custodi, l’uno della sorgente e l’altro del bacino finale. L’evento potrebbe essere l’occasione di un grosso convegno sulla funzione storica ed economica del fiume, arteria vitale del Cilento finalizzato anche alla identificazione su una su una serie di ipotesi di lavoro e alla messa a punto di programmi operativi, capaci di coinvolgere tutto il territorio. E più precisamente:
I^ L’Alento: trenta Chilometri di storia: storia del fiume scritta narrata, cantata,dipinta, filmata con la tecnica della multimedialità in un avvincente percorso che parta dalla mitologia, che vuole il nome del fiume legato ad un figlio di Ercole, e approdi alla storia, quella straordinariamente prestigiosa di Elea e quella non meno bella e coinvolgente della Baronia e passi in rassegna contee e marchesati, stati ed università (Come si chiamano nel medioevo i comuni, da Casalvelino a Castelnuovo, da Omignano a Perito, da Rutino a Prignano e, su su, a Cicerale, Magliano e Stio.
II^ L’Alento, un fiume di economia: le attività agricole del territorio, da quelle ricche e redditizie della piana, a quelle povere di sussistenza della collina e della montagna: fragoleti e frutteti della pianura, vigneti, ficheti ed uliveti della collina, castagneti della montagna.
III^ L’Alento un percorso di fede: lungo il corso del fiume ci sono chiese e santuari, la cui lettura può consentire parte della storia devozionale del Cilento. Ne elenco tre fra i più significativi: la Chiesa di San Matteo ad duo flumina, dove sostò a lungo il corpo del Santo Apostolo Matteo prima di essere traslato, a Capaccio Vecchio e poi a Salerno; il Santuario della Madonna di Loreto (la Maronna re lo rito) in territori o di Ostigliano, testimonianza del passaggio e della presenza significativa dei monaci Basiliani; il Santuario di San Donato, protettore di Monteforte Cilento, costruito, quasi agli argini del Fiume, in aperta campagna a tutela dei lavori e dei prodotti agricoli;
IV^L’Alento, fiume del domani: le grandi prospettive aperte dalla realizzzazione della Diga de Piano della Rocca, con relativa Oasi,un orgnico di fruizione naturalistico ambientale, di cui beneficieranno soprattuttoi i i comuni di Prigno Cicerale e Perito, ma un po’ tutto il territorio.
V^ L’Alento: un fiume da conoscere e studiare;ideazione di itinerari e percorsi trekking e di parchi didattici per turisti e scuole, alla scoperta della flora e della fauna del fiume.
VI^ L’Alento, un fiume da gustar:creazione di punti ristoro attrezzati per gli assaggi dell’enogastronomia:fragole, agrumi e èesche della piana;olio.fichi e vino della collina, castagne della montagna, e, ancora miele frutti del sottobosco,funghi corbezoli,fichidindia, more, asparagi. Bacche, ecc. e, ancora, insaccati e latticini
VII^ L’Alento un fiume disalute identificazione, catalogazione e vakorizzazione dy oyante ed erbe officinali ricollegandosi alla tradizione medica diVelia, antesignana dellasScuola medica Saòernitana e della Dieta Mediterrabe
VIII^ L’Alebto un fiume da premiare, istituzione di un premio letterario a tematiche storiche- agricole ambientali, di rilievo nazionale, con una giuria di grosso prestigio culturale: un premio itinerante che faccia leva sul richiamo di Velia, ma non trascuri gli altri centri e che con manifestazioni opportunamente dislocate bel corso dell’anno poi volga scuole ed istituzioni culturali del territorio.
Queste sono soltanto alcune idee che sottopongo innanzitutto all’attenzione del Governatore della Regione, Onorevole Vincenzo De Luca, al quale, se mi è consentito, consiglio di liberarsi dall’assillo del cerchio magico dei suoi collaboratori tuttologi, che presumo nodi sapere e di occuparsi di tutto, occupando tutti o quasi gli incarichi di rilievo istituzionale che contano, e ben retribuiti campano su clientelismo conseguente familismo amorale, danneggiando, e molto , la stessa immagine del. Governatore, che rischia seriamente, a giudizio di molti di mettere in forse la sua stessa rielezione, compromettendo di danneggiare il progetto di ulteriore sviluppo, caratterizzato da eccessivo napolicentrismo, relegando ogni giorno di più il Cilento a regione di periferia dell’impero, dove una corte di”Califfi” fa il bello e cattivo tempo e dove gli aspiranti onorevoli ad uno scranno di Consigliere regionale si fanno sempre più numerosi e si muovono con arroganza e con la supponenza di occuparsi di tutto. In lotta tra di loro per conflitto di aspirazioni, e, quel che è peggio, minando la compattezza del’unità intorno al Capo..L’insieme di idee e proposte le sottopongo anche alla riflessione dei sindaci del territorio, molti dei quali giocano in proprio e,a giorni alterni, guardano con simpatia a “Italia Viva”,dell’infaticabile Renzi, al movimento arancione di DE MAGISTRIS, fanno la corte al Presidente del Parco che non ha ancora messo nel cassetto la sua aspirazione alla RIELEZIONE AL Parlamento o, in subordine,ad uno scranno di prestigio alla Regione a NAPOLI e, subendo, tra l’altro anche le presioni interessate di amicizie di operatori che contano e che sono sempre più chiacchierati per contiguità sospette. Il Governatore, che queste informazioni, credo, le conosce, intervenga sollecitamente e tagli i rami secchi mettendo a tacere chiacchiere e malevolenze e placando inutili e dannosi polveroni prima che sia troppo tardi. AUGURI E BUON LAVORO!